Al Teatro Corso il 20 febbraio 'I due gemelli veneziani'
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I due gemelli veneziani scritto da Carlo Goldoni nel 1747 si basa su uno fra i più antichi canovacci di Commedia dell’Arte. La vicenda, improntata sullo scambio fra due gemelli, risale alla tradizione della commedia classica latina, Plauto e Terenzio in testa, ripresa nel Cinquecento dalle commedie rinascimentali.
Con la Commedia dell’Arte il tema trova un’esplosione di variazioni: innumerevoli sono i due simili tra gli scenari dell’arte, ma ne troviamo persino quattro o sei nel vortice del teatro delle maschere. E’ un testo che costringe i personaggi ad una frenetica corsa per un giorno intero di pazzia.
Per tutta la durata dello spettacolo tutti corrono all’affannosa ricerca di un esito che continua a sfuggire: una rivelazione, un amore, un’amicizia tradita, un interesse, una morte che libera, un equivoco.
Zanetto e Tonino, due fratelli gemelli separati fin dall’infanzia, si incontrano nella stessa città. Il primo è ricco e tonto, il secondo povero e scaltro. Ignorando l’uno la presenza dell’altro si ritrovano presto al centro di un turbine di equivoci che coinvolgono le rispettive fidanzate, i servi, gli amici. Il tragicomico finale lascia però solo uno dei due gemelli a ricevere gli applausi del pubblico in scena.
Lo spettacolo ben si presta all’interpretazione dei Carrara, qui al completo con Titino, Armando, Argia Laurini e Annalisa Peserico, e degli attori del Pantakin, virtuosi delle commedie veneziane.
Dal momento in cui Goldoni la scrisse, la storia di quest’opera è stata legata a nomi di celebri attori che si sono misurati con la difficoltà di recitare due caratteri in una stessa commedia. Se la parte dei gemelli viene sostenuta dallo stesso Titino Carrara, regista dello spettacolo, il gioco del raddoppio si moltiplica coinvolgendo anche altri attori. In un turbinio di costumi e di maschere gli attori si fanno letteralmente in quattro. Da questo gioco sono escluse, a prima vista, l’intrepida Beatrice e la putta onorata Rosaura, che ci mostrano però, di fronte al comune denominatore del sentimento amoroso, due facce diverse dell’eterno femminino, voglia d’indipendenza e d’affermazione da un lato, assennatezza ed astuzia dall’altra.
E’ proprio nel paradosso di questo gioco di identità che risiede nel tempo la fortuna del tema dei due gemelli, così diversi eppure così necessari l’uno all’altro. Come la spalla al comico, come la notte al giorno, come lo spettatore all’attore. La messa in scena nasce dal ricordo del carro dei comici che, una volta raggiunto il luogo della rappresentazione, si trasformava in un palco per gli attori. Al termine dello spettacolo il carro ripartiva in fretta, scomparendo dentro la notte nel suo continuo peregrinare attraverso il tempo e i luoghi.
Da quell’idea originaria si è sviluppata, nell’allestimento attuale, una composizione dello spazio in continuo mutamento, nell’alternanza di piani chiusi e aperti, che riflette il dinamismo della vicenda e l’incrocio delle possibili varianti.
Biglietti:
Interi Lit. 35.000
Ridotti Lit. 25.000
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