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Il primo Iper non si scorda mai. Quando la Romagna scoprì il Megastore

In foto: Il primo iper non si scorda mai. Alla vigilia dell'apertura dei due nuove centri commerciali riminesi, le befane e il Malatesta, siamo tornati all'epoca in cui aprì il primo megastore nel nostro territorio.
Il primo iper non si scorda mai. 
Alla vigilia dell'apertura dei due nuove centri commerciali riminesi, le befane e il Malatesta, siamo tornati all'epoca in cui aprì il primo megastore nel nostro territorio.
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dom 20 nov 2005 09:15 ~ ultimo agg. 00:00
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Sembra ieri, e invece sono passati 13 anni da quando la Riviera ha conosciuto la parola Iper. Era il 21 ottobre del ’92 quando il Romagna Center a Savignano Mare aprì al pubblico. Il primo megastore del territorio era una novità, e proprio su questo puntava la campagna di lancio. “Dimensioni: non calcolabili”, si leggeva in una pubblicità che rifaceva il verso a uno sbarco degli alieni. Ed erano un fatto inaudito le stesse dimensioni della campagna promozionale: l’edizione riminese del Resto del Carlino del 21 ottobre, su 10 pagine, ne aveva 5 intere di pubblicità dell’Iper.
Ma le ripercussioni del nuovo colosso sul medio e piccolo commercio erano chiare? Proprio il nuovo centro ne faceva un punto di forza: “Apre Media World, e tutti gli altri diventano piccoli”, oppure “Media World vi aspetta fuori dalla confusione e dal traffico della città”, intuendo quello che era il punto debole del commercio tradizionale: proprio nei giorni scorsi, i commercianti del centro storico di Rimini sono tornati a rivendicare di fronte all’amministrazione l’urgenza di parcheggi e accessi più agevoli. Allora questi aspetti si intuivano, anche se forse non in tutto il loro peso: dei tre quotidiani riminesi dell’epoca, solo Il Messaggero approfondì la questione, interpellando le categorie economiche dei capoluoghi romagnoli. Anche perché il successo dell’Iper sorprese oltre a quanto si immaginava: nel primo giorno, la ressa fu enorme. Lo raccontò, con ironia, l’inviato del Messaggero, che colse anche i particolari in cui il modo di vivere la spesa veniva rivoluzionato: le peregrinazioni tra parcheggi oceanici; i carrelli che, si leggeva, necessitavano di patente D; le borse da chiudere o consegnare quando si passava da un negozio all’altro, la famiglia che dentro si separava, ognuno nei suoi reparti di interesse. Il Romagna Center scrisse nuovi parametri. Puntava sulle dimensioni e sulla varietà, era il posto dove si andava per comprare un tv color e si poteva uscire coi biglietti per le Maldive. Oggi, anche i nuovi iper devono fare i conti con quei parametri: non basta più parlare solo di metri quadri, perciò bisogna puntare su altri fattori per conquistare il cliente. Cliente, che a sua volta è cresciuto ed è più smaliziato. Forse non si fa più sorprendere come all’inizio da quella scenografia, scriveva la Gazzetta di Rimini, “fatta apposta per non uscire a mani vuote”. Eppure al primo impatto con quei carrelli extralarge, in molti si sono chiesti come sarebbe mai stato possibile riempirli. E invece alla fine non bastavano.