Tanti alunni di tante etnie sui banchi delle scuole riminesi


I problemi di inserimento per questi ragazzi sono frequenti e derivano soprattutto dall’impossibilità di comunicare. La conferma viene da Antonio Montemaggi, direttore delle scuole del circolo didattico 1 di Rimini, con 77 alunni stranieri di cui 26 albanesi, 6 cinesi, 5 tunisini e 4 argentini: “Molti di loro non parlano italiano; è il caso soprattutto dei cinesi, ucraini e albanesi – commenta – con loro, spesso, per capirsi, occorre usare i gesti”.
Continuano ad arrivare bambini di paesi extracomunitari – ormai 60 su 777 iscritti in totale – anche alle scuole “Decio Raggi”, “Celle” e “Santa Giustina” del circolo didattico 2: in prevalenza cinesi, con un aumento negli ultimi anni anche di sudamericani. “Le difficoltà organizzative per noi insegnanti sono molte – spiega la direttrice Domenica Mauri, che illustra le soluzioni adottate: progetti personalizzati e collettivi di educazione alla convivenza interculturale. Coinvolti nelle iniziative anche i genitori immigrati e riminesi per diffondere tra loro un atteggiamento di maggiore tolleranza.
Ancora più consistente rispetto al totale il numero degli immigrati presenti sui banchi delle scuole “Miramare” e “Conforti” del circolo numero 7, 60 su 103: di questi, nel solo istituto di Miramare, come afferma la direttrice Maria Rosa Pasini la maggioranza proviene da Albania (con 8 bambini) e Macedonia (a quota 7), e ci sono anche rappresentanti dell’Argentina e del Bangladesh. Per loro, al circolo 7, i progetti di alfabetizzazione non mancano: lavori di gruppo misti in cui bambini immigrati con gravi problemi nella comprensione della lingua italiana possano confrontarsi con altri più avanti nell’apprendimento. A volte è previsto anche l’intervento di un mediatore linguistico per comunicare con alunni e genitori.
Corsi di italiano rivolti a bambini e famiglie sono in atto, invece, all’Istituto Comprensivo di Bellaria, dove i bambini immigrati indicati dalla direttrice Mara Marani sono 150, di cui 3 arrivati solo nel primo giorno di scuola. Tanti i disagi riscontrati, cui si cerca di rimediare con strumenti didattici appositi e tanta disponibilità. “Sono soprattutto i cinesi e marocchini ad avere tempi di apprendimento più lunghi – spiega la Marani – perché fanno più fatica a staccarsi dalle loro radici rispetto, ad esempio, ai bimbi dell’Europa dell’est. Per insegnare a loro l’italiano ci serviamo di vocabolari e testi specializzati, ma anche di tanta gestualità e affetto per metterli a loro agio. Il loro disagio non è solo linguistico – continua: spesso non hanno soldi sufficienti per comprarsi libri e quaderni, così chiediamo agli alunni del posto di dar loro in prestito dei libri usati”. Ma spesso, più che i bambini, sono le mamme ad avere problemi di inserimento: “Molti immigrati iscritti da noi hanno mamme che vivono in uno stato di emarginazione linguistica e culturale e così non possono avere aiuto neanche da loro – continua la direttrice dell’istituto bellariese. “Per questo, già da sei anni, organizziamo dei corsi di alfabetizzazione anche per i genitori dei nostri alunni stranieri. Finora la loro partecipazione è stata buona e ha dato discreti risultati”.