Il Pil aumenterà solo dello 0,7%. Male industria, turismo e agricoltura


Il dimezzamento nella crescita del pil conferma dunque il forte rallentamento che ha investito l’Emilia-Romagna, accompagnato da un dato ancora più negativo. La produzione industriale nei primi sei mesi è diminuita dello 0,6% (meno
1,3% le vendite, meno 0,2% la domanda) ed a fine si recupererà qualcosa arrivando attorno allo zero.
Un andamento simile non si registratava dal 1993.
Il calo nella produzione manifatturiera è alla base del rallentamento, ma hanno dato una mano anche il turismo (meno 1,5% le presenze nel periodo maggio-settembre) e l’agricoltura.
Il calo dei consumi da parte delle famiglie nell’industria delle vacanze – hanno spiegato il presidente di Uniocamere, Pietro Baccarini, ed il segretario regionale Claudio Pasini presentando gli ultimi dati sfornati dall’Ufficio studi – è molto più sensibile di quanto non dicano le presenze con
diminuzione a due cifre, ad esempio, per i consumi di spiaggia.
In agricoltura i fattori climatici hanno inciso nella produzione lorda vendibile che è scesa del 7% (in alcune zone compromessi interi raccolti). Calati anche i quantitativi di pescato immessi nei mercati ittici.
Una panoramica negli altri comparti conferma gli andamenti
non positivi. Calano le vendite nelle attività commerciali, soprattutto nei piccoli esercizi, il trasporto aereo continua a subire le conseguenze dell’11 settembre, l’export è diminuito dello 0,6% mentre gli impieghi bancari rallentano il loro ritmo
di crescita passando dal +10% del marzo 2001 al +7% di oggi.
Rallenta anche l’artigianato con la diminuzione delle domande di finanziamento da parte dell’Artigiancassa. Le uniche note positive vengono dall’industria delle costruzioni che appare in salute (prezzi alla produzione in aumento e compagine imprenditoriale in espansione) e dall’occupazione dipendente (contratti a tempo determinato che indeterminato) che secondo l’indagine Excelsior appare in aumento con una previsione di crescita a fine anno di circa 31 mila unità, ma con il punto interrogativo dovuto al fatto che molte delle figure professionali richieste sono di difficile reperimento.
Per il 2003 la previsione di Uniocamere indica nella seconda metà la ripresa con la possibilità di chiudere l’anno con un aumento attorno all’1,1%-1,2%, ma, dato l’andamento dei mesi passati, la prudenza è d’obbligo.