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Politica Rimini

I miei primi dieci anni. Il sindaco Ravaioli traccia il bilancio

In foto: 10 anni tra cambiamenti, conquiste e problemi ancora aperti. Nel decennale della sua elezione a sindaco di Rimini, il 27 giugno del '99, il sindaco Ravaioli traccia un bilancio. Partendo dal presupposto che "è sempre bene dare il giusto peso a tutte le cose":
10 anni tra cambiamenti, conquiste e problemi ancora aperti. Nel decennale della sua elezione a sindaco di Rimini, il 27 giugno del '99, il sindaco Ravaioli traccia un bilancio. Partendo dal presupposto che
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ven 26 giu 2009 16:35 ~ ultimo agg. 00:00
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Esattamente il 27 giugno 1999 le urne riminesi decretavano la mia prima elezione a sindaco di Rimini. La sintesi giornalistica sarebbe ‘I dieci anni di Ravaioli’. Chiedendo innanzitutto venia per un intervento che potrebbe essere interpretato come vezzo narcisistico, ritengo comunque conveniente ricordare, comparare, rileggere. Il ’99 fu la stagione dei sindaci della cosiddetta ‘società civile’, una stagione aperta con entusiasmo e quindi archiviata un po’ troppo frettolosamente. Il tentativo di spostare l’asse dei governi locali dal piano ideologico a quello puramente amministrativo è stata una grande intuizione politica (attualissima se non addirittura profetica), ‘figlia’ della speranza post Tangentopoli legata alla migliore governabilità. Peccato che non ci si sia creduto abbastanza, risucchiati i partiti nell’antico tatticismo e diffidenza. Devo dire che l’esperienza di Rimini è tra le più longeve, pur anch’essa turbolenta in alcune fasi. All’esordio, dieci anni fa, il circuito politico riminese definiva la Giunta Ravaioli ‘dilettanti allo sbaraglio’, profetizzando che non avrei ‘mangiato il panettone’ già a Natale ’99. L’impatto del rinnovamento fu brusco, senza dubbio. Rivendico, con un pizzico di orgoglio personale, che nelle mie squadre di governo sono cresciute persone che oggi ricoprono ruoli significativi in ambito politico nazionale e provinciale, e universitario. I ‘dilettanti allo sbaraglio’ di allora forse non erano tali, così come è stato qualcosa di più di una parentesi da chiudere al più presto in attesa di… il ‘Ravaioli, uomo della società civile’. Il decennio a cavallo del vecchio e nuovo secolo ha cambiato quasi tutto, anche a Rimini. In politica sono scomparsi e nati nuovi movimenti, si sono strette alleanze un tempo impensabili. Il centrosinistra è ancora forza di governo nella stragrande maggioranza dei Comuni e in ambito provinciale, ma sono cresciuti i problemi di appartenenza e di radicamento territoriale. Ogni voto, adesso, va conquistato con lavoro e fatica, e forse è giusto così perché non può essere (solo) il collante ideologico l’elemento determinante per giudicare la bontà o meno di una Amministrazione. Il centrodestra appare in crescita ma in realtà non si scosta dai valori numerici del ’99. E’ lo schieramento delle ‘occasioni mancate’ più per dinamiche locali che nazionali: lo scarso rinnovamento della sua classe dirigente continua a essere un fardello che ne affossa le ambizioni nelle tornate elettorali amministrative. In questo senso dimostra più coraggio il centrosinistra, alle prese di converso con una persistente fibrillazione frutto di personalismi e con una evidente e generale incertezza identitaria che ne limita e disturba anche l’azione di governo.

Rimini è cambiata dal ’99 ad oggi, molto più di quello che gli opinion maker pensano. Eravamo 130 mila, siamo 140 mila. Da 16 mila siamo passati a quasi 19 mila imprese. Abbiamo circa 10 mila auto private circolanti in più. I fenomeni migratori si sono irrobustiti, gli arrivi e presenze turistiche sono in lieve aumento nonostante concorrenza, rivoluzione nella rapidità di spostamento, crisi economiche. Merito, se vogliamo, anche del miglioramento della dotazione infrastrutturale realizzata e in essere (Fiera, Centro Agroalimentare, Darsena, Palacongressi, recupero ex colonie, nuova via Roma, contenitori culturali) e del consistente programma di riqualificazioni messo in atto (350 milioni di euro spesi). Abbiamo cambiato pelle in molti settori, non avendo però scompensi tali da mettere a rischio gli equilibri sostanziali della comunità. Restano sul tappeto i problemi di un luogo sempre più metropolitano: la mobilità, la sicurezza, la burocrazia. Resta soprattutto il problema dell’eccessiva lentezza dal momento della decisione sino alla concretizzazione, soprattutto allorché si tratta di opere necessitanti il contributo di Enti statali o sovracomunali. Rimini, Italia, checché se ne possa pensare attraverso una visione magica, autoassolutaria ma non realistica delle cose. Ho i miei crucci. Il primo è di non avere fatto di più per accrescere una cultura della responsabilizzazione in città: la voglia di fare e intervenire anche sulle piccole questioni crea spesso un cortocircuito che disincentiva l’impegno personale per cui ‘tocca al Comune’ o ‘è colpa del Comune’ persino se capita un incidente stradale a causa di un rosso ignorato. Il secondo è di essere in ritardo sul complesso tema del rinnovamento della macchina comunale: siamo riusciti- come era nostro obiettivo dieci anni or sono- a diminuire il numero delle figure dirigenziali ma c’è ancora tanta strada da compiere nella ricostruzione del rapporto tra cittadino e Istituzione, in cui è la struttura ad avere un ruolo fondamentale. E’ vero, il problema è lo stesso per tutte le Amministrazioni ma questo non può e non deve essere una consolazione. Il terzo è il restauro del teatro Galli che ha un valore molto più ampio e profondo di quello che qualcuno pensi o ritenga; in ogni caso, nei prossimi due anni recupereremo adeguatamente questa carenza.

Mi fermo qui, conscio che sarebbero molti altri gli argomenti dell’accusa e della difesa, i rimpianti, le gioie del ‘Ravaioli 1999/2009’. Lascio a voi, ai vostri lettori colmare gli ovvi vuoti di una lettera che per forza deve avere spazi limitati. Nel salutare e ringraziare per l’ospitalità, ricordo che in politica come nella vita è sempre bene dare il giusto peso alle cose, giudicandole con precisione e nettezza ma senza farsi prendere dall’emozione del momento. Se pensate che giusto giusto dieci anni fa premi Nobel si dicevano sicuri del fatto che a mezzanotte dell’1 gennaio 2000 tutti i computer del mondo sarebbero andati in tilt per colpa di un ‘bug’, si ha l’esatta misura di tutto ciò. A New York come sotto l’Arco d’Augusto.

(nella foto, Ravaioli versione 1999)