Indietro
menu
Nazionale Politica

Politica. Il destino del Governo si decide il 14 dicembre

In foto: Tra meno di un mese, il 14 dicembre, in un giorno solo si decideranno le sorti della legislatura.
Tra meno di un mese, il 14 dicembre, in un giorno solo si decideranno le sorti della legislatura.
di    
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 17 nov 2010 08:48 ~ ultimo agg. 00:00
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Non solo perché ci sarà il voto contestuale di Camera e Senato sulla mozione di sfiducia al governo a Montecitorio e sulla mozione di sostegno a Berlusconi a Palazzo Madama, ma anche perché proprio per quel giorno è atteso il pronunciamento della Corte Costituzione sul legittimo impedimento. Per allora sarà già legge la finanziaria, grazie all’accordo siglato oggi dal Presidente del Senato Renato Schifani e dal Presidente della Camera Gianfranco Fini al termine dell’incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: varare la legge di stabilità entro la prima decade di dicembre, prima di affrontare la crisi. La contestualità del voto il 14 – dopo lo svolgimento al Senato, il 13 mattina, delle annunciate comunicazioni di Silvio Berlusconi e dopo il dibattito del pomeriggio alla Camera sulla mozione di sfiducia presentata da Pd e Idv – ha il primo effetto, secondo il Pdl, di rendere più difficile la strada verso eventuali governi tecnici ( anche se oggi è tornata a circolare con insistenza l’ipotesi di un esecutivo di unità nazionale a guida Mario Draghi). “Era quello che chiedevo”, avrebbe commentato con i suoi il Cavaliere. Con in mano la fiducia del Senato, in ogni caso Berlusconi dovrebbe dimettersi se invece fosse sfiduciato a Montecitorio. Ma a quel punto, con due diverse maggioranze nei due rami del Parlamento, chiederebbe al Capo dello Stato di sciogliere la sola Camera o entrambe le Camere per andare al voto in primavera. Tramontata l’ipotesi di un Berlusconi-bis allargato all’Udc, bocciata fin da subito da Pier Ferdinando Casini e definita ormai fuori tempo massimo anche da Fini, resta però sul tavolo ancora un’opzione.

Che il premier, da qui al 14 dicembre, possa ancora riportare dalla sua parte qualche esponente di Fli (oggi é tornato nel Pdl Giuseppe Angeli, deputato finiano 79enne) e quindi avere la fiducia, ancorché di misura, anche alla Camera. E’ quella che Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, definisce “la nostra controffensiva di verità, perché chi è passato in Fli ci pensi bene prima di votare la sfiducia al governo”. Daniela Santanché convoca infatti una conferenza stampa per rivelare, insieme al ritorno del figliol prodigo Angeli nel Pdl, “diverse telefonate da parte di finiani indisponibili a votare la sfiducia al governo”. Almeno cinque, si vocifera, mentre tre sarebbero i futuristi pronti a tornare nel Pdl (Polidori, Consolo e Moffa) dopo la fuga in avanti dei Briguglio e dei Bocchino che ieri, senza essere smentiti da Fini, parlavano già di larghe intese con il Pd in coalizioni elettorali o in esecutivi di unità nazionale. “Fini pagherà i suoi strappi in avanti – dice un esponente dell’inner circle berlusconiano -, alcuni dei suoi si avvicinano a noi e quasi si scusano dei suoi passi, ce l’hanno a morte con i falchi che lo spingono a sempre maggiori rotture. E noi non dobbiamo fare altro ora che favorire questi ripensamenti”. I finiani, a loro volta, denunciano una campagna acquisti fatta senza esclusione di mezzi (a partire da quelli economici) per spaventare il maggior numero possibile di esponenti di Fli, anche facendo circolare cifre gonfiate su passaggi in corso.

“Se Berlusconi ci riesce, se comprandosi qualcuno riesce a strappare la fiducia alla Camera di uno o due voti, faccia pure – dice un fedelissimo finiano – E poi vediamo quanto riesce ad andare avanti con una maggioranza così…”. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, intanto, accusa il premier: “Abbiamo visto le date. Il governo si è voluto prendere 15 giorni di troppo traccheggiando e facendo melina sulla legge di stabilità”. “Berlusconi faccia un passo indietro, perché le elezioni anticipate sono un ricatto e in questo contesto sarebbero espressione di pura follia”, è invece il monito del leader Udc, Pier Ferdinando Casini. “Il governo durerà fino al 27 marzo”, esce invece dal coro la Lega. E’ questa,infatti, la data utile per portare a casa il federalismo fiscale. (ANSA)