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Omicidio Alessandra, arrestato Enea Bruschi

Ad inchiodarlo, oltre al paraurti della sua auto trovato a pochi metri dal corpo del viado, anche cinque testimoni. Fra questi due camionisti che aiutarono il sammarinese fermo, con la sua Renualt 5, contro al cancello dell’aeroporto militare di Rimini.

Lui negò di avere ucciso volontariamente Alessandra, si difese parlando di un incidente, di un problema al cambio che lo distolse dall’attenzione alla guida. La mancanza di prove di volontarietà portarono alla sua scarcerazione: era il 23 ottobre dello scorso anno.
Il primo colpo alla difesa arriva dopo due mesi: il perito nominato dalla Procura sconfessò nella sua relazione l’ipotesi di un problema al cambio. I testimoni vengono riascoltati, emergono elementi nuovi, come per esempio la sicurezza che i due stessero litigando, che lei approfittò del primo incidente per darsela a gambe fino a che, 800 metri più in là, la macchina assassina la raggiungesse.
A chiusura della indagine, il tribunale ha emesso un ordine di custodia cautelare: Enea Bruschi è stato arrestato dalla squadra mobile di Rimini venerdì pomeriggio: si trovava nella comunità di recupero riminese di Don Nevio. L’accusa è omicidio volontario, con l’aggravante dell’inquinamento delle prove. Tornò sul posto quel 17 ottobre perché si accorse di avere perso la targa.

Restano in piedi le ipotesi sul movente: rapina, visto che sono spariti 300 euro e la collanina d’oro che il viado portava sempre con sè, la cifra sulla prestazione o, più probabilmente, Alessandra gli aveva appena comunicato di essere sieropositiva?