Tra controlli, crisi, fisco e dèjà vu. Ma l'evasione è giustificabile?
“Evadere per non chiudere è un concetto comunque inaccettabile”. “La legittimazione dell’evasione è un’anomalia da superare”. “Le difese corporative dell’evasione sono un fenomeno preoccupante”.
Per non disturbare proprio sotto ferragosto, di sindacati e istituzioni riproponiamo commenti della scorsa estate, quando il presidente della Camera di Commercio Maggioli scatenò un putiferio affermando, per poi ritrattare, che le piccole imprese sono costrette a evadere per sopravvivere. E ieri come oggi, a leggere certe reazioni dopo i controlli, la tentazione di fondo è la stessa: attribuire le responsabilità al sistema fiscale. Che può essere iniquo e migliorabile quanto si vuole, certo. Ma pensare di crearsi delle legalità a propria misura mina il concetto stesso di legalità. E poi invertendo i ruoli, chi ha un’attività accetterebbe di far fare il prezzo al cliente, secondo quello che questi ritiene giusto?
Altra tentazione ricorrente è il gioco del reato grande e del reato piccolo. “Con tutti gli abusivi che ci sono in spiaggia, ce la si prende con chi ha un’attività”. Opinabile come il controcanto: “con tutto quello che evadono alberghi e negozi, ce la si prende con gli abusivi”. Che, va ricordato, sono comunque l’ultimo anello di una catena più complessa. Resta però da capire a cosa serva il valzer delle colpe. L’illegalità diffusa richiede una risposta diffusa. E responsabile.
(Newsrimini.it)