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Rimini

Sicurezza sui cantieri: servono controlli, ma anche prevenzione e formazione

In foto: In un territorio dove il settore edile è uno dei più dinamici, la sicurezza sui cantieri è un tema primario. Se ne è parlato a Rimini in un seminario promosso dal Collegio Costruttori Edili.
In un territorio dove il settore edile è uno dei più dinamici, la sicurezza sui cantieri è un tema primario. Se ne è parlato a Rimini in un seminario promosso dal Collegio Costruttori Edili.
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gio 31 mag 2007 09:45 ~ ultimo agg. 30 nov 00:00
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Nel 2006 a Rimini gli incidenti nei cantieri sono stati in leggero calo, ma il problema resta attuale. Servono sì controlli, ma anche consapevolezza. La sicurezza nasce infatti a priori: il 60% degli incidenti mortali sul cantiere dipendono da scelte effettuate prima dell’inizio dei lavori.
“Dobbiamo intervenire con controlli e sanzioni – ci spiega l’assessore comunale alle Politiche del Lavoro Anna Maria Fiori – ma si deve anche creare una cultura della sicurezza, come si sta facendo appunto con questo seminario”.
A Rimini Comune e Ausl hanno di recente firmato un accordo per intensificare la prevenzione.
Un ruolo centrale deve avere però anche la formazione. A Rimini la Scuola Professionale Edile fornisce ai 4.000 addetti delle 600 imprese riminesi una preparazione sempre più necessaria. Da cui però molti, quelli sconosciuti alla cassa edile, restano fuori.
“E’ impossibile conoscere il numero preciso delle persone che lavorano nei cantieri – spiega Andrea Cecchini, Direttore della Scuola Edile di Rimini – perché molti vengono da fuori. La formazione é fondamentale. Noi facciamo i corsi gli addetti ai ponteggi: per legge, devono indossare le cinture di sicurezza, e ci troviamo con la stragrande maggioranza di persone che non erano neanche in grado di indossarle”.
Il seminario rientra nel mese della sicurezza promosso dall’associazione nazionale costruttori edili, cui aderisce anche il Collegio Costruttori riminese. Il 15 giugno, nella sede del Collegio in piazza Cavour ci sarà una tavola rotonda sul tema sicurezza.

Pubblichiamo il testo dell’intervento tenuto dall’assessore Fiori al seminario

Il cantiere ha sempre rappresentato il luogo del sostanziamento dell’ideazione, dove prende forma e assume concretezza il progetto. Il settore delle costruzioni ha visto, a livello provinciale, un saldo attivo di 64 imprese nel settore delle costruzioni di cui 22 nel territorio riminese

Tuttavia, nonostante i dati positivi del settore e le attività messe in atto da Organismi sociali e di categoria nonché dalle stesse Istituzioni, l’andamento degli infortuni evidenzia, nel settore edilizio, livelli ancora purtroppo preoccupanti anche se nel 2006 in lieve flessione rispetto all’anno precedente.

Dall’analisi degli eventi emerge con evidenza come ancora la caduta dall’alto rappresenti la principale causa di infortuni gravi e mortali registrati in Regione.Ciò impone un’azione più decisa da parte di tutte le componenti del sistema di prevenzione, ed in primo luogo dei datori di lavoro e dei lavoratori stessi, per determinare una svolta sull’andamento del fenomeno infortunistico.
Un ruolo strategico è quello svolto dai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL, che, oltre alle iniziative di informazione e facilitazione, ogni anno mediamente controllano un numero rilevante di cantieri. Nell’anno 2006 sono stati controllati complessivamente 330 cantieri.

