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Economia Provincia

Metà raccolto perso. Confagricoltura chiede stato di calamità

In foto: Confagricoltura della Provincia di Rimini intende chiedere, dati alla mano, a Provincia e Regione lo stato di calamità per il drastico calo dei raccolti dovuto alla siccità estiva.
Confagricoltura della Provincia di Rimini intende chiedere, dati alla mano, a Provincia e Regione lo stato di calamità per il drastico calo dei raccolti dovuto alla siccità estiva.
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ven 5 ott 2007 12:28 ~ ultimo agg. 30 nov 00:00
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Lo ha detto il presidente, Enrico Santini, parlando, ai microfoni di Radio Icaro, di “metà del raccolto andato perso in collina” e definendo l’estate 2007 “la più difficile degli ultimi 40 anni. Paragonabile all’anno delle mucillagini per il turismo”.

Solo duecento i millimetri di pioggia caduti da aprile a settembre, la maggior parte dei quali dovuti a fenomeni temporaleschi che poco incidono sulle falde in profondità e quindi sui raccolti.
Con lo stato di calamità gli agricoltori avrebbero sgravi sulle imposte sul reddito agricolo, mutui a tasso agevolato e rateizzazione dei pagamenti.

La crisi ha riguardato l’intero comparto, specie i due ambiti di maggior tipicità del territorio: olio e vino.
I produttori stimano una diminuzione nel raccolto delle olive ad esempio del 40%, con una perdità di oltre un milione di euro.
A passarsela peggio la collina dove il calo di precipitazioni ha fatto più danni: meno 50% del raccolto di uve, rispetto al meno 25 della pianura. E proprio i vigneti mostrano maggiore sofferenza. Le due cantine sociali più rappresentative del territorio, Rocche Malatestiane e Terre Riminesi, hanno perso 60mila quintali di uva. In generale in provincia il calo è stato di 100mila, su una potenzialità di 300mila. Ad aggravare la situazione anche la resa diminuita del 8-10%. Inoltre, ulteriore aggravio economico, i produttori riminesi stanno ancora aspettando il saldo del raccolto 2006. A parziale consolazione una qualità che si annuncia elevatissima.
Non solo vino ed olio sono però in difficoltà: meno 25% ad esempio per i cereali e meno 40% per le colture da seme, come insalata, carote e cavoli.
E, guardando avanti, le prospettive non sono rosee.

(Newsrimini.it)