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Fabio Umena é rientrato da Cuba: il racconto della prigionia e dei soprusi

L’agente ha parlato di una
macchinazione messa in atto dalla convivente dopo avergli
comunicato la sua volontà di non voler tornare più in Italia.
C’era stata anche un’aggressione fisica e verbale, ha
raccontato Umena, da parte del fratello e della madre della
sua compagna, famosa attrice cubana. Anche il padre, musicista, é pcelebre: é
infatti percussionista dei Buena vista social club, la band che
negli ultimi anni ha portato la musica cubana ai vertici
delle classifiche musicali mondiali.

Umena ha raccontato la vicenda e il regime carcerario nello
studio del suo legale, l’avvocato riminese Maurizio Valloni, e ha raccontato di
“costrizioni fisiche, cibo immangiabile, sporcizia” e di
pressioni psicologiche. Quando venne rinchiuso in cella il
secondino comunicò agli altri detenuti che ”l’italiano é un
poliziotto”; giovedì scorso, dopo aver
comunicato l’intenzione di rientrare in
Italia, ”dalle 8 del mattino alle 19 – ha detto Umena – ho atteso inutilmente di
raggiungere l’aeroporto come invece mi era stato assicurato’. Il poliziotto ha poi raccontato
di come gli furono negate le schede telefoniche dopo l’unica
telefonata fatta all’ex convivente a seguito di una chiamata
fatta dal ministro degli Interni in persona che chiedeva
spiegazioni su tanta libertà concessagli.
“Per la mia
detenzione ho dovuto pagare 249 euro al giorno ha spiegato – 21
solo per il trasferimento in aeroporto”.
Gli é stato anche chiesto qual é la cosa di cui
adesso ha più paura:
”entrare in casa e non trovare più mio figlio, la cosa più
bella della mia vita”, ha risposto.

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