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Edilizia al collasso. Persi in pochi anni 1500 posti di lavoro

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mar 12 giu 2012 18:30 ~ ultimo agg. 00:00
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Edilizia quasi al collasso. L’analisi congiunturale dell’Ance evidenzia un forte calo degli appalti pubblici e privati nel secondo semestre 2011 che, nelle previsioni, si estenderà anche al primo semestre di quest’anno. Stabile l’occupazione rispetto al 2010 ma solo grazie ai cantieri dell’A14 che occupano 480 lavoratori; i posti persi tra 2007 e 2011 sono ben 1500. In calo anche le imprese operanti: da 678 a 655. Quali le cause del tracrollo? L’Ance prova a metterle in fila partendo dalla stretta creditizia che si è abbattuta su imprese e cittadini con cali consistenti dei mutui anche per l’acquisto della casa (- 28% in provincia nell’ultimo trimestre 2011). Lo scorso anno il mercato immobiliare riminese ha subito una contrazione del 3,6% e a preoccupare i costruttori è l’accanimento nel tassare il bene casa. A chi parla di bolla immobiliare, l’Ance risponde ricordando la diminuzione dei permessi a costruire (passati in regione dai 34mila del 2005 ai 10mila del 2010) a fronte dell’aumento della popolazione. E “i 17mila appartamenti sfitti del comune di Rimini – precisano poi i costruttori – non sono sul mercato ma nella disponibilità dei proprietari”. Altre difficoltà, i mancati pagamenti delle pubbliche amministrazioni e il calo degli appalti pubblici: 113 quelli aggiudicati nel 2011 per un importo di 38milioni rispetto agli 84 del 2010. La concorrenza anche da fuori regione ha assottigliato poi il margine di guadagno “costringendo – scrive l’Ance – anche a lavori in perdita.” Altro capitolo la burocrazia, con iter lunghi e ingessati, e gli strumenti urbanistici: l’adozione affrettata del Psc del comune di Rimini, secondo i costruttori, ha bloccato l’attività sommando le nuove norme a quelle del vecchio piano regolatore. E per uscire dalla crisi? L’Ance auspica il silenzio assenso per l’approvazione dei piani particolareggiati, la rigenerazione del tessuto edilizio anche in funzione della sicurezza sismica, la dilazione fino a 12 mesi degli oneri e una loro diminuzione. Tutte questioni, evidenziano i costruttori tendendo la mano ai comuni, che si possono risolvere solo lavorando insieme.

Nelle ultime settimane le associazioni dei costruttori hanno incontrato i sindaci del territorio e il presidente della provincia per esporre la difficile situazione del comparto. Col comune capoluogo, ancora da incontrare, resta sul piatto la questione del nuovo PSC.
“Il dialogo con l’amministrazione di Rimini non sempre è facile – spiega ad Icaro Tv Ulisse Pesaresi, presidente dell’Ance –agli enti locali in generale chiediamo di uscire da facili slogan e chiediamo chiarezza nelle scelte. Il Psc riminese, approvato frettolosamente, deve essere rivisto perché così com’è ha ricevuto in provincia numerose osservazioni (come avevamo anticipato). Servono strumenti chiari – prosegue Pesaresi – che consentano di lavorare immediatamente e serve anche che i comuni non dicano solo quello che non si deve fare. Devono spiegare cosa si può fare, come e in quanto tempo.”

(nella foto il presidente dell’Ance Ulisse Pesaresi)

La nota dell’ANCE

Il settore delle costruzioni è al collasso. I problemi non risolti nel tempo continuano a schiacciare uno dei settori trainanti dell’economia verso il baratro della crisi. Una situazione che entro la fine dell’anno rischia di causare la fine di molte aziende del territorio.
Negli ultimi tre anni nel settore si sono persi 1500 posti di lavoro.

E’ questo il messaggio lanciato dagli imprenditori edili riuniti in occasione dell’Assemblea Annuale di Ance Rimini che si tiene oggi, martedì 12 giugno, presso la sede di Confindustria Rimini.
Un’occasione importante per ribadire la necessità di prendere provvedimenti immediati al fine di salvare uno dei principali volani dell’economia (in uno studio recente Ance ha messo in evidenza che per ogni milione investito direttamente nell’Edilizia si generano attività per 1,8 milioni negli altri settori).

