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Religione e sport femminile al Panathlon Club Rimini

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Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 7 mar 2013 14:25 ~ ultimo agg. 00:00
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Serata interessante e con diversi spunti per riflettere quella di ieri all’Hotel Clarion Admiral Palace.
La conviviale del Panathlon di marzo, dal titolo “Religione e sport femminile”, aveva come ospiti
Don Tarcisio Tamburini, incaricato diocesano consulente Csi (Centro sportivo italiano), Brahim
Maarad, giornalista del Nuovo Quotidiano di Rimini, e Giorgio Dainese, governatore dell’Area 5
del Panathlon. Conversazioni e scambi di idee proprio due giorni prima dell’8 marzo, festa della
donna. La serata andrà in onda su Icaro Sport domani, 8 marzo, a partire dalle 22.40.

“Nel Centro Sportivo Italiano la tematica dello sport, anche al femminile, è sempre presente – ha
fatto notare Don Tarcisio Tamburini – I valori di fondo dello sport non sono in discussione e ben
si rapportano alla cristianità. Le nostre parrocchie, i nostri oratori, sono state per decenni centro formativo di primaria importanza, punto imprescindibile per la crescita di ragazzi e ragazze che, attraverso lo sport, riuscivano a vivere esperienze formative decisamente importanti. Lo sport e la religione sono due realtà molto unite: un campo da calcio e un’aula di catechismo, con i loro diversi aspetti, concorrono a formare ragazzi e ragazze. Le donne? Non ci sono problemi come una volta: valorizzare la componente femminile nello sport è molto importante”.

“Bisogna cercare di analizzare le differenze tra i criteri e i principi della religione islamica e ciò che viene applicato nei paesi a maggioranza islamica – ha detto Brahim Maarad – Alle recenti
Olimpiadi di Londra è stato tagliato un grande traguardo, con la presenza di almeno una donna in tutte le delegazioni di atleti dei paesi islamici. Per la prima volta alcuni paesi hanno permesso alle donne di partecipare ed è il caso di Arabia Saudita, Brunei e Qatar. Un traguardo enorme per l’emancipazione femminile. A Londra, inoltre, la vicepresidente del Comitato Olimpico era la prima atleta musulmana ad aver vinto un oro ai Giochi (Los Angeles 1984), Nawal El Moutawakel. Una donna marocchina”.

Marocco e Arabia Saudita, due casi opposti…
“Non è la religione ma l’interpretazione della stessa a far sì che le condizioni di vita delle donne nei paesi a maggioranza islamica possano cambiare. L’Arabia Saudita non è diventato all’improvviso un paese laico mandando una rappresentante alle Olimpiadi. Di sicuro le immagini dell’evento resteranno ben impresse nella nostra memoria”.

Sport e competizione non sempre coincidono…
“L’Islam riconosce lo sport ma non la gara. Lo sport è visto come uno strumento per crescere, non
per competere. Non sono ammesse le sfide e, ad esempio, non vengono autorizzate nemmeno le
scommesse sportive”.