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Se ne é andato Gianfranco Micucci, il sindaco rock

E non solo perché gli piaceva suonare la batteria, come fece in piazza Cavour a Rimini per il cd benefico “Per la pace. Contro la fame”.
Era rock perché se “rock” vuol dire “spezzare”, lui canoni e convenzioni li ha spesso spezzati, senza troppi compromessi o sfumature. Consapevole dei rischi che questo comportava.
Nei suoi 14 anni alla guida di Cattolica Micucci ha lasciato il segno. Segni visibili: le fontane, le rotatorie che hanno sostituito tutti i semafori, congedati con doveroso funerale, e la nuova Darsena, un’opera voluta da Micucci anche se lui all’inaugurazione, due mesi fa, non c’era. Ma ha lasciato soprattutto il segno della sua personalità unica: estroso, geniale, provocatorio e paradossale. E anche scomodo e discusso, come deve mettere in conto chi sceglie di farsi guidare solo da sé stesso. Ma per i cattolichini restava ancora il sindaco, anche se per legge aveva dovuto lasciare la carica dopo due mandati.
Micucci aveva sempre pronta la mossa a sorpresa, tanto da far nascere un neologismo,
“micucciate”, per le sue idee originali. Come quando inaugurò il parco Le Navi vestito da corsaro, quando si giocò un busto di Marx a biliardino con l’allora sindaco di Riccione Masini o quando, per inaugurare una piscina, sfidò il vicino di casa Valentino Rossi in una gara di pedalò.
Micucci era imprevedibile. E’ alla sua imprevedibilità purtroppo è stato coerente fino alla fine.

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