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Turismo fuori da priorità UE 2014-2020. Vitali e Galli scrivono a Monti

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lun 30 lug 2012 14:43 ~ ultimo agg. 00:00
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Pubblichiamo il testo della lettera aperta al Presidente del Consiglio Mario Monti, sottoscritta dal presidente della Provincia di Rimini Stefano Vitali e dall’assessore al Turismo Fabio Galli.

Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio, perdoni innanzitutto il disturbo ma l’interrogativo che come territorio riminese desideriamo sottoporre, come potrà Lei stesso giudicare, ha molto a che fare con la natura e il ruolo che il Paese vuole oggi e vorrà esercitare ancor più in futuro in un ambito più vasto dei cosiddetti ‘confini patrii’.
La domanda è solo apparentemente retorica: la valorizzazione del Turismo e del patrimonio storico culturale può restare fuori dalle possibilità di finanziamento dell’Unione Europea?
Questo rischia concretamente di essere il risultato della combinazione micidiale con la quale è stata impostata la politica di coesione comunitaria (e i suoi strumenti finanziari) per il periodo 2014-2020. Il più delicato, soprattutto per Stati come l’Italia, alle prese con una crisi economica che ne sta limitando fortemente la capacità interna di quegli investimenti strategici, necessari (obbligati) per l’auspicata ripresa.
La spinosa questione prende il via da una scelta in linea di principio anche condivisibile: individuare, rispetto al passato, un numero limitato di priorità tematiche su cui concentrare gli obiettivi (e le risorse) della politica di coesione europea. E, sulla base di tali obiettivi, contenuti nella proposta di Regolamento Generale, stabilire un sistema a cascata per cui ciascun Fondo (soprattutto Fesr e Cooperazione territoriale) ne fa proprie un numero limitato (CTE) oppure individua le ‘intensità’ di finanziamento differenziate tra le stesse. Chiari i propositi: non disperdere le risorse in obiettivi e azioni non prioritarie.

Il problema nasce allorché tra le 11 priorità individuate, non vi è traccia e non si fa cenno da alcuna parte di un comparto produttivo che tutti- a parole- concordano nel ritenere tra i più interessanti e lungimiranti in termini di sviluppo economico: il turismo, inteso nella accezione più qualificata, come esito finale di un circolo virtuoso che vede nella tutela e recupero del patrimonio culturale, storico e architettonico e nella valorizzazione delle identità una risorsa fondamentale per promuovere lo sviluppo di un turismo ad alta sostenibilità, capace di generare uno sviluppo “dolce” dei territori, ad alto contenuto ambientale, culturale e di conoscenza.

Per il sistema “a cascata” i Fondi (parliamo soprattutto di Fesr e CTE) sceglieranno su quali priorità concentrarsi, con che intensità (quale percentuale destinare ad una materia piuttosto che a un’altra) ma non potranno “occuparsi” del circolo virtuoso sopra detto in quanto il Turismo non è individuato tra le 11 priorità.

O meglio, potranno farlo, ma solo passando attraverso percorsi tortuosi da qualcuna delle altre. E’ possibile che si debba valorizzare il nostro immenso patrimonio storico e culturale solo passando dal posizionamento di pannelli solari?

Stiamo parlando di una politica di coesione sulla quale l’Unione europea investirà circa un terzo del proprio bilancio 2014-2020 (oltre 330 miliardi di euro).

La cooperazione territoriale (grazie alla quale in questi anni si è costruito un ponte vero con gli altri Paesi adriatici, con i paesi del Centro Europa e del Mediterraneo, su tante materie) avrà il 60% di risorse il più (11,7 miliardi di euro) ma non potrà più parlare di siti Unesco dell’Adriatico, di mosaici bizantini, di sviluppo di prodotti turistici adriatici, di turismo sostenibile.

