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Cesare Battisti è libero. Frattini: ricorreremo all'Aja

In foto: Cesare Battisti è libero. L'ex terrorista rosso ha lasciato il carcere di Papuda, nella periferia di Brasilia, poco dopo la mezzanotte ora locale (le 5:00 in Italia). All'uscita non ha rilasciato dichiarazioni, ma si è limitato ad un saluto con la mano prima di salire in macchina.
Cesare Battisti è libero. L'ex terrorista rosso ha lasciato il carcere di Papuda, nella periferia di Brasilia, poco dopo la mezzanotte ora locale (le 5:00 in Italia). All'uscita non ha rilasciato dichiarazioni, ma si è limitato ad un saluto con la mano prima di salire in macchina.
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gio 9 giu 2011 10:18 ~ ultimo agg. 00:00
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“Mi ha detto che ha scelto di vivere in Brasile, probabilmente per lavorare come scrittore, qui ha molti amici”, ha detto uno dei suoi avvocati, Luis Roberto Barroso, che ha incontrato Battisti pochi minuti prima della liberazione. Si è conclusa dunque l’annosa e sofferta vicenda del’ex terrorista, che la Corte Suprema brasiliana ha deciso di scarcerare con 6 voti contro 3 al termine di una seduta fiume a Brasilia, ricca di colpi di scena e di lunghi soliloqui. Alla fine la maggioranza dei giudici ha approvato incondizionatamente la decisione proferita dall’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva di non concedere l’estradizione in Italia dell’ex terrorista rosso, con una scelta fatta il 31 dicembre, ultimo giorno del suo mandato.

Il ministro degli Esteri Franco Frattini e il Premier Silvio Berlusconi si dichiarano rammaricati per la decisione. “Non posso non rilevare – afferma Frattini in un comunicato – come la decisione odierna del massimo organo giudiziario brasiliano, oltre ad offendere il diritto alla giustizia per le vittime dei crimini di Battisti, appaia contraria agli obblighi sanciti dagli accordi internazionali che legano i due Paesi, peraltro accomunati da profondi e antichi legami di amicizia e consanguineità”. “Da parte italiana – prosegue il testo – si intende attivare immediatamente ogni ulteriore possibile meccanismo di tutela giurisdizionale presso le competenti Istituzioni multilaterali, e in particolare presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, per perseguire la revisione di una decisione che non si ritiene coerente con i principi generali del diritto e con gli obblighi previsti dal diritto internazionale”. (ANSA)