Governo boccia abbassamento IVA sul Turismo. Ass. Galli: 'è gravissimo'
Se spesso si improvvisano dibattiti su mille euro in più o in meno a una manifestazione o su uno 0,1% in più o in meno di presenze, l’affossamento di un’istanza chiesta da tempo a gran voce dal sistema turistico nazionale e in particolare riminese ha senz’altro la dignità e la dimensione di argomento di riflessione. E’ (era) una misura strutturale a garanzia della competitività del settore turistico italiano, la cui positiva soluzione è (era) stata più volte assicurata dall’attuale Ministro del Turismo e anche da qualche suo predecessore. Alla faccia delle promesse e degli slogan della semplificazione fiscale, oggi il comparto del turismo- che dovrebbe essere strategico per lo sviluppo e il rilancio economico del Paese- è una vera e propria jungla o, più folkloristicamente, uno spezzatino all’italiana.
In questo momento in Italia alberghi e ristoranti pagano l’Iva al 10%, mentre gli stabilimenti balneari al 20. Se un operatore turistico alberghiero offre servizi congressuali (affitto di una sala) fattura al 20%, anche per servizi accessori (fax, fotocopie, noleggio attrezzature), ma non per il buffet o il coffee break o il pernottamento che rimane al 10%. Se si aggiunge la fornitura di servizi balneari, allora si ritorna al 20%. Una gimkana insostenibile, con il rischio reale per molti operatori di sbagliare, anche in buona fede.
Il sistema turistico della Riviera di Rimini lo chiese da anni: serve una aliquota unica per tutti gli operatori turistici perché ciò vorrebbe dire semplificazione, trasparenza, prezzi più leggeri, migliore competitività. Ma serve ora e non quando (auspichiamo al più presto) la crisi economica sarà solo un ricordo. Oggi la concorrenza è ancora più spietata e gli altri Paesi non stanno a guardare su questo fronte e innovano e incidono: la Spagna ha bloccato l’IVA al 7% per tutti, la Francia è passata dal 19,5% al 5,5%, la Grecia è all’8% da tempo, la Germania è passata dal 19% al 7%. Solo l’Italia, Paese leader, si aggroviglia nel solito ginepraio, facendo perdere competitività alle proprie imprese e quindi inibendo gli investimenti delle stesse finalizzati all’innovazione e alla riqualificazione di strutture e servizi, soprattutto in un momento di crisi. Quello che è avvenuto ieri è gravissimo e spero che stimoli una reazione compatta dell’intero sistema turistico locale e regionale. Altro che ‘Magic Italia’! Qui siamo dalle parti di ‘Tragic Italia’