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Provincia

Evasione fiscale. Lo 'sfogo amaro' del presidente Vitali

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ven 24 ago 2012 15:16 ~ ultimo agg. 00:00
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“A Rimini – scrive Stefano Vitali – l’evasione fiscale non esiste. E se anche esistesse, sarebbe comunque giustificata dal nostro modello. Ne consegue che chi lotta contro una cosa che non esiste o è un ‘Savonarola’ talebano che ha le allucinazioni o è un nemico di Rimini o addirittura ha l’obiettivo di abbattere l’economia, il benessere di un sistema faticosamente costruito in decenni etc etc.

Che vogliono dunque i professor Vergallo di turno che con i loro studi scientifici tengono a dimostrare che, senti senti, l’area riminese ha un tasso di illegalità fiscale superiore a quello già insuperabile del resto d’Italia? Che vogliono le fiamme gialle, i Cecchi e i Venceslai con i loro ‘spettacolari’ controlli? Far saltare un modello virtuoso perché fondato o sull’assenza totale di evasione o sulla presenza ‘genetica’ della stessa? Ma che piuttosto si guardi e si pensi a colpire i grandi evasori! Quali? Dai, si sa… i grandi gruppi industriali nazionali, i ricconi con gli yacht.. E poi, diciamocela tutta, perché si devono pagare le tasse? Per mantenere una casta politica inefficiente e ingrata? Ma va là! Almeno stiano zitti.

Purtroppo (per alcuni), anche se l’evasione fiscale a Rimini non esiste, il dibattito che si è aperto da un anno a questa parte, non potrà più essere cancellato con un colpo di spugna. Se in precedenza, si trattava di un tabù, di un ‘non detto’, interrotto rare volte da voci solitarie riducibili a folklore, ora esso fa parte della quotidianità. E lo farà sempre più, nonostante i desiderata di questo o quello, perché proprio la crisi- quella crisi che viene agitata quasi per dire ‘venite proprio di questi tempi a fare i controlli?’- mette impietosamente a nudo l’assoluta ingiustizia tra chi paga le tasse, dovendosi fare carico ‘alla fonte’ dei costi economici e sociali di un Paese al bivio, e chi non le paga pur dovendo, per un preciso calcolo egoistico e non per distrazione o necessità. L’intolleranza crescente e diffusa nasce di qui, e sarà impossibile frenarla. Aggiungo che è umiliante e offensivo per me e per tanti altri cittadini sentirsi dire a mo’ di apparente giustificazione che se Rimini è un modello e un sogno per l’Italia, lo si deve al fatto che abbia sistematicamente aggirato gli obblighi fiscali per 50 anni. E’ una frase agghiacciante e ancora credo non sia vera perché, nonostante i nostri peccati, la maggior parte del tessuto è sana.

Mi permetto infine di togliermi un sassolino che da tempo ho nelle scarpe. Chi combatte, in qualsiasi ruolo e a qualsiasi livello, la ‘guerra’ contro l’evasione fiscale è ‘figlio di un dio minore’ rispetto ai benemeriti che combattono la mafia? Lo chiedo perché mi pare palese come sia carico di viaggiatori, anche dell’ultima ora, il carro di alcune coraggiose procure del Sud guidate da uomini santificati in vita, mentre sia vuota la carrozza degli uomini dello Stato che, a Roma come a Rimini o a Canicattì, operano per far emergere il cosiddetto sommerso. L’isolamento, l’ostracismo felpato, l’emarginazione non le subiscono solamente i pm che si scagliano nei confronti della lupara nera o bianca ma anche (soprattutto) gli uomini che chiedono conto di piccoli e grandi violazioni al patto civile chiamato Fisco. E’ sufficiente il silenzio, non altro; il silenzio o il genericismo di un’amministrazione pubblica, di un’associazione, di un partito, magari molto più battaglieri e interventisti a favore di un giudice palermitano senza macchia e paura, per un conflitto dall’altra parte del mondo o per un problema fisicamente molto distante. No, siamo onesti: non è popolare sul parallelo nazionale combattere davvero l’evasione fiscale. Soprattutto non sono popolari i suoi ‘soldati’, al massimo tollerati a denti stretti ma mai apprezzati compiutamente per quel che fanno. A questi ‘lupi solitari’, per quanto valga, va tutta la mia solidarietà e il mio ringraziamento.”