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Cronaca Nazionale

Natante affondato: 150 migranti morti e 200 dispersi

In foto: La precisazione dell'Onu in serata può placare la 'guerra di cifre' scatenata dalle notizie che si sono rincorse per tutta la giornata sui cadaveri di migranti naufragati recuperati al largo delle coste tunisine. Ma non rende meno drammatico il naufragio dell'ennesimo barcone ieri nel Mediterraneo in cui almeno 200 persone risultano disperse e 150 annegate, secondo la precisazione dell'Onu.
La precisazione dell'Onu in serata può placare la 'guerra di cifre' scatenata dalle notizie che si sono rincorse per tutta la giornata sui cadaveri di migranti naufragati recuperati al largo delle coste tunisine. Ma non rende meno drammatico il naufragio dell'ennesimo barcone ieri nel Mediterraneo in cui almeno 200 persone risultano disperse e 150 annegate, secondo la precisazione dell'Onu.
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sab 4 giu 2011 08:31 ~ ultimo agg. 00:00
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Per tutta la giornata l’Unhcr aveva invece parlato di quei 150 corpi come già “recuperati”: “Fino ad ora 150 corpi di profughi sono stati trovati al largo delle coste di Kerkennah”, aveva detto in mattinata Carole Laleve, dirigente dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, e “le operazioni di ricerca continuano”. Poi la versione della guardia costiera tunisina, che smentiva e parlava solo di due corpi recuperati ieri. “Abbiamo recuperato solo due corpi ieri” e “abbiamo sospeso le ricerche a causa del maltempo”, ha dichiarato il direttore della Guardia Costiera, Lotfi Baili. Quindi anche il colonnello Tahar Landoulsi, capo della Guardia Costiera a Sfax, da dove sono condotte le operazioni nella zona, ha confermato all’Afp: “Abbiamo per il momento solo due corpi”.

Così per qualche ora quella “guerra nella guerra”, come Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), ha definito “la traversata del Mediterraneo per chi parte dalla Libia”, considerato il numero di vittime che miete quotidianamente, si era trasformata nel giallo dei corpi che il mare aveva restituito dopo l’ennesima storia di disperazione e morte cominciata con l’allarme lanciato per un’imbarcazione in avaria vicino all’isola di Kerkennah, circa 300 km a nord-ovest di Tripoli. L’ennesima “carretta” con a bordo stipate centinaia di persone che si dirigevano verso l’Italia è stata tradita dal mare grosso. L’intervento della guardia costiera tunisina avrebbe consentito di portare in salvo circa 570 persone, mentre da subito si era parlato di circa 200 dispersi. Il sovraffollato natante ne trasportava 850, in maggioranza originarie dell’Africa occidentale, dal Pakistan e dal Bangladesh, secondo la ricostruzione dell’Unhcr. Salpato sabato pomeriggio dalla capitale libica Tripoli, era diretto verso l’isola di Lampedusa. L’imbarcazione ha cominciato ad avere problemi al timone e al motore poco dopo la sua partenza.

Ormai persi in mare, il terzo giorno di viaggio le scorte di cibo e acqua si sono esaurite. Mercoledì l’imbarcazione si è quindi incagliata su una secca vicino alle isole Kerkennah. Si è poi capovolta quando i passeggeri in preda alla disperazione si sono riversati su un lato, cercando di farsi soccorrere dalla guardia costiera tunisina e dai pescherecci che si erano avvicinati alla barca. Molti sono caduti in mare, fra loro anche donne e bambini. Sette persone – tra cui due donne incinte – sono in terapia intensiva negli ospedali di Sfax sulla costa tunisina precisa ancora l’Unhcr. Mentre ieri 195 sopravvissuti erano stati trasferiti nel campo della Federazione internazionale della Croce rossa (IFRC) nei pressi di Ras Adjir, vicino al confine con la Libia. Per oggi in programma il trasferimento di altre 383 persone in questo e in altri campi vicini. Il dramma continua e poche sono le speranze per i dispersi: il fatto che non sia confermato il ritrovamento dei cadaveri “non sminuisce la gravità dell’accaduto”, sottolinea ancora una fonte dell’Onu. (ANSA)