Teatro Petrella: gli appuntamenti del fine settimana
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Se si guarda un muratore all’opera non si può che restare ammirati: prima non c’era niente poi c’è un dentro e un fuori. Noi chiamiamo il dentro “casa” e chiunque, a qualsiasi età, di qualsiasi paese, e qualsiasi latitudine può dire molte cose su questo argomento. La sola parola mette in moto ricordi, pensieri progetti, immagini: ciascuno di noi ne ha un’esperienza profonda e personale, un’esperienza simbolica e contemporaneamente concreta.
La casa è il primo luogo in cui il bambino conosce e si riconosce, impara i primi simboli e il linguaggio, comincia a toccare le cose, a camminare. E’ un vissuto così primario e forte che spesso lo si usa come metafora della costruzione di sé. Capita che i bambini disegnino l’immagine della casa con porta e finestre come un volto aperto o chiuso sul mondo.
La casa esprime la sua necessità tra i poli aperto e chiuso, dentro e fuori, desiderio e paura, pericolo e protezione, notte e giorno…
Molte fiabe parlano di questo, ad esempio “I tre porcellini”, “Il lupo e i sette capretti”, anche quando invertono i termini della questione facendo apparire la casa estremamente pericolosa come quella della strega di “Hansel e Gretel” o inquietante come ne “La Bella e la Bestia” o prolungamento della protagonista come ne “La Bella Addormentata nel bosco”.
Sul piano reale ogni casa è una vita, una promessa di gioia e una ricerca di armonia tra questi poli.
La trama:
Due donne trovano un orso e lo prendono con sé, lo amano come solo un orso si può amare. Gli costruiscono una casa e la arredano con l’aiuto di tutti i presenti. Lo allevano e lo lasciano andare perché è cresciuto. Lui va nel mondo, per la sua strada.
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