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150mila italiani dichiarano di retribuire una colf. Contributi medi 660 euro

In foto: Sono quasi 150mila i contribuenti italiani che dichiarano di retribuire una collaboratrice per i servizi domestici o per l'assistenza familiare. Il dato, risultante su un ammontare di oltre 21,14mila contribuenti, fa inoltre emergere una media di contributi versati pari a 660 euro pro capite.
Sono quasi 150mila i contribuenti italiani che dichiarano di retribuire una collaboratrice per i servizi domestici o per l'assistenza familiare. Il dato, risultante su un ammontare di oltre 21,14mila contribuenti, fa inoltre emergere una media di contributi versati pari a 660 euro pro capite.
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sab 28 ago 2010 13:30 ~ ultimo agg. 00:00
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Il dato emerge da uno studio dell’Ancot, Associazione Nazionale Consulenti Tributari, che ha elaborato i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze relativi alle dichiarazioni del 2009 e, quindi, riferiti ai redditi complessivi dell’intero anno 2008. La media più alta dei contributi versati va al Trentino Alto Adige con 780 euro, seguito da Lombardia, con 750, Piemonte (720), e Valle d’Aosta (710). Sopra la media nazionale ancora la Calabria, l’Emilia Romagna, il Veneto e la Campania (tutte con 700 euro in media), e la Liguria, con 690. Basilicata, Toscana e Friuli Venezia Giulia segnalano quindi una media di 660 euro di contributi, l’Umbria 650, le Marche 640, Abruzzo e Molise 620, la Puglia 610, il Lazio con 580, la Sicilia con 510 e la Sardegna con 500. In proposito l’Ancot ricorda che sono deducibili dal reddito i contributi previdenziali ed assistenziali obbligatori versati per gli addetti ai servizi domestici e all’assistenza personale o familiare (ad esempio colf, baby sitter e assistenti delle persone anziane) fino all’importo massimo di 1.549,37 euro. La norma, introdotta dall’articolo 30 della Legge 342 del 21 novembre 2000, vuole infatti rispondere a una duplice esigenza: da un lato alleggerire l’onere a carico del contribuente quando ricorre al contributo di personale per la gestione delle attività familiari (come ad esempio i servizi domestici, la cura dei bambini o l’assistenza alle persone anziane), e dall’altro cercare di far emergere il lavoro sommerso e favorire la regolarizzazione delle posizioni lavorative. (ANSA)