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Carabiniere ucciso a Sant’Agata. Caccia a latitante umbro di 46 anni

erano passate da poco le 11,30 quando, nella frazione di Pereto, l’appuntato Alessandro Giorgioni aveva fermato al bar ”Ciccioni” un motociclista in sella ad una moto enduro Yamaha, di colore rosso, per un controllo di routine. A chiamarlo, la titolare del locale insospettita dallo stano comportamento dell’avventore, che aveva preso una bibita e poi effettuato una lunga telefonata.
Secondo le prime ricostruzioni, alla richiesta dei documenti, l’uomo ha invitato il militare a seguirlo perché li aveva nella moto. Fuori dal bar ha estratto una pistola e ha sparato due colpi a bruciapelo che hanno raggiunto Giorgioni alla gola e al petto.
Il carabiniere é morto sul colpo, mentre l’omicida, che indossava un casco, é riuscito a dileguarsi, a bordo della moto risultata poi rubata a Terni il 12 luglio. La moto ha imboccato i tornanti delle ‘Balze’. Da qui, dopo pochi chilometri, ci si immette sulla E45, dalla quale si possono raggiungere sia il confine con la Romagna, sia quello con l’Umbria.
Giorgioni, nato a Bolzano e cresciuto a Grosseto ed era in servizio nel Montefeltro da 15 anni. Aveva 36 anni, eran nato il 13 gennaio del ’68, e viveva a Novafeltria insieme alla moglie Simona, originaria del paese, e a un bimbo di 4 anni. Era alto e prestante, ma non gli é servito contro i colpi a bruciapelo dell’aggressore. Il primo familiare ad arrivare sul luogo dell’omicidio è stato il cognato.
Giorgioni era molto conosciuto in paese, dove ricopriva il ruolo di Carabiniere di quartiere.

C’é già un sospettato per l’omicidio: un pregiudicato umbro di 46 anni, latitante dal 2002, con precedenti penali per gravi reati. Un nome che é subito venuto in mente agli investigatori per le modalità dell’omicidio compiuto a bruciapelo e che ricorda un’altra esecuzione compiuta dal ricercato. Subito sono stati attivati numerosi posti di blocco. A caccia della moto, anche un elicottero dell’Arma di Forlì. Il primo identikit dell’assassino descrive un uomo tra i 40 e i 50 anni, con il volto butterato, che al momento dell’omicidio indossava una maglia verde. Gli inquirenti stanno confrontando le descrizioni dei testimoni con la foto del pregiudicato. Non si trascura comunque nessuna pista. Le indagini sono coordinate dal magistrato di Pesaro Monica Garulli.