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Giustizia. Intervista alla presidente del tribunale Rossella Talia

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mar 28 feb 2012 12:30 ~ ultimo agg. 00:00
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9 milioni di procedimenti pendenti (5,5 milioni per il civile e 3,4 milioni per il penale). Questi i numeri della giustizia italiana. Un arretrato in parte almeno legato all’alto tasso di litigiosità del nostro paese: 4.768 contenziosi civili ogni 100.000 abitanti e oltre 2,8 milioni di nuove cause in ingresso in primo grado ogni anno. Inevitabile, visti i numeri, anche la dilatazione dei tempi di smaltimento delle cause che nel civile sono pari a 7 anni e tre mesi e nel penale a 4 anni e nove mesi.
Questo malgrado i magistrati italiani mantengano una capacità di smaltimento tra le più elevate d’Europa e malgrado, dopo decenni di accumulo, una prima inversione di tendenza, con un calo, al 30 giugno 2011, di oltre 170.000 processi (- 3%) rispetto alla stessa data del 2010. Un calo registratosi anche in Emilia Romagna ma legato non a miglioramenti strutturali, secondo il presidente della Corte d’appello, Giuliano Lucentini, ma per quanto riguarda il civile “alla ben nota onerosità delle cause in rapporto alla loro durata” difficile da sostenere dai cittadini con la crisi in corso.
“Anche a Rimini – spiega la predente del Tribunale Rossella Talia ospite della trasmissione Diritto e Rovescio su Icaro Tv – abbiamo avuto una riduzione dell’arretrato ma in rispondenza però ad un obiettivo che mi ero posta non ad una diminuzione del flusso in entrata. Infatti abbiamo avuto ancora sopravvenienze consistenti che non ci hanno consentito, nonostante un livello di definizione superiore a quello medio del distretto, di abbattere le pendenze.” Il carico di lavoro dei magistrati si ripercuotono inevitabilmente anche sul lavoro degli avvocati. “In particolare sulla nostra qualità della vita – commenta il neopresidente dell’ordine degli avvocati riminesi, Giovanna Ollà – i magistrati lavorano bene, ma se il carico è questo ci si trova a fare udienze fino al tardo pomeriggio quasi tutti i giorni. La pianta organica del tribunale è scarsa e quello che possiamo fare come avvocatura è cercare di arrivare a protocolli condivisi per migliorare il lavoro di tutti e l’accesso alla giustizia.”
Uno dei grossi problemi, a Rimini come nel resto d’Italia, è proprio quello degli organici.
“In questo momento – spiega la Talia – mancano 4 magistrati su una pianta organica di 20. Pianta sottodimensionata, tra l’altro, visti i carichi di lavoro del nostro tribunale. C’è da dire comunque che 20 magistrati non ci sono mai stati nella storia del tribunale riminese perchè sono stati aumentati i posti ma non sono mai stati coperti.” La scopertura quindi incide sui tempi ma c’è anche un problema di tipo culturale.
“Basti pensare che siamo riusciti ad abbattere l’arretrato nel civile del 35% nel triennio, ma di questo niente o quasi è andato in mediaconciliazione, perché funziona per il nuovo ma non per il vecchio. Abbiamo proposto anche una modalità di arbitrato ma non ha avuto successo. Se da un lato quindi mancano le risorse, dall’altro si deve lavorare per cercare di cambiare la cultura della giustizia.”
I cittadini sono infatti dubbiosi su nuovi istituti alternativi, nati proprio per snellire il lavoro dei Tribunali, come la mediaconciliazione obbligatoria introdotta lo scorso anno. I numeri indicano come ben il 65% delle conciliazioni non vada a buon fine perché una delle due parti non si presenta. Discreto invece l’esito nel restante 35% dei casi con un 50% circa di accordi raggiunti. Dati che si registrano anche a Rimini. Proprio la mediaconciliazione è avversata però da buona parte del mondo dell’avvocatura. “La posizione dell’avvocatura è critica – conferma Ollà – in particolare si contesta l’obbligatorietà di questo istituto (c’è anche un ricorso in corte costituzionale) e la qualificazione dei mediatori: oggi la mediazione può essere svolta infatti anche da chi non appartiene a professioni legali. Non è una rivendicazione di casta visto che le perplessità non sono solo di aspetto tecnico ma anche deontologico: noi, come avvocati, abbiamo determinati obblighi che ci vincolano.”

Tangibile resta la sfiducia dei cittadini nella giustizia e soprattutto sui tempi. Spesso però si tratta di una sfiducia immeritata. “Chi va in tribunale – dice la Talia – deve sapere che il giudice è chiamato ad applicare la legge. E la legge non sempre è giusta.” “L’importante poi è non sbagliare sulle cose importanti: chi ha ucciso qualcuno, ad esempio, deve stare in prigione. A Rimini abbiamo una percentuale elevatissima di scoperta degli omicidi. A livello di inquirenti si stanno facendo indagini di grande importanza, anche la scoperta delle infiltrazioni non è cosa di oggi, ci si indaga da tempo. Su queste questioni non abbiamo sbagliato un colpo perchè mai nessun imputato, ad esempio, è uscito per prescrizione dei termini. E questo nonostante il carico di lavoro elevatissimo che sopportiamo.”

La macchina della giustizia però, dati alla mano, è decisamente ingolfata. Leggi e bozze che si sono succedute negli anni non sembrano aver portato risultati. “Mettere mano alla giustizia è uno scoglio difficile – conferma la presidente del Tribunale – anche perchè non si interviene dove sarebbe necessario. Negli ultimi anni le leggi di riforma si sono concentrate sulla difesa dal processo in campo penale. Sul civile invece si è lavorato bene, ma sul piano ordinamentale interno. Il cammino è ancora lungo.”
Cosa potrebbe fare allora il legislatore?
“Si deve depenalizzare – dice la Talia – basti pensare che l’anno scorso a Rimini abbiamo pronunciato 3.200 sentenze, normalmente sono tra 2500 e 2700. Ogni anno ci arrivano 4/5mila processi. Non è possibile che ci siano questi numeri perchè non servono realmente alla società. Il governo ha anticipato delle riforme e dovrebbe avere il coraggio di farle: questo significa depenalizzazione di alcuni reati, significa accantonamento di processi verso irreperibili. Si deve valutare dove c’è un’irrilevanza penale del fatto. I lunghi tempi della giustizia non si possono ridurre solo ad una questione di personale che manca.”

Guarda la puntata integrale di Diritto e Rovescio