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La provincia presenta le abitudini alimentari degli italiani

In foto: Gli italiani tornano alla semplicità, almeno in fatto di cibo. La ricerca commissionata dalla provincia ad Astra sull'evoluzione degli stili alimentari evidenzia la maggiore attenzione alla marca del territorio e la crescita dell'amore per il cibo. La tendenza è quella di mangiare più spesso a casa con pasti rapidi. La ricerca nel dettaglio:
Gli italiani tornano alla semplicità, almeno in fatto di cibo. La ricerca commissionata dalla provincia ad Astra sull'evoluzione degli stili alimentari evidenzia la maggiore attenzione alla marca del territorio e la crescita dell'amore per il cibo. La tendenza è quella di mangiare più spesso a casa con pasti rapidi. La ricerca nel dettaglio:
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mer 19 ott 2005 09:38 ~ ultimo agg. 00:00
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GLI ITALIANI E LA PROVINCIA DI RIMINI

i risultati della ricerca promossa dalla Provincia di Rimini
e realizzata da Astra Ricerche

Presentiamo qui di seguito i risultati dell’indagine demoscopica realizzata nel gennaio 2005 da Astra Ricerche per conto della Provincia di Rimini tramite 2.001 interviste telefoniche somministrate col metodo CATI (Computer Aided Telephone Interviewing) ad un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 15 anni in su. Procediamo per punti.

1)L’84% dei nostri concittadini (pari a 41.7 milioni su 49.7) conosce la provincia di Rimini, definita nella domanda come “quella che comprende anche Riccione, Bellaria, Cattolica, Sant’Arcangelo, Saludecio”. Le rare eccezioni sono costituite prevalentemente dai residenti nel centro-sud (dalla linea che unisce Grosseto ad Ascoli Piceno in giù), i pensionati e le casalinghe oltre ai lavoratori autonomi, i soggetti medio-bassi/bassi per scolarità e reddito, i tardo-adulti e gli anziani dai 55 anni in su così come i 15-17enni.

2)Quasi un terzo degli adulti conosce Rimini, ne ha letto, ne ha sentito parlare, l’ha vista al cinema o alla televisione ma non vi è mai stato (si tratta di 15.5 milioni, con accentuazioni sopra la media che riguardano gli stessi gruppi sociali sopra citati, con l’aggiunta dei 18-34enni).

3)Quasi la metà del Paese é stato a Rimini e/o ci va tuttora per vacanza: si tratta di ben 22.3 milioni di adulti (in particolare uomini, 35-64enni, residenti nelle regioni ‘rosse’ e nel nord-ovest oltre che nei comuni superiori a 100mila abitanti, impiegati/quadri/tecnici/insegnanti e imprenditori/dirigen-ti/professionisti, con bambini e pre-adolescenti in famiglia, sia laureati sia con la licenza media).

4)Vanno poi considerati coloro che sono stati o vanno nella provincia di Rimini per motivi di lavoro o di famiglia: rispettivamente il 7% per lavoro (pari a 3.4 milioni di 14-79enni: in particolare uomini, 25-54enni, residenti nel nord-ovest e in Lazio/Abruzzo/Molise/Sardegna, sia imprenditori e dirigenti sia lavoratori autonomi e salariati) e quasi il 4% per visitare parenti (1.7 milioni: specie 35-64enni, residenti nei comuni piccoli e nelle regioni ‘rosse’, di ogni classe socio-economica).

5)Infine troviamo coloro che a Rimini e nella provincia abitano o hanno abitato: un po’ più di 600mila, cioè poco più dell’1% degli intervistati (con accentuazioni positive tra i 18-34enni e gli appartenenti al ceto medio impiegatizio o alla classe operaia, braccianti e commessi inclusi).

Dunque é gigantesca la quota della popolazione che ha ‘toccato con mano’ quest’area, che é una delle pochissime province italiane di cui ha avuto esperienza diretta la maggioranza del Paese, pur avendo un potenziale demografico piuttosto limitato.

É stato poi chiesto all’equivalente dei 41.7 milioni di conoscitori della provincia “anche solo per averla sentita nominare” quali siano i prodotti alimentari e le bevande che costoro associano a Rimini, ossia considerano tipici di questa provincia.