Il risultato rischia di essere paradossale. Proprio mentre il Turismo è entrato finalmente nella nuova costituzione europea (il Titolo XXII – Art. 125 prevede esplicitamente che la competitività delle imprese in tale settore la si promuove attraverso “…la creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo delle imprese …” e favorendo …”la cooperazione tra Stati membri, in particolare attraverso lo scambio delle buone pratiche”) si rischia l’annullamento di tutte le possibilità di occuparsene in maniera seria, cioè con strumenti finanziari adeguati.

A semplice titolo esemplificativo, Le ricordiamo il ‘peso’ che l’attuale Por-Fesr 2007-2013, attivato dalla Regione Emilia Romagna, ha avuto per il territorio riminese: 12,7 milioni di euro per interventi pubblici e 4,8 milioni di euro per quelli privati, comprendendo il recupero del Teatro ‘Amintore Galli’ di Rimini, la riqualificazione dell’area fornace a Riccione, la sistemazione dello storico palazzo delle Poste a Cattolica, i progetti di valorizzazione turistica di Bellaria Igea Marina e Misano Adriatico. Interventi che non sarebbero stati realizzati senza il contributo comunitario, impoverendo non tanto e non solo l’area riminese ma l’Italia intera che ha nella provincia di Rimini un distretto turistico leader per Pil materiale e immateriale, diretto e indiretto prodotti.

Sarà ancora possibile questo in futuro? Sembrerebbe di no, stante l’assenza del turismo e del patrimonio culturale dagli asset strategici sui quali l’Europa concentrerà i suoi finanziamenti.

E’ evidente che questa bizzarra proposta di regolamento da parte della Commissione europea riflette una cultura e, soprattutto, dei rapporti di forza tra Stati. Non è un mistero che soprattutto Paesi come la Germania considerino priorità altro, non ‘vedendo’ nel turismo un paradigma di sviluppo ‘dolce’. E’ una logica che soprattutto l’Italia, ma più in generale l’area mediterranea, non può accettare. Nel Parlamento europeo da parte di alcuni Paesi e soprattutto di alcuni parlamentari anche della nostra Regione si è già cercato di correggere il tiro: è stato proposto un pacchetto di emendamenti che hanno un po’ corretto il sul Fesr e sulla CTE, ma senza riuscire a cambiare una impostazione profondamente sbagliata che taglia fuori dalle 11 priorità del Regolamento generale proprio il versante su cui il nostro Paese si gioca gran parte del suo futuro.

Un Paese, peraltro, che ha pressoché azzerato causa dichiarata scarsità o assenza di risorse economiche qualunque possibilità di procedere a politiche turistiche ad ampio raggio: Enit ridotto a scatola semi vuota, pochi o nulli interventi sull’infrastrutturazione, promozione inesistente e frammentata. E’ evidente che quello dell’Europa è oramai l’unico treno che l’Italia possa prendere in corsa per dare gambe e speranza a una delle sue industrie principali, ora drammaticamente alle prese con un pauroso vuoto di prospettive. Quello dell’inserimento del Turismo tra le priorità di intervento dell’Unione Europea tra il 2014 e il 2020 diventa, in tal senso, non tanto e non solo un punto di orgoglio e d’onore (e basterebbe e avanzerebbe) ma una delle poche scialuppe a disposizione per non annegare in un tramonto altrimenti probabile.

Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio, dal ‘piccolo’ territorio riminese viene infine la richiesta a prendere in mano la cosa, a non lasciarsela sfuggire per distrazione o ‘ragion di Stato’. Non è ancora tutto perduto: vi è la possibilità di recuperare la situazione con gli emendamenti da sottoporre direttamente al Parlamento europeo, previamente concordati tra Commissione, Parlamento, Consiglio.

Occorre che ognuno faccia la propria parte. Confidiamo in Lei.

Cortesemente.

Stefano Vitali, presidente della Provincia di Rimini

Fabio Galli, assessore al Turismo della Provincia di Rimini