Indietro
menu
Rimini Sanità

Quarta donazione d'organi del 2012 all'Infermi. Lo scorso anno furono 10

di    
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
sab 26 mag 2012 15:46 ~ ultimo agg. 00:00
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 4 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Ai famigliari va il ringraziamento da parte dell’Ausl che nei giorni scorsi ha affrontato il tema dei trapianti in una riunione dei Comitati Consultivi Misti. Ne è emerso che anche pazienti anziani, deceduti per cause naturali, possono essere potenziali donatori. Per quanto riguarda il riminese le donazioni effettive lo scorso anno sono state 10. Un trend in costante aumento (nel ’96 ce ne fu solo una).

Nel 2011 in Italia vi sono stati 18,4 donatori effettivi ogni milione di abitanti. La regione con l’incidenza più bassa è la Basilicata (6,8 donatori per milione), mentre l’incidenza più alta è in Friuli Venezia Giulia: 35,7. In Emilia Romagna l’incidenza è stata di 21,8 donatori effettivi per milione di abitanti, comunque tra le più alte d’Italia.

La nota stampa

Si è verificata pochi giorni fa, presso l’Ospedale “Infermi” di Rimini, una nuova donazione di organi. Dall’inizio dell’anno 2012 i poteziali donatori sono stati, con questo, 4, e tutti hanno autorizzato il prelievo.

Il donatore, G.R. le sue iniziali, nato nel 1942 e residente a Rimini, è deceduto in seguito a coma da emorragia cerebrale e ha donato fegato (che è stato avviato al centro trapianti di Modena), reni (avviati a Bologna) e tessuti.

L’Azienda USL partecipa al dolore della famiglia del donatore e la ringrazia per il consenso alla donazione, grazie al quale è stata offerta una opportunità di sopravvivenza a diverse persone in lista di attesa. Consepevolezza questa che – è l’auspicio del Coordinamento Locale Trapianti guidato dal dottor Fabio Bruscoli – può rappresentare una forma di consolazione per la scomparsa.

Tra l’altro, il tema dei trapianti è stato al centro recentemente di una riunione dei Comitati Consultivi Misti. Neè emerso che anche pazienti anziani, deceduti per cause naturali, possono essere potenziali donatori di organi e-o tessuti. Non è necessariamente detto, dunque, che il donatore debba essere un giovane morto per taruma o per incidente. Tant’è vero, per fare solo un esempio, che tempo fa, a Rimini, una signora di 93 anni deceduta per cause naturali, ha donato il proprio fegato ad un 60enne.

A fare il punto della situazione dei trapianti nell’ambito dell’Azienda USL di Rimini, è stato proprio il dottor Fabio Bruscoli, Coordinatore Locale Trapianti. “L’età non è una discriminante assoluta: quando ci sono condizioni di compatibilità clinica ed un organo in condizioni migliori di quello che andrà a sostituire nel paziente ricevente, vi è la possibilità di procedere col trapianto” ha spiegato il dottor Bruscoli, che ha anche effettuato una precisa descrizione dell’iter donativo.

Tale procedura è normata dalla legge 578 del 1992 e successive integrazioni e modifiche, la quale prevede che si possa procedere alla donazione quando l’encefalo è distrutto nella sua totalità e in maniera irreversibile. Tale stato del paziente deve essere certificato attraverso un accertamento di morte, effettuata da un Collegio Medico, che si protrae per 6 ore in cui si devono svolgere precisi passaggi definiti dalla normativa stessa (tra cui un elettroencefalogramma ed altre indagini). Del collegio medico fanno parte un rianimatore, un neurologo ed un medico di direzione sanitaria.

L’equipe delle donazioni, formata dal Coordinatore e da altri collaboratori, è organizzata in modo da funzionare in ogni momento, e si occupa anche dell’assistenza ai famigliari del deceduto, ai quali viene chiesto il consenso alla donazione. Per legge, per le persone che hanno espresso compiutamente il desiderio di donare o non donare gli organi, questo passaggio sarebbe superfluo, ma anche con i famigliari di costoro i medici svolgono il contatto. Si allerta dunque il Centro Regionale dei Trapianti di Bologna, si fanno analisi per verificare che non vi siano patologie infettive non diagnosticate o altri motivi ostativi al prelievo, e in caso contrario il paziente deceduto viene portato in sala operatoria. Dopo il prelievo la salma viene ricomposta. Operatori restano al fianco dei parenti durante tutta la procedura.

“Il nostro compito – sintetizza il dottor Bruscoli – è quello di impegnarci per la salute della popolazione. Quando un paziente viene trasportato in ospedale è per essere salvato. Se questo non è possibile, ed il paziente muore, si valuta se è possibile far sì che da quella morte possano nascere nuove speranze di vita”.

Il dottor Bruscoli ha quindi illustrato i dati sui trapianti nella realtà riminese e nelle realtà sopraordinate. Nel 2011 in Italia vi sono stati 18,4 donatori effettivi ogni milione di abitanti. La regione con l’incidenza più bassa è la Basilicata (6,8 donatori per milione), mentre l’incidenza più alta è in Friuli Venezia Giulia: 35,7. In Emilia Romagna l’incidenza è stata di 21,8 donatori effettivi per milione di abitanti, comunque tra le più alte d’Italia.

Sempre nel 2011, in provincia di Rimini, ci sono stati 13 potenziali donatori, che in 10 casi sono diventati donatori effettivi (nei casi restanti si presentava un’inidoneità clinica). Nel 1996 vi furono 1 donatore effettivo e un altro potenziale. Nel 2012 vi sono già state 3 donazioni effettive. “Allo stato attuale della situazione – ha spiegato il Coordinatore locale trapianti – dal nostro territorio ci si può aspettare ogni anno 10 donatori potenziali che si concretizzano in 5 donazioni e nel prelievo, mediamente, di una ventina di organi l’anno” (nel 2011 sono stati 26). “Il grosso incremento di donazioni – ha spiegato ancora Bruscoli – c’è stato dal 2000 in poi grazie all’approvazione della legge 91 del 1999. Ulteriori passi avanti possono però ancora essere fatti, specialmente in ordine alla donazione delle cornee”.

Le domande dei membri dei Comitati si sono accentrate in particolare sulle modalità di consenso e di espressione della scelta da parte del paziente. In particolare il presidente del Comitato di Riccione, Roberto Parma, ha chiesto se, come negli Stati Uniti, persone che fumano o hanno stili di vita poco sani, siano di fatto estromesse dalle liste per il trapianto di organi. Il dottor Bruscoli ha spiegato che anche in Italia vi sono protocolli ben precisi per definire le liste d’attesa e le eventuali priorità, ma che non vi sono meccanismi di questo tipo, anche in virtù della natura solidaristica e universalistica della sanità, sancita dalla legge