“Lo sviluppo sostenibile, rispettoso dell’ambiente circostante e teso a creare il bello per rendere più confortevole la vita di tutti noi, specialmente in un territorio in cui il turismo è uno dei punti di forza dell’economia, è anche la missione delle nostre imprese – spiega il Presidente di Ance Rimini Ulisse Pesaresi – Dobbiamo però affermare che tra l’uso indiscriminato del territorio e il blocco di qualsiasi attività esistente, sicuramente vi sono alternative condivisibili da tutti, che contemperino, da una parte la tutela di un bene non rinnovabile come l’ambiente, e dall’altra permettano alle imprese di fare il loro mestiere e di dare lavoro a tanti operai che attualmente lo vedono a rischio.
Un lavoro bloccato da troppi nodi, come ad esempio una burocrazia opprimente, la mancanza di strumenti urbanistici adeguati e di appalti pubblici e privati, la stretta del credito”.

Molti i temi affrontati dal Presidente nella sua relazione.

CREDITO E LIQUIDITA’
Oggi le banche non solo danno credito alle imprese con il contagocce, se non addirittura chiedono rientri degli affidamenti, ma non sostengono più la domanda di chi vorrebbe acquistarsi la prima casa.
La stretta creditizia nel settore emerge anche dai dati di Banca d’Italia relativi ai primi 9 mesi del 2011: -32% di mutui erogati per investimenti in edilizia residenziale rispetto allo stesso periodo del 2010 (-27% per l’edilizia non residenziale).
Anche per i mutui per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie i valori sono negativi: -22% nel confronto con i 9 mesi del 2010 a livello regionale, mentre nella Provincia di Rimini nell’ultimo trimestre 2011 si è avuto un calo pari al -28%.

“Per quanto riguarda il nostro territorio – sottolinea il Presidente Pesaresi – auspichiamo che la soluzione della vicenda Banca CARIM, possa avviare una fase di apertura al credito non solo per le imprese, ma anche per i cittadini che vogliono investire sulla casa”.

Accanto al problema della rarefazione del credito c’è quello della MANCANZA DEI PAGAMENTI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI.
A tal proposito si spera che i decreti sulla certificazione dei crediti che dovrebbero sbloccare 30 miliardi diventino concretamente operativi al più presto.
Il patto di Stabilità, ammesso che salvi l’Italia, è però la condanna per molte imprese (i fallimenti in aumento ne sono una testimonianza).

“In passato – continua Pesaresi – si diceva che le Imprese potevano andare male per i troppi debiti, in questi anni invece molto spesso le imprese falliscono per troppi crediti nei confronti delle PA.
Non è possibile andare oltre con una situazione simile in cui, quando lo Stato deve incassare le tasse o quanto altro gli è dovuto è esigente ed implacabile, con sanzioni considerevoli anche per semplici errori formali o piccoli ritardi, mentre quando è il debitore si dimentica di onorare le scadenze”.

APPALTI PUBBLICI
Nel corso del 2011 le gare di appalto aggiudicate sono state 113 per un importo complessivo di circa 38 milioni di euro, più che dimezzatosi rispetto agli 84 milioni del 2011.
Il peso delle imprese extraregionali che si sono aggiudicate gare nel nostro territorio è stato per il 2011 del 25%.
Nello scorso anno il peso delle imprese regionali si attestava al 43%, e quello della nostra Provincia era il 32% e il ribasso medio degli affidamenti è stato del 16% (nel 2010 era del 14,5%).
La concorrenza è divenuta sempre più forte, tanto che i margini si sono talmente ridotti da costringere molto spesso a lavorare in perdita pur di dare continuità all’attività aziendale.

Ad ulteriore conferma della mancanza di appalti pubblici, possiamo citare un caso concreto di un’impresa che opera prevalentemente nelle opere pubbliche e che porta questa testimonianza: gli appalti indetti dal Comune di Rimini e da Anthea a partire dal 2008 ad oggi si sono ridotti in valore di un sesto, passando da circa 6 milioni ad 1 appena.

