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Cronaca Rimini

Sanatoria truffa per venti senegalesi, nuovo appello alla Procura

In foto: In questi giorni si assiste alla protesta a Brescia di un gruppo di migranti, saliti su una gru per chiedere diritti. Intanto a Rimini tornano a far sentire la loro voce alcuni senegalesi che chiedono un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale: nel 2009, con la famosa sanatoria per colf e badanti, sarebbero stati truffati da un connazionale che gli promise la regolarizzazione.
In questi giorni si assiste alla protesta a Brescia di un gruppo di migranti, saliti su una gru per chiedere diritti. Intanto a Rimini tornano a far sentire la loro voce alcuni senegalesi che chiedono un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale: nel 2009, con la famosa sanatoria per colf e badanti, sarebbero stati truffati da un connazionale che gli promise la regolarizzazione.
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sab 13 nov 2010 14:29 ~ ultimo agg. 00:00
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La sanatoria del 2009 per la regolarizzazione di colf e badanti ha portato con sé uno strascico di truffe e irregolarità in tutt’Italia. A Rimini sarebbero stati una ventina gli appartenenti della comunità senegalese a cadere in una di queste. Dietro c’erano un campano e un senegalese che hanno finto di trovare loro un datore di lavoro e aprire una pratica per la regolarizzazione. A loro davano anche un falso cedolino provvisorio, come quelli che venivano rilasciati a chi aveva svolto la pratica regolarmente.

La scorsa primavera, quando la prefettura stava finendo di esaminare le domande, tre dei presunti truffati sono andati a informarsi. Qui avrebbero scoperto l’inganno. La questura ha aperto un’indagine, rilasciando loro un permesso di soggiorno per protezione sociale. A chiederlo sono allora stati anche gli altri. Ma la Procura lo ha negato: difficile, secondo il magistrato, pensare che non fossero consapevoli di partecipare a una truffa. Era stato ampiamente pubblicizzato che la sanatoria rigurdava unicamente colf e badanti. Loro lavoravano nella ristorazione, negli alberghi o in industrie dell’artigianato. Ma chi è irregolare, e magari parla male la lingua, – è la replica – per informarsi non va per esempio dai sindacati: lo fa tramite i connazionali. Ricevendo informazioni parziali o errate. A carpire la fiducia dei connazionali sarebbe tra l’altro stato un senegalese regolare e ben inserito nella comunità.

Per ottenere oggi, dopo il primo tentativo andato a vuoto, risposta positiva alla richiesta del permesso per tutti i coinvolti, ci sarebbero delle possibilità secondo l’avvocato Paola Urbinati, che segue i senegalesi attraverso il gruppo riminesi globalizzati contro il razzismo. “C’è una novità, perchè in altre città d’Italia, come Verona e Pisa, in situazioni analoghe si stanno dando permessi di soggiorno per protezione sociale a persone riconosciute in quella circostanza vittime di sfruttamento. Questo perchè è stata sfruttata la loro condizione di irregolarità, difficoltà e soggezione. Il fatto che stia avvenendo questo in altre città da parte di questure e procure, ci porta a sperare di poter aprire di nuovo la discussione con questura e Procura di Rimini”.

Alla gran parte degli aspiranti regolarizzati sono state chieste cifre intorno ai 500 euro: proprio la spesa che si doveva sostenere, tra bolli e altro, per le pratiche regolari. (Non manca però a chi sono stati chiesti 2mila euro).

I diretti interessati oggi non c’erano all’incontro con la stampa. Essendo rimasti irregolari non possono certo mostrarsi alle telecamere. Non è escluso, tra l’altro, che la Procura li indaghi. A parlare, c’èra un altro ragazzo senagalese, regolare, che per loro, ha fatto un appello. “Questi ragazzi – spiega Bass Faye – hanno tentato ogni via per diventare regolari, ma in Italia sembra che questo sia impossibile. Ora chiedono dignità per andare avanti. Uno che non può neanche tornare a casa, a trovare i genitori o i figli, che magari non vede da sette o otto anni, cos’ha ancora da perdere? Siamo a un punto di non ritorno.”

Presunte truffe come quella di Rimini si sarebbero verificate in molte città italiane. E gli stessi che hanno agito a Rimini avrebbero agito anche da altre parti, per esempio a Empoli. Il campano che si sarebbe occupato di gestire la truffa non è mai stato incontrato direttamente da nessuno dei senegalesi: agli incontri e alla consegna del denaro avrebbe sempre mandato il senegalese.

(NewsRimini.it)