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Rimini

Elusione e non evasione. La parola all'esperto sul caso Grand Hotel

In foto: 168 euro di imposta pagati contro i 7 milioni dovuti secondo la Guardia di Finanza. Questo il cuore della vicenda relativa alla cessione del Grand Hotel di Rimini ad Antonio Batani nel dicembre 2007.
168 euro di imposta pagati contro i 7 milioni dovuti secondo la Guardia di Finanza. Questo il cuore della vicenda relativa alla cessione del Grand Hotel di Rimini ad Antonio Batani nel dicembre 2007.
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gio 7 lug 2011 15:42 ~ ultimo agg. 00:00
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Sul sistema utilizzato per ottenere questo cospicuo risparmio esiste però una diversa interpretazione da parte dell’imprenditore e della finanza. Tutto in regola secondo il primo mentre per il fisco si tratta di imposte eluse. Abbiamo cercato di fare chiarezza con un esperto in materia.

Una struttura giuridica classica, legale e largamente utilizzata. Così il presidente della Fondazione dei Dottori Commercialisti di Rimini, Giuseppe Savioli, definisce il sistema che sembra sia stato utilizzato anche da Antonio Batani per l’acquisto del Grand Hotel.
Sostanzialmente sarebbe stata costituita una società ad hoc per acquistare le quote della società che deteneva l’albergo e successivamente incorporarla. Un acquisto, come si sa, finito nel mirino della guardia di finanza di Cervia.
“Innanzitutto è bene spiegare che il tema che si affronta non è quello dell’evasione ma, semmai, quello dell’elusione – spiega Savioli – Il contribuente spesso cerca di insinuarsi nelle pieghe della legge per ottenere legittimamente dei benefici fiscali mentre il fisco tende a rincorrere il contribuente chiudendo le vie di fuga rimaste nell’ordinamento.”

Nel caso del Grand Hotel a scattare è stata la norma antielusiva: il fisco infatti può disconoscere eventuali vantaggi quando riscontra una concatenazione di operazioni che, seppur lecite, hanno il solo scopo di ottenere un risparmio fiscale. Nel caso del Grand Hotel Batani avrebbe pagato i 168 euro d’imposta di registro previsti dalla legge per l’acquisto di quote societarie e non i 7milioni previsti in caso d’acquisto diretto dell’albergo (cifra proporzionale al valore del bene).
“E’ fuorviante – dice Savioli – mettere a confronto la tassazione fissa dell’imposta di registro (168 euro appunto) con quella proporzionale (i presunti 7mln di euro) perchè questo è solamente un aspetto della disciplina fiscale dell’operazione. Dietro a questo ve ne sono infatti altri come gli ulteriori benefici fiscali (come i maggiori ammortamenti) che l’acquirente (Ndr. Batani nel caso del Grand Hotel) avrebbe potuto ottenere se avesse acquistato direttamente l’azienda e si fosse assoggettato all’imposizione richiesta dal fisco. Occorre quindi andare a vedere se nel complesso il contribuente ha avuto o meno un risparmio di imposte illegittimo, cosa che non è assolutamente assodata.”

Ma cosa dicono i precedenti in materia? “Di precedenti ce ne sono moltissimi – spiega Savioli – in genere nel caso di cui stiamo parlando il comportamento del contribuente viene considerato corretto. Però la situazione è molto magmatica perchè ci si muove in un ambito in cui il fisco va a riqualificare dal suo punto di vista operazioni che il contribuente ha fatto in maniera perfettamente legittima.”

Newsrimini.it