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Sciopero alla Granarolo. Adesione di tutti i dipendenti

Ieri tutte le filiali erano rimaste chiuse per impedire all’azienda di anticipare la fuoriuscita dei prodotti e la
consegna degli ordini.
“Il presidente Luciano Sita ha risposto alla manifestazione dei lavoratori scendendo nel piazzale dello stabilimento Granarolo di Bologna e dichiarando che l’azienda è sempre stata
disponibile a trattare ed è sensibile ai drammi di chi perde il posto di lavoro – ha dichiarato Giordano Giovannini, segretario generale Flai dell’Emilia-Romagna – attendiamo i fatti: ritiro
dei licenziamenti e presentazione del piano industriale sul futuro del gruppo”.
“La vertenza che da alcune settimane sta assumendo toni aspri mai registrati nelle relazioni sindacali del gruppo (1.900 addetti distribuiti in tutta Italia) ha registrato in queste ore punte di forte tensione – ha aggiunto il sindacalista – anche per le forzature che l’azienda ha tentato di fare con l’obiettivo di fare saltare lo sciopero, ma ha anche manifestato la grande maturita’ dei lavoratori che non si sono fatti fuorviare, hanno creduto nelle iniziative del sindacato e soprattutto hanno manifestato convinzione sulle parole d’ordine al centro dello sciopero: no alla politica dei due tempi (prima i tagli e le chiusure e poi la discussione sullo sviluppo);
ritiro delle procedure di licenziamento; avvio subito di un tavolo di confronto sul piano industriale che deve essere corredato dei necessari investimenti e fornire le garanzie per
il rilancio e consolidamento del Gruppo a partire dal risanamento di Yogolat, da scelte chiare sulle diversificazioni produttive (caseari e yogurt in primis), dal mantenimento dei siti produttivi (a partire da Merlo per finire alla centrale
latte Rimini)”.
“Molteplici – ha ricordato Giovannini – sono stati in questi giorni i pronunciamenti, anche fuori dal sindacato, da parte di istituzioni, parlamentari, e anche altre rappresentanze della
filiera come i produttori, i servizi, i trasportatori, e tutto l’indotto, che chiedono a Granarolo di sedersi a un tavolo per
riprendere la discussione partendo da un piano industriali che salvaguardino produzioni, siti, territori. E’ mai possibile che l’azienda possa pensare di poter perseverare nel suo diniego
senza pagarne prezzi pesanti anche sul piano dell’immagine e della credibilita’ come importante azienda regionale e
nazionale?”.