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Rimini Vita della Chiesa

Gnassi sul messaggio del vescovo. 'Colpito da linguaggio di verità'

In foto: Il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, interviene a commento delle parole del Vescovo di Rimini, Monsignor Francesco Lambiasi, in occasione del Corpus Domini (vedi notizia).
Il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, interviene a commento delle parole del Vescovo di Rimini, Monsignor Francesco Lambiasi, in occasione del Corpus Domini (vedi <a href=http://www.newsrimini.it//news/2011/giugno/23/rimini/_dall_ostilita__all_ospitalita__._l_omelia_del_corpus_domini.html target=_blank>notizia</a>).
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ven 24 giu 2011 19:12 ~ ultimo agg. 00:00
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“Mi ha molto colpito il linguaggio di verità del Vescovo Lambiasi nei confronti della Chiesa e della città. Quelle parole ci parlano di uno dei mali veri della società italiana di oggi, e anche spesso della Rimini di oggi.
E’ vero divisioni, faziosità, tifoserie, frammentazione, antagonismo ci sono anche nella società riminese.
Ne ricavo e sottoscrivo un messaggio: in un momento di crisi sociale economica mai vista, Rimini non può anteporre la manichea diffidenza alla soluzione dei problemi a cui si può arrivare dando fiducia alle idee degli altri.
Troppo spesso su questioni importanti dagli asili alle infrastrutture, dall’urgenza di rispondere con risorse e servizi ai bisogni sociali, per arrivare fino al tema più complessivo della riqualificazione urbana, e perfino del teatro e degli impianti sportivi, la città tutta, le forze politiche, persino ogni singolo cittadino (per dirla tutta) si sono spesso trincerati sulle proprie posizioni, sulle rispettive convenienze trasformandole in certezze.
Si tratta di un modo di fare che alla fine ha portato a non vedere mai nell’altro un interlocutore.
Prendo spunto dalle parole del Vescovo per dire a tutti noi amministratori riminesi, assessori o consiglieri che siano, di non aver paura a condividere opinioni e progetti comuni.
Lo faccio qui come ho già avuto modo di fare al primo Consiglio Comunale del 20 giugno riprendendo le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “Non dobbiamo avere paura di unirci su obiettivi comuni”.
La cosa peggiore, per quanto ci compete, sarebbe quella di chiuderci in un teatro della polemica e della rappresentazione, sterile, delle posizioni di parte.
Un teatro dove qualcuno pensa che l’unico modo di avere protagonismo e visibilità è dato dall’attaccare l’altro a prescindere.
Pensare che l’esercizio della politica sia affermare se stessi, la propria forza politica, attraverso la delegittimazione, talvolta anche personale, degli altri è una distorsione che non serve a Rimini perché, come abbiamo visto anche di recente, non considerare l’altro un interlocutore ma esclusivamente un avversario, porta come esito la paralisi.
E nessuno può ragionevolmente sostenere che dalla paralisi possa prendere corpo il bene comune.
La possibilità per Rimini di aprire una stagione nuova si gioca anche sulla capacità di superare rendite di posizione, siano esse individuali o collettive, politiche od economiche.
Se sapremo, come esorta il Vescovo Lambiasi, passare. “Dall’ostilità all’ospitalità”.
Per me ciò significa passare dall’ostilità nell’ascoltare l’altro, all’ospitalità delle sue idee e dei suoi bisogni.
La seconda ricostruzione di Rimini, dopo quella post guerra, non potrà quindi limitarsi ad una pianificazione urbanistica inedita pur necessaria. Occorrerà agire più in profondità intervenendo per ricucire le lacerazioni che stanno interessando la rete di protezione sociale, economica e culturale. Va fatto ricominciando e reimpostando su basi diverse la relazione Comune/comunità, creando un rapporto nuovo tra istituzioni e cittadino, fondato sulla reciproca fiducia. Vuol dire togliere la patina di diffidenza e rimettere al centro il bene comune che non significa escludere gli interessi privati ma che questi siano figli di trasparenza, linearità, pari accesso…
Vuol dire inoltre che gli interessi privati vanno interpretati dentro una vision comune di sviluppo strategico, sociale, culturale, economico urbano che ha come priorità la comunità e il territorio.”