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Cronaca Rimini

Si è tolto la vita Pietro Arpesella, l'imprenditore del Grand Hotel

In foto: Pietro Arpesella (nella foto), lo storico imprenditore del Grand Hotel di Rimini si è tolto la vita questa notte con un colpo di pistola, nel suo appartamento di Marina Centro.
<img src=images/personaggi/pietroarpesella.jpg border=0 align=left width=100>Pietro Arpesella (nella foto), lo storico imprenditore del Grand Hotel di Rimini si è tolto la vita questa notte con un colpo di pistola, nel suo appartamento di Marina Centro.
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sab 24 mag 2003 10:20 ~ ultimo agg. 00:00
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Ha telefonato al figlio, medico a Bologna che da tempo gli aveva chiesto di raggiungerlo, dicendo di non stare bene. Poi Pietro Arpesella ha lasciato in tutta fretta la casa di cura Villa Maria, dove era ricoverato, senza spiegazioni e firmando lui stesso la cartella di dimissioni.
Il figlio, bloccato da impegni di lavoro, é arrivato a Rimini solo oggi.
Alla Villa Maria gli hanno detto che non era più lì, e lo ha trovato privo di vita dopo essersi sparato un colpo di pistola nel suo appartamento, al residence Parioli in via Veneto, a Marina Centro.
Arpesella aveva 95 anni: era nato a Lerici, in provincia di La Spezia, nel 1908. Per lavoro e poi al seguito del padre, esiliato per antifascismo, ha viaggiato in Messico, Argentina e Stati Uniti.
In Romagna era arrivato nel ’32; sposò la riminese Melodia Spaccarelli e comprò l’hotel Mediterraneo di Riccione. Dopo la guerra, in cui militò come pilota d’aereo, ricostruì l’hotel distrutto nel conflitto.
Nel ’62 ha preso il mano il Grand Hotel di Rimini, che ha gestito, come affittuario e poi come proprietario, fino a metà degli anni ’90.

Rimini lo aveva premiato col Sigismondo d’Oro nel 1994 come ‘pioniere del turismo e custode appassionato di un simbolo della città’.

Abbiamo chiesto un ricordo di Arpesella al sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli.
La dichiarazione pubblica di Ravaioli:

“La notizia della tragica scomparsa del Commendator Pietro Arpesella impone qualcosa di più di una doverosa nota di cordoglio istituzionale.
Non so trovare altra espressione per definire l’uomo e il personaggio pubblico Pietro Arpesella che ‘monumento del turismo riminese’. All’inizio degli anni Sessanta rilanciò con lavoro, pazienza, lucidità, determinazione e spirito di innovazione il Grand Hotel, contribuendo come nessuno a fare dell’intera città e della Riviera il luogo mitico della vacanza e dell’ospitalità che è ancora oggi.
Ha creduto davvero, fortemente e fermamente nella sua ‘creatura’, il Grand Hotel, e ha creduto davvero, fortemente e fermamente nel futuro e nelle straordinarie qualità di Rimini. Il suo impegno incessante per il Grand Hotel, diventato con lui riconosciuta icona mondiale di eleganza e inimitabile atmosfera, si è tramutato spesso in geniali intuizioni delle quali ha beneficiato la città.
Due esempi su tutti: la lungimirante previsione delle potenzialità del turismo congressuale e la convinzione che il salto di qualità della strutture ricettive locali dovesse primariamente passare dal progressivo avvicinamento all’apertura annuale e non solo stagionale.

Nel 1994 il Comune di Rimini conferì a Pietro Arpesella il Sigismondo d’Oro con una motivazione che trovo inappuntabile: pioniere del turismo della Riviera, decano della categoria e custode appassionato ed affettuoso di un simbolo della Città, della sua memoria e della sua storia balneare.
Amava dire di sé: ‘Nella vita sono stato ricco tre volte: con i contadini nella tenuta le Grolle, con i partigiani in montagna e quando ho cominciato ad amare il Grand Hotel’. Una persona cordialissima e dalla grande sensibilità umana, che nutriva grande rispetto e disponibilità verso gli altri: un aspetto del carattere questo che lo portò a rendersi protagonista di veri e propri atti eroici durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un navigatore, a volte solitario, che ha attraversato sempre coerente con se stesso una vita dispendiosa nella quale, diceva, ‘avevo avuto modo di conoscere il bene e il male dell’uomo’. Il dolore dell’esistenza aveva infatti già pesantemente bussato alla sua porta.

La città ma anche tutto il Paese devono rendere merito al Commendator Arpesella per quanto ha fatto nel nome di un sogno che con lui si è tramutato in realtà: il Grand Hotel e Rimini. Conservarne con opportune iniziative non solo il ricordo ma anche il patrimonio umano e ideale messo a favore dello sviluppo del turismo e della comunità riminese è un preciso impegno che l’Amministrazione Comunale prende in questo momento di intenso dolore e emozione.”

Cordoglio è stato espresso anche dal presidente della Provincia di Rimini, Ferdinando Fabbri, con una nota:
“Scompare oggi – dice il presidente della Provincia di Rimini, Ferdinando Fabbri – una delle figure più luminose del turismo riminese.
La sua perdita provoca un dolore grandissimo e quel gesto drammatico che ha compiuto ci rammarica, ma non deve farci dimenticare quanto sia stato capace di aprirsi al mondo. Ha saputo trasformare il nostro turismo con nuove idee vincenti.
Per primo ha capito e praticato l’idea della destagionalizzazione turistica. Lui, ligure di nascita, è sempre stato legatissimo alla nostra terra e ha saputo rappresentare nel mondo le caratteristiche più dinamiche della nostra imprenditoria.
Per tutti è stato, assieme a Federico Fellini, l’immagine non solo del Grand Hotel, ma di un’idea di Rimini. Così elegante, sempre disponbile, sempre generoso di suggerimenti, con la sua scomparsa scompare un pezzo di anima della nostra riviera”.

Il presidente esprime poi a nome di tutta la comunità provinciale le condoglianze al figlio Giorgio che lo avrebbe voluto con sè a Bologna.