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Ricevuto pubblichiamo: la CdO interviene sul PRG

Nuovo PRG di Riccione, un tema all’ordine del giorno che però non “sfonda” nell’opinione pubblica. Ma davvero c’è disinteresse attorno alla questione? La CdO della provincia di Rimini crede che sia necessario ribadire alcuni contenuti di metodo e di merito. Non c’è infatti possibilità di reale sviluppo del territorio e della comunità, se non si discutono apertamente questi problemi.
Innanzitutto un punto di metodo. Qualsiasi tipo di società umana, per sussistere e perdurare nel tempo, si è sempre data delle regole. Viva le regole, dunque, soprattutto se democraticamente pianificate, stabilite cioè con il più ampio consenso popolare. Ma di recente le funzioni proprie della regola sono state alterate, sia per una sorta di “deriva anarchica”, sia per un’eccessiva rigidità normativa.
Esemplifichiamo. Il primo caso è quello della speculazione selvaggia di qualche decennio fa.
Il secondo, invece, è il caso odierno, di stampo tipicamente reazionario: lo strumento normativo e legislativo sembra prendere i binari della prevenzione e del mantenimento dello status-quo, anzichè quelli di un disegno di armonico ed equilibrato sviluppo della comunità e del territorio.
Tale eccesso di rigidità non fa che favorire quei pochi che conoscono le strade (o le stanze) giuste per riuscire a dirottare la redazione delle regole stesse in funzione dei propri interessi.
Una proposta a questo riguardo: forti dell’esperienza della Scuola di Sussidiarietà riteniamo che il Piano debba avere un impianto normativo leggero, in cui un Quadro di Obiettivi di Sviluppo sappia coniugare la necessità di una regolamentazione di fondo con la creatività propria di chi oggettivamente e lecitamente può concorrere al raggiungimento degli obiettivi del bene comune. Cui tutti possono e devono concorrere: la sussidiarietà sta proprio in questo.
Un altro punto di metodo: le consultazioni e la partecipazione democratica. In un clima come quello attuale non sembra possibile un accordo sostanziale tra gli operatori culturali, sociali ed economici della nostra città: diversi interessi, diversa visione. Ed i micro-conflitti esistenti si alimentano. L’Amministrazione sembra assecondare tale situazione: gli interlocutori si indeboliscono tra loro lasciandole implicitamente carta bianca sul da farsi.
Ecco la proposta che avanziamo agli operatori: occorre avere la lungimiranza necessaria a indirizzare ogni interesse particolare verso l’interesse generale. Tentiamo insieme, a carte scoperte, di trovare una unità di intenti: l’Amministrazione Comunale non potrà che sintonizzarsi sulla società civile ed economica. Non siamo mica nella Bulgaria di qualche anno fa.