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Ambiente Regione

Legge aree del demanio marittimo: Legambiente chiede il rinvio

In foto: Con una nota Luigi Rambelli, Presidente regionale di Legambiente e Responsabile Nazionale Turismo dell'Associazione, afferma l'esigenza di una consultazione dei livelli regionali delle Associazioni Ambientaliste sui provvedimenti legislativi inerenti il demanio marittimo.
<img src=images/logos/logolegambiente1.jpg border=0 align=right width=85>Con una nota Luigi Rambelli, Presidente regionale
di Legambiente e Responsabile Nazionale Turismo dell'Associazione, afferma l'esigenza di una consultazione dei livelli regionali delle Associazioni
Ambientaliste sui provvedimenti legislativi inerenti il demanio marittimo.
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lun 6 mag 2002 16:35 ~ ultimo agg. 00:00
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“Il Consigliere Gnassi – afferma Rambelli – ci aveva garantito che, prima dell’esame in consiglio regionale, la commissione ci avrebbe consultato.
Ora apprendiamo che ha già licenziato il provvedimento e che si appresta a chiederne l’approvazione in consiglio per i prossimi giorni. Non sappiamo chi sia stato consultato, ma in ogni caso questo è un metodo inaccettabile.
Legambiente è un soggetto interessato e quindi chiede di essere messa in grado di poter esaminare in modo approfondito quanto prevede il testo di una norma molto importante per il futuro delle spiagge. In caso contrario valuteremo la questione anche sotto il profilo della legittimità”.
“Tra l’altro – continua Rambelli – si tratta di un testo di cui siamo venuti a conoscenza soltanto dopo il termine dei lavori della commissione
consiliare, e, ad una prima lettura, possiamo già annotare che non è prevista nell’elaborato (e nella consulta prevista dall’art. 5) alcun ruolo a
presenza delle strutture associative ambientaliste e dei consumatori. Dal testo che abbiamo visto esce una visione distorta dell’uso di un bene di
primaria importanza quale il demanio pubblico.
Sembra quasi che la spiaggia sia un bene sul cui uso abbiano diritto di parola soltanto le categorie
economiche che la stanno usando in modi spesso discutibili e che ne hanno chiesto anche recentemente addirittura la proprietà. Si tratta di posizioni inaccettabili che contrastano le belle parole verso il terzo settore, l’associazionismo e la sussidiarietà”.