TASSAZIONE E IMU
Alla situazione sul credito si somma una sorta di accanimento nel tassare il bene casa, specialmente la prima.
E noto che oltre all’IMU nel decreto legislativo sulle tasse è stato introdotta la possibilità per i comuni di applicare una IMU bis e, inoltre, non contenti di tutto ciò anche una tassa addizionale sulla raccolta dei rifiuti che avrà come base imponibile sempre i mq utilizzati per gli altri balzelli.

“Siamo preoccupati che un tale attacco violento e concentrico sul bene casa deprima ulteriormente il mercato.
Non condividiamo l’allarmismo del Censis perché fortunatamente in Italia e tanto meno da noi esiste una bolla immobiliare. Infatti, in questi anni di crisi i permessi di costruire sono calati in maniera consistente.
A livello regionale dai 34.000 circa del 2005 si è passati a poco più di 10.000 nel 2010. Mentre la popolazione è aumentata considerevolmente a Rimini nel periodo 2001-2010, la crescita è stata addirittura del 29%, mentre le famiglie nel periodo 2003-2010 sono cresciute del 12,7% (media regionale) superiore a quella nazionale.
Non trova, quindi, giustificazione un timore di crollo dei valori immobiliari a causa di un eccesso di offerta”.

Va sottolineato, inoltre, che i circa 17.000 appartamenti sfitti censiti dal Comune di Rimini non sono sul mercato, ma sono nelle disponibilità dei proprietari sia per le loro vacanze, sia per destinarli agli affitti estivi.
Né preoccupa l’eventuale diminuzione del valore a causa delle tasse sulla casa perché capitalizzando in 30 anni gli aggravi dovuti alle nuove tassazioni, un appartamento che attualmente vale 300.000 euro potrebbe subire una minus valenza intorno ai 10.000 euro.
Ampiamente compensata dall’incremento del valore di periodo.

BUROCRAZIA
Altra questione che contribuisce a dichiarare che vi è un accanimento sull’Edilizia, è la burocrazia, ogni giorno più opprimente e che fa mancare sempre più spesso, in chi voglia investire, la certezza del diritto e la tempestività dell’intervento.

In questa congiuntura gli imprenditori edili si sarebbero attesi da parte delle PA a partire dallo Stato e a seguire da Regione, Province e Comuni incentivi alle iniziative private e investimenti per quelle pubbliche.
Ma niente di tutto questo è avvenuto, almeno nella misura che richiederebbe la grave situazione della congiuntura economica del settore.
In questi ultimi anni, infatti, si sta assistendo al paradosso che sono sempre allo studio misure per la semplificazione, vuoi delle normative urbanistiche, vuoi delle leggi sui lavori pubblici.
Purtroppo però i risultati non ci sono, e crescono invece gli alibi che fanno riferimento all’applicazione ancora incompleta dell’ultima riforma di turno. Magari per la mancanza dei soliti decreti attuativi.
Sarebbe il caso di riflettere: invece di continuare a produrre nuove leggi, bisognerebbe abrogare quelle inutili e pretendere che la burocrazia applichi quelle che vi sono in maniera efficace ed efficiente soprattutto a favore delle imprese e dei cittadini.

Come ha detto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi la riforma della burocrazia e la semplificazione sono la madre di tutte le riforme.

A fronte di queste premesse nell’ultimo anno l’attività di Ance Rimini si è intensificata per supportare le imprese focalizzando l’azione sugli attori del mercato delle costruzioni: Credito – Componenti della filiera dell’edilizia – Pubblica Amministrazione.

In questo ambito sono state mantenute costantemente attive le relazioni con tutti gli attori del processo partecipando attivamente alla costituzione degli Stati Generali dell’Edilizia che comprendono le associazioni di categoria consorelle, le organizzazioni sindacali e gli ordini professionali.
Nell’intensa attività portata avanti segnaliamo alcuni eventi significatici come l’incontro con gli Istituti di Credito del 24 marzo e successivamente il tavolo operativo del 24 aprile, proprio per fronteggiare il credit crunch e gli incontri con il Presidente della Provincia Stefano Vitali, con gran parte dei sindaci dei Comuni e con i rappresentanti dei partiti politici.

