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Rimini

Dipendenti Granarolo in agistazione. le istituzioni promettono appoggio

In foto: Continuano le proteste dei lavoratori della Granarolo di Rimini contro la chiusura dello stabilimento.
Continuano le proteste dei lavoratori della Granarolo di Rimini contro la chiusura dello stabilimento.
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gio 17 nov 2005 19:15 ~ ultimo agg. 00:00
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Oggi, oltre ai dipendenti riminesi, hanno incrociato le braccia anche quelli di Milano e Bologna.
Il vice presidente della Provincia di Rimini, Maurizio Taormina, prima di incontrare in serata i lavoratori della Granarolo, ha espresso in una nota il sostegno delle istituzioni.
”La Provincia e il comune di Rimini – si legge nella nota – é impegnata a trovare soluzioni positive alla prospettata chiusura dello stabilimento, pensando invece a un piano industriale che punti alla sua riqualificazione”.
Solidarietà per i lavoratori anche dal presidente del Consiglio Comunale di Rimini Cesare Mangianti, che ha provveduto a informare della situazione gli esponenti nazionali del Partito.
Domani lo sciopero generale indetto a livello nazionale.
questa mattin sit in di protesta, a sorpresa, davanti agli stabilimenti riminesi della Granarolo. Gi operai hanno incrociato le braccia, e per solidarietà anche i colleghi di Milano e Bologna hanno bloccato per un giorno la produzione di latte. In particolare la palazzina dirigenziale di Luciano Sita, questa mattina, a Bologna è stata raggiunta da una delegazione di operai che ha protestato con cori e striscioni.
“Il problema della Granarolo non è solo riminese- ricordano i protestatari che questa mattina hanno scioperato per scongiurare la sospensione dell’attività. E l’intenzione, confermano gli operai, non pare quella di fermarsi.
Gli operai sono peraltro forti del sostegno degli amministratori locali: proprio un mese fa il presidente della Granarolo Luciano Sita è stato ricevuto dal Sindaco di Rimini Alberto Ravaioli, dal Presidente della Provincia Fernando Fabbri e dal Vicepresidente Maurizio Taormina, che hanno chiesto il mantenimento del presidio produttivo, la salvaguardia dei posti di lavoro e il trasferimento delle problematiche, che il processo di riorganizzazione complessiva di Granarolo solleva, ad un tavolo nazionale al Ministero del Welfare.

L’intervento di Taormina:
“Tutto il sostegno ai lavoratori dello stabilimento Granarolo di Rimini.
La Provincia di Rimini congiuntamente al Comune di Rimini è impegnata per trovare soluzioni positive alla prospettata chiusura dello stabilimento.
Granarolo è un pezzo della storia (con la centrale del latte di Rimini) del nostro territorio. La sua funzione è ancora attuale, l’invito rivolto alla proprietà è di riconsiderare l’ipotesi di chiusura dello stabilimento, che
penalizzerebbe i lavoratori dipendenti, i collaboratori, i produttori di latte
dell’area romagnola e l’intera economia della provincia, impoverendola ulteriormente, con l’eventuale chiusura, di una produzione di pregio.
L’obbiettivo, per cui ci rendiamo disponibili come amministratori locali è di rilanciare, con un nuovo piano industriale che punti alla riqualificazione dello stabilimento e a orientare la produzione coerentemente alle necessità di sviluppo che il “particolare mercato” della riviera richiede”.

La dichiarazione di Mangianti:

“La gravissima situazione occupazionale che scaturirà dalla chiusura dello stabilimento Granarolo di Rimini è un problema che deve obbligatoriamente investire l’intero tessuto sociale, imprenditoriale e istituzionale riminese.

Mi associo alla massima solidarietà verso i lavoratori data da Comune e Provincia, e sono d’accordo nell’investire della cosa i vertici regionali e nazionali, utilizzando anche gli strumenti messi a disposizione dal Parlamento.Da parte mia ho già provveduto a informare gli esponenti nazionali del Partito di Rifondazione Comunista della situazione.

Vale la pena ribadire che in questo delicatissimo momento tutte le istituzioni debbano stare accanto e sostenere la lotta dei lavoratori della Granarolo. La chiusura dello stabilimento, frutto di una decisione unilaterale e incomprensibile della proprietà, mette a rischio il futuro dei dipendenti e delle loro famiglie e lascia intravedere nere conseguenze anche per l’indotto e per l’intera economia riminese.”