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Cronaca Rimini

Patenti facili: concessi i domiciliari a 3 dei 5 arrestati

In foto: Il Gip del tribunale di Rimini Giacomo Gasparini ha concesso gli arresti domiciliari a tre dei cinque indagati, arrestati dai carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale di Rimini, nell'ambito di un'inchiesta sul rilascio senza esame della patente di guida.
Il Gip del tribunale di Rimini 
Giacomo Gasparini ha concesso gli arresti domiciliari a tre dei 
cinque indagati, arrestati dai carabinieri del Reparto operativo 
del comando provinciale di Rimini, nell'ambito di un'inchiesta 
sul rilascio senza esame della patente di guida.
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lun 8 set 2003 17:36 ~ ultimo agg. 00:00
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Si tratta dell’esaminatore della Motorizzazione civile
Pietro Ferrante, nato a Lettomanopello (Pescara), 54 anni,
domiciliato a Rimini, Adele Montanari, 64, di Rimini, dipendente
dell’autoscuola dei Mille; Giordano Parazzini, 51,
rappresentante di articoli di cancelleria di Piacenza.
Parere
favorevole all’attenuazione della misura detentiva era stato
dato al termine degli interrogatori della scorsa settimana dal
pubblico ministero di Rimini Paolo Gengarelli titolare dell’inchiesta.
Analoga richiesta, a causa dei precedenti, non é invece stata accolta
per Angelo Sacco, 43 anni, nato a Novi Ligure, residente a
Magliano Alpi (Cuneo). Nessuna istanza per la scarcerazione é
stata invece presentata per l’ultimo catturato Zoran Bogdanovic,
35 anni, di origine slava, anch’esso residente a Piacenza.
Ai
cinque arrestati viene contestata l’associazione per delinquere
finalizzata alla corruzione per atti contrari al dovere d’ufficio, falso ideologico, e falso in certificazione
amministrativa, e la corruzione in concorso.
Secondo quanto
emerso fino a questo punto dalle indagini dei carabinieri, per
ottenere una patente con un esame truccato bastava versare 3.000
euro ad uno degli intermediari o alla Montanari che poi
consegnava la somma al funzionario della Motorizzazione.
Era lui
che quindi provvedeva alla compilazione delle schede dei quiz, a
convalidare le prove teoriche e quelle pratiche eseguite dai
privatisti su auto di sua proprietà o di quella del Parazzini.
In sede di interrogatorio il presunto capo del ‘giro’, Pietro Ferrante, ha
negato l’ipotesi investigativa dell’esistenza di una vera e
propria organizzazione che agiva con compiti ben assegnati e poi
procedeva alla spartizione dei soldi.
All’inizio
il dipendente della Motorizzazione civile di Rimini con il ruolo
di assistente amministrativo ed esaminatore, ha spiegato di
aver agito per amicizia con Angelo Sacco e con Giorgio
Parazzini.
La prima nata quattro anni fa quando Sacco era in
vacanza a Rimini e faceva una vita brillante, la seconda di più
lunga data risalente al periodo nel quale Ferrante lavorava a
Piacenza. Loro segnalavano un nome e lui chiudeva un occhio su
preparazione teorica e abilità al volante. Lui stesso ha
ammesso di aver agevolato qualche familiare.
Ferrante ha respinto con forza le insinuazioni contenute tra
le pieghe dell’inchiesta, ma non tramutate in accuse formali,
di aver preteso tangenti sessuali e ha ridimensionato i suoi
guadagni: ‘Prendevo un milione e mezzo di lire per le persone
che mi mandava Sacco e due milioni per quelle di Parazzini’.
Il funzionario ha cercato di scagionare sia Zoran Bogdanovic,
definito un semplice intermediario di Sacco, sia la
riminese Adele Montanari. La donna invece davanti al Pm ha parlato di
essere stata costretta ad accettare tutte le imposizioni fatte
da Ferrante che si faceva forte della sua posizione all’interno
della Motorizzazione. Da lui – ha sottolineato più volte –
dipendeva il futuro dell’agenzia.