In particolare nei rapporti con le Pubbliche Amministrazioni, l’attenzione si è concentrata sulle tematiche del Governo del territorio, dell’urbanistica e dell’edilizia e, inoltre, sulla rilevante questione delle opere pubbliche.
Il filo conduttore che unisce queste tematiche è la necessità di rendere più snello l’iter burocratico dei vari processi autorizzativi, dando una certezza dell’interpretazione delle norme e una tranquillità per il rispetto dei tempi per l’ottenimento dei permessi compatibili con le regole del mercato.

Fra le questioni più urgenti si citano:
emanazione di una circolare esplicativa sulla formazione del silenzio assenso per ottenere il permesso di costruire e l’approvazione dei Piani Particolareggiati; linee guida per la rigenerazione del tessuto edilizio e urbano per permettere l’intervento nell’ambito della sicurezza sismica, del risparmio energetico, del riutilizzo in chiave innovativa di immobili esistenti con eventuale cambiamento d’uso; un progetto di housing sociale; snellimento iter rilascio autorizzazioni sismiche prevedendo un ufficio dedicato nell’ambito del Comune di Rimini; revisione del piano acustico del Comune di Rimini.
Inoltre: dilazione del pagamento degli oneri fino a 12 mesi dalla notifica dell’avvenuta concessione del permesso di costruire, invece che entro i 60 giorni; diminuzione drastica dei costi richiesti dalle concessionarie per l’esecuzione degli allacci e potenziamento delle reti dei servizi; ripensamento dell’ammontare dei vari oneri che gravano sulle costruzioni (es: monetizzazioni, parcheggi e verde pubblico); formulazione di un piano di opere pubbliche con appalti di importo adeguato alle potenzialità delle Imprese locali; contenimento se non eliminazione di tutte quelle gare d’appalto in house che sottraggono lavoro alle imprese; superamento del Patto di Stabilità.

STRUMENTI URBANISTICI (PSC)
Da non dimenticare il tema degli strumenti urbanistici necessari affinché le imprese possano fare il loro mestiere.
Pensando al Comune di Rimini, l’adozione affrettata del nuovo PSC, senza entrare nel merito della complessità delle scelte progettuali e delle norme urbanistiche, ha creato un blocco nell’attività edilizia perché alle norme del vecchio PRG si devono sommare quelle del PSC adottato creando una quasi totale paralisi del processo edilizio.

Se sommiamo a questa constatazione la lentezza se non il blocco dell’approvazione dei piani particolareggiati presentati prima dell’adozione del PSC e di tutte le altre pratiche autorizzative si constata l’impossibilità per molte imprese di svolgere il proprio lavoro.

RIGENERAZIONE URBANA
Occorre permettere che la rigenerazione del tessuto urbano abbia effettivamente la possibilità di essere portata avanti.

“Ritengo – conclude il Presidente Pesaresi – che la Rigenerazione sia la chiave di volta per dare una risposta immediata alla esigenza di lavoro delle Imprese assieme a quanto potrà essere fatto nell’ambito delle opere pubbliche.
I recenti accadimenti dovuti al sisma in Emilia a causa del quale piangiamo numerose vittime, a cui va il nostro cordoglio, richiamano alla nostra coscienza il dovere di mettere in sicurezza i nostri edifici.
Questa attività, la cui estrema necessità è sottolineata dai fatti, si sposa perfettamente con quella della rigenerazione urbana per la quale richiediamo che le PA adottino con urgenza gli strumenti urbanistici che consentano da subito tutto ciò.
In altri termini, ci aspettiamo che chi ha la responsabilità di governo del territorio non si limiti a dire quello che non si può fare, ma dica anche che cosa e come si dive fare con regole chiare ed immediatamente applicabili.

La gravità della situazione, costringe tutti a uno sforzo per trovare insieme le soluzioni che ci possano riportare sulla via dello sviluppo.
Noi come Ance, con tutti i nostri imprenditori, siamo convinti della necessità di operare insieme condividendo degli obiettivi comuni e siamo fin da ora disponibili ad avviare questo processo con tutti coloro che ci stanno, ma soprattutto con le Pubbliche Amministrazioni.
Tutti questi sforzi saranno vani se dall’altra parte il sistema del credito non riprendesse a sostenere le imprese aumentando la disponibilità a finanziare le loro attività.
Pur in un momento così difficile tutti siamo impegnati a lavorare ancora più duro per preservare le nostre imprese garantendo loro un rinnovato futuro di crescita e prosperità”.