Trattandosi di una domanda ‘aperta’, cioè senza suggerimento di modalità di risposta pre-definite, é normale che il 40% non indichi alcunché. Gli altri propongono la seguente classifica:

trionfa la cosiddetta piadina romagnola o piada, indicata da 18 milioni (qui le accentuazioni riguardano i 18-44enni, i residenti nella ricca provincia del centro-nord con in testa Lombardia e Piemonte addirittura al di sopra delle regioni ‘rosse’, gli imprendi-tori/dirigenti/professionisti così come – a pari merito – i salariati e gli impiegati/docenti con l’ovvia aggiunta degli studenti, i diplomati e i laureati, i soggetti di classe socio-economica media e medio-alta/alta, coloro che accedono ad Internet)

al secondo posto, assai staccato, c’é il pesce dell’Adriatico, indicato da 7.3 milioni di persone (qui il ‘picco’ riguarda i 55-64enni)

al terzo il Sangiovese, spontaneamente segnalato da 6.3 milioni di adulti (in particolare 45-64enni); gli altri vini ottengono segnalazioni molto basse

2.4 milioni parlano dei formaggi molli (più noti ai 45-54enni e nelle regioni ‘rosse’), con altri 1.4 milioni che si aggiungono citando i formaggi di fossa (al di sopra della media gli ultra54enni e i residenti nel Triveneto non meno che nelle solite regioni ‘rosse’)

troviamo poi i passatelli (5.4 milioni: prevalentemente ultra44enni e residenti nel nord-ovest così come nei comuni con più di 30mila abitanti); la pasta ripiena (1.5 milioni: al di sopra della media gli ultra44enni, i residenti nei comuni medi e grandi, questa volta gli abruzzesi con i molisani e i laziali); le tagliatelle (di cui Rimini diviene la capitale per 0.9 milioni di adulti: specie dai 35 anni in su, residenti nelle aree metropolitane e nelle regioni ‘rosse’, pensionati e salariati); ed infine la pasta al forno, segnalata come tipicissima da 0.8 milioni di italiani

0.9 milioni citano eccellenze tipiche in campo ortofrutticolo (specie anziani del nord-ovest, metropolitani, pensionati e su livelli medio/medio-bassi per reddito e scolarità ma internauti)

i salumi, gli insaccati sono segnalati da 0.6 milioni di italiani, mentre una congerie di altri prodotti (a partire dal miele) ottengono citazioni ancora più basse.

La conoscenza “anche solo per sentito nominare”, questa volta sollecitata tramite un’apposita domanda ‘chiusa’, di quattro tipi di prodotti, mette in luce ovviamente dati diversi e maggiori:

1.al primo posto troviamo il vino (Sangiovese ma qui anche Albana e Trebbiano) considerato tipico di questa provincia da 13.4 milioni di adulti (al di sopra della media ci sono – senza differenze di età – i residenti nei comuni medio-piccoli e nel nord-ovest oltre che ovviamente nelle regioni ‘rosse’, gli imprenditori/dirigenti/profes-sionisti e i lavoratori autonomi)

2.al secondo posto incontriamo i formaggi, segnalati come tipici da 7.5 milioni di 14-79enni (le accentuazioni positive riguardano i 15-24enni e i 55-64enni, i residenti da Piacenza a Isernia, coloro che vivono nelle città con più di 250mila abitanti, i ceti previlegiati e comunque i percettori di redditi medio-alti e alti)

3.segue poi l’olio d’oliva, ritenuto tipico del riminese da 5.8 milioni di adulti (specie giovanissimi e 45-54enni, residenti nelle metropoli e nelle consuete regioni ‘rosse’, salariati e appartenenti ai ceti superiori ma anche – a scapito della classe media – a quelli inferiori)

4.la quarta e ultima categoria oggetto di analisi é quella del miele, indicato come tipico di questa provincia da 4.4 milioni di adulti (sia giovanissimi sia 55-64enni, residenti non solo nelle regioni ‘rosse’ ma anche nel sud continentale oltre che nelle città con più di 250mila abitanti, tra gli imprenditori/dirigenti/profes-sionisti non meno che tra i pensionati).