Il decreto legislativo 494/96 riguardante la sicurezza sui cantieri temporanei o mobili, è senza dubbio una importante norma di derivazione europea che ha posto le basi per migliorare le condizioni di lavoro nel settore delle costruzioni, dove, più alti sono gli infortuni sia in relazione alla loro gravità che alla loro frequenza.
Uno degli aspetti principali che ha orientato la normativa del settore costruzioni è che “il 60% degli incidenti mortali sul cantiere dipendono da una causa determinata da scelte effettuate prima dell’inizio dei lavori”.
Quest’affermazione, sostenuta dalla Commissione europea che ha steso la direttiva, rompe formalmente la barriera di luoghi comuni che ha fino ad oggi avvolto l’infortunio dell’operaio edile: l’ineluttabilità dell’evento, l’impossibilità di progettare un luogo di lavoro sicuro, la forte componente “soggettiva” della responsabilità dell’infortunio chiamando in causa più direttamente, (quale momento principale del nuovo “sistema” della sicurezza) l’organizzazione del lavoro, le varie figure che svolgono ruoli determinanti nella vita dei cantieri, il costo dell’opera e la necessità di comprendervi i costi per la prevenzione, l’informazione e la formazione dei lavoratori.
La prevenzione non deve essere più considerata come un fatto marginale e contingente ma diventa una questione di programmazione, di pianificazione economica, di coinvolgimento e responsabilizzazione di tutti coloro che a qualsiasi titolo entrano nel processo produttivo (imprese, dipendenti, tecnici, professionisti, ecc.).

Si tratta di rendere disponibili tutti gli strumenti e le conoscenze per il rispetto e l’applicazione effettiva (e non solo formale) delle misure di prevenzione e sicurezza e di verificare in maniera puntuale, nei controlli, l’impostazione progettuale e le misure operative messe in atto.
Per quanto riguarda il versante della promozione e della formazione è necessario fare un salto di qualità affinché tutti i soggetti, dai lavoratori e dagli imprenditori, siano pienamente responsabili della salvaguardia della salute.
Questo rafforza il ruolo strategico degli Enti locali, delle Organizzazioni sindacali e datoriali, della scuola e dell’Università, degli Ordini e Collegi professionali, delle scuole imprenditoriali e la crescita dei comitati paritetici territoriali e dei Rappresentanti dei Lavoratori per la sicurezza

Ed è in questa logica di azione ad ampio raggio attraverso fasi definite che si è mosso recentemente il Comune di Rimini affrontando anche il problema degli infortuni in edilizia nell’ambito del protocollo che stiamo approntando insieme all’ AUSL. Infatti il Comune e Az.USL considerata l’importanza delle tematiche relative alla sicurezza sul lavoro hanno deciso di attuare un accordo per intensificare le azioni preventive nei confronti di rischi e di possibili incidenti sui cantieri edili.

Avvalendosi degli operatori di Polizia Municipale, nell’ambito delle verifiche e dei controlli di polizia edilizia nei cantieri , questi provvederanno a rilevare le situazioni di grave rischio infortunistico ed igienico e a darne segnalazione tramite l’ufficio edilizia e ambiente della PM, all’organo di vigilanza.

L’estrema varietà delle situazioni lavorative e l’introduzione di tecnologie avanzate, in un ambito quale è quello dell’edilizia, costituiscono delle difficoltà che ostacolano i processi di miglioramento dei cantieri, ovvero quei processi che fanno emergere la selezione di imprese effettivamente compatibili con la costruzione dell’opera in sicurezza, nel rispetto della filosofia che scaturisce dai decreti legislativi 494/96 e 528/99.
Tutto questo è ulteriormente aggravato dalla variabilità delle opere edili e dalla contemporaneità delle varie attività anche in condizioni ambientali sfavorevoli.

Il numero dei morti sul lavoro è ancora molto alto proprio a causa di mancanza di cultura della sicurezza; serve invece una cultura che porti a cambiare mentalità, metodologie e abitudini di lavoro; che conformi i comportamenti ad un modo di lavorare più sicuro per tutti. Molto spesso in edilizia, nelle piccole aziende familiari, sono proprio i titolari o i loro figli a perdere la vita. Questo significa che non c’è formazione alla sicurezza: Ad esempio nelle scuole che preparano i professionisti della progettazione ( geometra, architettura, ingegneria) non ci sono corsi che contemplano lo studio della sicurezza. In edilizia vi sono inoltre dalle 700 alle 800 mila imprese di cui meno di 60 mila hanno una sorta di certificazione. Il problema è che per aprire un impresa edile basta solo l’iscrizione alla Camera di Commercio. Non vengono richiesti titoli, idoneità o capacità professionali. Né tantomeno tirocini specifici.

