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Ex massaggiatore Pantani si difende da accuse doping e annuncia libro

L’inchiesta vede imputati dieci atleti e due massaggiatori. In un’intervista alla “Gazzetta di Modena”, Pregnolato dichiara:
“Sono innocente e hanno voluto incastrare me perché Marco era pulito. Pantani dava fastidio e
come lui anche quelli che gli stavano intorno. Ma da questa vicenda io mi sono subito chiamato fuori, anzi ho collaborato con i carabinieri. Sono tranquillo, perché era solo acqua
distillata”.
Pregnolato, che gestisce un centro benessere a Modena, annuncia per il prossimo mese l’uscita di un suo volume pubblicato dalla casa editrice modenese ‘Il Fiorino’: “Sarà un libro su tutta la verità del Pirata”, dice. Nel volume si ricostruisce la sera del giugno di quattro anni fa, quando negli alberghi vennero eseguite decine di perquisizioni per accertare la presenza di sostanze dopanti:
“Quando tornai all’albergo dopo una cena vidi tutto quel casino, c’erano i carabinieri. Quando capii che cosa stava succedendo decisi di gettare in un prato delle fialette a base
di caffeina che portavo nella mia valigetta: e adesso me ne pento. Perché quelle fiale non
erano niente, solo ricostituente, volevo solo evitare tutta la trafila di dover spiegare e aspettare le analisi. Un carabiniere mi vide fare quel gesto – continua il massaggiatore di Pantani – quando passeggiavo tranquillamente
nel piazzale dell’albergo, perché nessuno aveva bisogno di me, nessuno mi aveva detto niente. Venne da me e insieme cercammo quello che io avevo buttato perché non avevo nulla da
nascondere. Sono stato il primo a dirgli che ci tenevo a dimostrare la mia innocenza ammettendo il gesto. Ma era buio, trovammo un altro sacchetto con del Neoton 500, la stessa
sostanza del caso Cannavaro che fece scalpore in tv, ma non era mio. Me lo attribuirono e adesso siamo qui a dover dibattere su dell’acqua ossigenata”.
Pregnolato ricorda anche la drammatica notte di Madonna di Campiglio, che segnò l’inizio del calvario di Pantani: “Da quel momento Marco non si é trovato davanti ad una salita, che allora l’avrebbe superata alla grande, ma ad una
discesa senza fine, o meglio, con la fine contro un muro.
Psicologicamente non é mai stato forte, ma quella fu una mazzata che andò oltre le sue difese che, seppure fragili, gli avevano consentito di rialzarsi anche dopo la caduta e l’investimento al giro del Piemonte.
Secondo Pregnolato, £Marco ha pagato per tutti, troppo, perché ha finito col pagare con la vita. Questo non mi sembra giusto. Come tutti l’hanno osannato, tutti lo hanno abbandonato.
Lasciandolo alla fine completamente solo. Questo é stato il suo vero dramma. Tutti lo conoscevano, ma nessuno lo conosceva fino
in fondo. A restargli vicino, a cercarlo e a tentare di fargli sentire affetto, ad allungargli la mano, siamo rimasti in pochi”. (Ansa)