Indietro
menu
Rimini

Dopo tre appalti, finalmente inaugurati gli 80 alloggi ERP al Peep di Viserba

di    
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 29 mag 2012 19:11 ~ ultimo agg. 00:00
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Un taglio del nastro importante, che però è solo una piccola risposta alla forte domanda di alloggi popolari visto che le famiglie in attesa restano oltre 1.300.

Gli 80 alloggi Erp hanno avuto un costo di 6.415.067 euro, ripartiti tra Regione, (3.428.380 euro, Comune di Rimini, 618.210 euro, e ACER, 2.368.477 euro) con un costo medio per alloggio di 80.188 euro, per un costo al metro quadro di 1.121 euro. E ai nostri microfoni il presidente di Acer Cesare Mangianti rileva come queste cifre “confermano che da parte del privato c’è una speculazione enorme. Credo che veramente oggi nel mercato vadano messi alloggi a un prezzo più basso”.

Tre le tipologie con superfici medie di circa 45 mq – 52 mq – 62 mq. Gli 80 alloggi realizzati sono caratterizzati corpi di fabbrica con isolamento a cappotto, ascensori, teleriscaldamento, impianto satellitare, ventilazione naturale a flusso modulare e igroregolabile, infissi esterni altamente prestazionali.
Per l’assessore comunale alle politiche sociali Gloria Lisi “L’auspicio è che da questo aiuto alcuni trovino la spinta per risollevarsi dalle proprie problematiche e che queste stesse case domani possano servire ad aiutare altre persone”.

Così, in una nota, ‘ACER ripercorre il travagliato iter:

La consegna dei lavori risale all’aprile 2004. La durata dei lavori era stata fissata in 30 mesi ma dopo solo 14 mesi l’impresa aggiudicataria ha rallentato i lavori sostenendo, pretestuosamente, che vi fossero lacune progettuali e chiedendo 700mila euro in più per continuare l’opera. La successiva causa, ancora prendende, con la rescissinoe del contratto ha tenuto il cantiere i stand by per oltre due anni.
I lavori riprendono ad inizio 2008 dopo l’aggiudicazione ad una nuova ditta che però, improvvisamente – siamo nel 2010 – riduce la presenza delle maestranze e rallenta le lavorazioni fino a cessarle. Emerge che la ditta è in difficoltà, e finisce con l’abbandonare il cantiere ed i lavori completati per circa il 90 per cento; situazione assurda, mai accaduto prima. Altri sei mesi se ne vanno nel tentativo di terminare i lavori, ma non resta che prendere atto della situazione ed avviare le procedure per rientrare in possesso del cantiere.
La ditta infatti dichiara fallimento nel maggio 2011 e il curatore fallimentare, nominato dal Tribunale di Milano, chiede chiarimenti ed informazioni in merito al cantiere al fine di fotografare la situazione tecnico-economica che l’impresa aveva lasciato; una verifica indispensabile per la presa in consegna delle opere, volta ad evitare eventuali future contestazioni.
Nel frattempo gli edifici che potevamo vigilare parzialmente e solo dall’esterno subiscono danni e furti.
A seguito di un terzo riappalto i lavori ripartono nell’agosto 2011 ma la nevicata di febbraio 2012 porta ad una chiusura del cantiere per almeno 40 giorni. Inoltre alcune carenze strutturali richiedono riparazioni nelle tubature e ciò rallenta ulteriormente il tutto.
Di fronte a questa quantità impressionante di “tegole”, la volontà e la determinazione di ACER non è mai venuta meno, così come il coraggio: tutta l’Azienda ha tirato e fatto squadra: la direzione, i tecnici e gli amministratori, consapevoli delle finalità sociali del loro lavoro.
Tuttavia questa vicenda al pari di altre non ancora concluse fa emergere molti elementi di riflessione: il sistema pubblico non può permettersi di impiegare tempi cosi lunghi per la consegna di nuovi alloggi, i costi sociali sono troppo alti; l’attuale sistema degli appalti pubblici, in secundis, non tutela a sufficienza le stazioni appaltanti dal rischio di fallimenti e crisi aziendali.
Certo il passaggio dal sistema del “massimo ribasso” a quello dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”, che punta sulla qualità tecnica degli interventi e sulla solidità delle aziende oltre che sul prezzo, aiuta. Ma da solo non basta: va accompagnato con la scelta di tipologie costruttive meno tradizionali, che riducano i tempi di realizzazione e con essi il rischio di abbandoni e fallimenti, contenendo al tempo stesso i costi di costruzione. E’ proprio in questa direzione che intendiamo andare con i prossimi interventi, per evitare che vicende come queste si possano ripetere.