In sostanza, appare rilevante la variegata tradizione eno-gastronomica del riminese, la quale vanta prodotti alimentari d’eccellenza nei primi piatti, nei secondi, ecc., riuscendo persino ad accapparrarsi elementi dell’intera tradizione emiliano-romagnola: il riminese, per la sua forza attrattiva e l’immensa capacità di coinvolgimento – a volte sembra togliere alla grassa Bologna la leadership, su questo terreno, dell’intera regione, in ogni caso funzionando spesso da ambasciatrice di massa di tutta l’area che va da Piacenza a Pesaro.

GLI ITALIANI E L’OLIO EXTRA-VERGINE DI OLIVA

i risultati della ricerca promossa dalla Provincia di Rimini
e realizzata da Astra Ricerche

In che modo gli italiani dai 15 anni in su condiscono e insaporiscono l’insalata, le verdure crude e cotte, la pasta, certi pesci e carni? E con quali prodotti alimentari cucinano e friggono? E quali sono le loro preferenze in merito? Quanto è noto l’olio extra-vergine prodotto nel riminese? A queste domande ha risposto l’indagine demoscopica realizzata da Astra Ricerche nel febbraio-marzo 2005 tramite 2001 interviste telefoniche ad un campione rappresentativo dei 49.7 milioni di italiani ultra14enni.

Vediamo i principali risultati di questa ricerca, commissionata dalla Provincia di Rimini.

1)Se parliamo dei prodotti alimentari che servono a condire e a insaporire l’insalata, le verdure, la pasta, certi pesci e carni notiamo l’assoluto prevalere dell’olio extra-vergine di oliva, utilizzato – regolarmente o saltuariamente – dal 90% dei nostri connazionali. Le accentuazioni riguardano il centro-sud (dalla linea che congiunge Grosseto ad Ascoli Piceno in giù), i residenti nelle città più grandi, gli uomini, i 15-24enni ed in particolare gli studenti, i 45-54enni, i salariati ma anche i soggetti con titolo di studio, reddito e consumi più elevati della media, oltre agli internauti: dunque un’Italia giovane, attiva, colta e moderna. La tavola 1 allegata in fondo mostra la relativa classifica.

2)Se parliamo, invece, dei prodotti che servono per cucinare e friggere, come si osserva nella seconda tabella (sempre in allegato), l’olio extra-vergine di oliva viene superato dall’olio di semi e simili, coinvolgendo – regolarmente o saltuariamente – il 54% degli adulti (cioè 26.8 milioni di persone: qui con accentuazioni al di sopra della media che coinvolgono gli uomini, il sud continentale e la Sicilia, i 18-24enni e i 45-54enni, gli imprenditori/dirigenti/professionisti e i commercianti/esercenti/artigiani con gli studenti, i laureati e i soggetti con la licenza media, la classe media e gli accedenti ad Internet.
3)A coloro che prediligono l’olio extra-vergine di oliva per condire, e/o cucinare e friggere, che sono 45.3 milioni di nostri connazionali (il 91% del campione) è stato chiesto quali siano i motivi per i quali preferiscono l’olio extra-vergine di oliva. Come si vede dalla terza tabella, sempre in allegato, sono otto le ragioni più importanti, tutte comprese tra l’80% e il 66% di questo vastissimo sub-campione: nell’ordine la naturalità/genuinità (80%), l’essere gustoso e saporito (79%), la bontà (78%), la salutarietà (75%), l’origine italiana (70%), la digeribilità (70%), il potere di esaltare il sapore dei cibi (68%), l’essere usato da sempre in casa (66%). Le caratteristiche che motivano al consumo dell’olio extra-vergine di oliva comprese tra il 65% e il 52% sono sei: la tradizionalità (65%), il fatto che piace a familiari e ad amici (59%), il profumo (57%), la leggerezza (56%), il provenire da una zona di origine specifica (56%), l’essere garantito da una DOP (52%). Tra il 39% e il 30% si citano il consiglio di medici e dietologi (39%), il prestigio (38%), la garanzia di un’ottima marca (37%), la bellezza alla vista (32%), la dieteticità (30%). Il sostegno pubblicitario – in Italia tradizionalmente sotto-dichiarato – ottiene il 9% delle segnalazioni.