L’analisi in dettaglio delle problematiche inerenti questo particolare settore permette di individuare alcuni elementi di criticità rapportabili alle principali concause di infortunio:
– contrasto tra l’evoluzione della progettazione e delle tecniche di costruzione con modalità di lavoro non sempre rispettose delle normative vigenti;
– idoneità tecnico professionale delle imprese e dei lavoratori autonomi;
– carenza di formazione/informazione/addestramento delle maestranze;
– presenza di lavoro irregolare;
– parcellizzazione dell’organizzazione di impresa, con il ricorso sistematico al subappalto con relativa riduzione dei costi che vanno a discapito della qualità e della sicurezza;
– introduzione di nuove forme contrattuali, cosiddette “temporanee”, come il comando o il distaccamento;
– affidamento dei lavori “al massimo ribasso”.
Questo ha permesso di individuare alcuni obiettivi “base”, su cui indirizzare le azioni:
* sensibilizzare la committenza, pubblica e privata, verso una corretta pianificazione e progettazione della sicurezza nei cantieri nonché una puntuale selezione delle ditte in base alla verifica del possesso dell’idoneità tecnico professionale;
* sensibilizzazione e coinvolgimento della pubblica amministrazione alle problematiche della tutela della salute e della sicurezza, anche come “soggetto moltiplicatore” dei messaggi di prevenzione sul territorio;
* aumento dei livelli di qualità della pianificazione/progettazione della sicurezza;
* interventi rivolti alla committenza e alle imprese per la riduzione del ricorso al lavoro irregolare;
* miglioramento della qualità degli interventi di vigilanza e controllo, insieme con iniziative di facilitazione e informazione;
* diffusione delle conoscenze finalizzate alla crescita complessiva della cultura della sicurezza.

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Occorre intervenire su due versanti: quello legislativo e quello contrattuale, senza tralasciare l’importanza di una forte campagna di sensibilizzazione verso l’ opinione pubblica e verso ogni singolo lavoratore: perché la difesa della propria salute comincia da ognuno di noi. Riconoscere le situazioni di pericolo è alla base di ogni comportamento utile alla prevenzione. Poi è necessario fare in modo che questa diventi prassi comune anche nell’organizzazione del lavoro e della società per non lasciare il lavoratore solo, occorre, insomma svegliare le coscienze e reagire.

Sposo in pieno una delle proposte della FILCA per l’istituzione di una patente a punti per le imprese, ottenuta dopo un’adeguata preparazione su legislazione del lavoro, sicurezza delle normative antinfortunistiche, possesso dei requisiti professionali e tecnico organizzativi. Una patente che metta in grado l’impresa di lavorare e che, in caso di gravi inadempienze riguardo le norme di sicurezza dei lavoratori, possa essere sospesa o revocata

Anche se recentemente sono stati introdotti provvedimenti importanti: il DURC e il decreto Bersani, questi non sono ancora sufficienti se non si continuerà nella logica del potenziamento dei controlli e della certezza della sanzione.

Il DURC ha portato novità di rilievo che però vanno rafforzate con l’introduzione del criterio della congruità contributiva ( ossia va rapportato il valore dell’opera da realizzare con il valore del lavoro e quindi del numero dei lavoratori effettivi impiegati in cantiere).

Concludo con una recente dichiarazione del presidente della repubblica. “ le morti sul lavoro sono intollerabili. Occorrono leggi e il controllo dello Stato, ma soprattutto il controllo delle imprese, dei loro dirigenti, dei lavoratori e dei loro rappresentanti.”

In realtà le leggi ci sono e sono anche fatte bene; quello che manca purtroppo sono i controlli. Per aumentarli bisogna aumentare il personale ispettivo soprattutto nelle ASL che rappresentano l’organo di vigilanza preposto ai controlli per la sicurezza sul lavoro. E’ inutile fare un testo unico per la sicurezza se poi non si rafforza il personale delle ASL che hanno molte aziende da controllare. Sarebbe necessario inoltre rafforzare la formazione dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (ora sono 32) ed aumentare il numero delle ore a disposizione per svolgere il loro ruolo (40 sono poche).

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