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Il Sangiovese soffre la crisi. Ma sulla soluzione gli enti si dividono

I vini doc romagnoli cercano soluzioni per la crisi, anche se non è semplice mettere tutti d’accordo. E’ in particolare il rapporto qualità prezzo che fatica a tenere il passo di una concorrenza sempre più globalizzata. Il Sangiovese di California, ad esempio, è molto più competitivo. L’Ente Tutela Vini di Romagna ha allora prospettato in una recente circolare un intervento sulla quantità, con la riduzione delle rese per ettaro. Secco il no del Tavolo Verde Interprovinciale, che comprende le associazioni di agricoltori, le cooperative, le cantine e le amministrazioni delle province romagnole. Ridurre le rese sarebbe, economicamente parlando, darsi la zappa sui piedi. Meglio allora intervenire sui disciplinari, innalzando di un grado alcolico le uve per tutte le tipologie delle Doc, ad eccezione del Sangiovese Doc superiore, per cui si propone mezzo grado. Vietando, però, le pratiche di arricchimento dei mosti come lo zuccheraggio o l’aggiunta di altri vini o mosti. La proposta è condivisa, in particolare, dagli assessori delle province di Rimini e Forlì-Cesena.
Rimini, intanto, è al lavoro per aumentare la gamma di Doc del marchio “Colli di Rimini”. Dopo Rosso, Bianco, Cabernet Sauvignon, Biancame e Rebola, la Provincia ha incaricato il Centro Ricerche Produzioni Animali di Cesena di avviare le procedure per le Doc Sangiovese e Chardonnay.
In provincia di Rimini la viticoltura interessa circa 2.500 aziende agricole, spesso di dimensioni contenuto. Mediamente si raccolgono dalla vendemmia 300mila quintali di uva, da cui si producono circa 200mila ettolitri di vino. Nel 2005 circa il 60% della superficie provinciale a vigneto era idoneo alla produzione di vini doc, per un totale di 1953 ettari.