L’analisi dei dati disaggregati mostra un consenso pressoché identico tra i due generi sessuali; una straordinaria trasversalità in termini di fasce di età, classi socio-economiche e aree territoriali (i ‘picchi’ si trovano di solito nel Triveneto e al sud), salvo che per la provenienza da una zona di origine specifica, particolarmente cara alle regioni ‘rosse’ e alla Liguria.

4)Per quel che riguarda la conoscenza degli oli di oliva extra-vergine di qualità superiore prodotti da qualche anno nella provincia di Rimini, la ricerca mostra che un po’ meno di un quarto degli italiani che previlegiano gli extra-vergini è informato della loro esistenza (per l’esattezza il 23%, pari a 10.5 milioni di ultra14enni); ma il 77% non li ha neppure sentiti nominare (in particolare i soggetti di classe socio-economica medio-alta/alta, i diplomati e i laureati, i 25-44enni, i residenti in Piemonte e Lombardia oltre che in Lazio/Abruzzo/ Molise/Sardegna così come nei comuni con più di 250mila abitanti, gli internauti).

5)Il 12% (5.2 milioni) sa che esistono gli extra-vergini romagnoli ma non li ha mai visti; il 6% li ha visti ma non li ha mai provati (e sono 2.9 milioni); il 5% (2.4 milioni) li ha provati. Il grosso di coloro che li hanno assaggiati almeno una volta (1.5 milioni su 2.4) è consumatore saltuario (specie nel nord-ovest), mentre 900mila li consuma regolarmente (addirittura 300mila sono ‘esclusivi’, rifiutando di acquistare e utilizzare oli extra-vergine di oliva di qualità superiore che non siano prodotti nel riminese.

6)Il grosso degli utilizzatori della categoria di prodotto non conosce o non usa gli extra-vergini romagnoli: costoro appaiono critici nei confronti della sin qui troppo debole informazione circa la loro esistenza (il 56% – pari a 24.2 milioni – dice che “dovrebbero farsi conoscere di più”: soprammedia i men che 55enni, i residenti nei comuni al di sotto dei 30mila abitanti oltre che nel Triveneto, i diplomati, gli appartenenti ai ceti previlegiati).

Tra l’altro, un terzo dei non conoscitori/consumatori ha un pregiudizio positivo nei confronti degli extra-vergini romagnoli e dice “saranno ottimi come molti prodotti alimentari di questa zona” (costoro ammontano a ben 14.1 milioni di adulti: sia giovanissimi sia 45-64enni, residenti nelle città tra i 30mila e i 250mila abitanti in tutta Italia). A riprova ben 10.7 milioni di nostri connazionali ignoranti in materia si dichiarano “curiosi di provarli” (con accentuazioni tra i 18-24enni, i residenti nella ricca provincia del centro-nord, i laureati, le persone di classe media, gli accedenti ad Internet).

7)I 2.400.000 di consumatori, occasionali o regolari o esclusivi, degli oli di oliva extra-vergine prodotti nella provincia di Rimini li trovano eccezionali in quasi il 40% dei casi (si tratta di 900mila adulti, appartenenti specie al ceto medio impiegatizio, residenti nei comuni con meno di 250mila abitanti, viventi nell’area che va da Piacenza a Isernia, 35-44enni o anziani).

Ma anche i consumatori reputano in maggioranza (1.3 milioni) che gli extra-vergini del riminese dovrebbero farsi conoscere di più: una richiesta più forte nella classe media, nelle aree urbano-metropolitane, in Piemonte/Lombardia/Lazio/Abruzzo/ Molise/Sardegna, tra i 15-24enni e i 45-54enni.
Dunque, le possibilità di crescita della domanda degli oli di oliva extra-vergini della Romagna appaiono rilevanti, specie qualora la comunicazione – pubblicitaria e non – li sostenga adeguatamente.