Giovedì Moni Ovadia in scena al teatro della Regina
IL BANCHIERE ERRANTE: tante storie calate nell’irresistibile Witz ebraico e tanti brani della musica klezmer nella nuova creazione di Ovadia, l’ebreo errante che conosce le “strane cose” cullate dal vento perché come il vento, molti paesi e molte genti ha visto, e da tutti ha preso qualcosa. Poiché proprio questo sono la cultura e la lingua yiddish, un ventoso girovagare – nella malinconia e nell’ansia della diaspora – fra innumerevoli culture e lingue altre, innestando sull’originale ceppo ebraico i valori, le tradizioni e le parole polacchi, russi, ucraini, rumeni, cechi e tedeschi. In scena, a condividere ed esaltare l’essenza intimamente musicale degli spettacoli di Moni Ovadia oltre che la sua ricerca vocale e religiosa, anche i 12 musicisti della Theater Orchestra.
IL BANCHIERE ERRANTE è, in particolare, una riflessione profonda e insieme disincantata sul danaro, in peno stile-Ovadia.
“Il danaro è la fonte di ogni male… quante volte abbiamo inteso pronunciare questa frase. Il concetto che porta è diventato uno dei luoghi comuni più vieti della sottocultura di massa. Abbiamo finito per crederci, anche i migliori di noi sono caduti in questa trappola. Quest’ignobile topos si è sincronicamente legato ad uno dei più frusti necrofori pregiudizi del mondo occidentale che ha tentato persino un pensatore d’eccezionale grandezza come Karl Marx: l’ebreo è il padrone del danaro, ogni ebreo è avido di danaro. L’elenco potrebbe continuare per molte pagine e per molte fattispecie. Questo spettacolo si propone l’ambizioso intento di attuare una rivoluzione copernicana nei confronti del calunniato circolante attraverso un ribaltamento etico. Presupposto di quest’ardua impresa è il seguente assioma: l’uomo, non il danaro, è la fonte di tutti i mali che ci affliggono!
E’ dunque la sclerosi mentale che conforta l’umana mediocrità ad impedirci di cogliere il luminoso paradosso attraverso il quale la relazione con il denaro diventa creativa ed alta. Un tale paradosso è stato il grimaldello degli ebrei nella loro bimillenaria vicenda di patria senza terra. L’ebreo, il cui unico talento è lo studio, costretto con violenza al danaro, ha saputo inventare con esso una dolorosa via alla redenzione, pagando tutti gli scotti dovuti da chi è odiato per invidia.
Un’orchestrina sgangherata, una cantante, un narratore e un paio di attori di dubbia reputazione daranno vita ad un progetto di patria senza frontiere con il bistrattato, ma agognato contante.
Canti, musiche, riflessioni, witz, danzette, epopee e iridescenze letterarie saranno come in ogni teatro basso che si rispetti, gli strumenti attraverso i quali questo burlesque grottesco e tragicomico pagherà il riscatto per redimere l’oro e consegnarlo ad un nuovo destino.
Gli spettatori potranno accedere finalmente alle informazioni ed al know-how che permetterà loro di diventare finanzieri ebrei. Saranno così sconfitte le nebbie dell’odio e verranno aperte nuove vie per navigare nel procelloso mare della new economy per la conquista della consapevolezza che una catastrofe finanziaria può essere solo la premessa di un nuovo radioso affare.
(Moni Ovadia)
Moni Ovadia nasce in Bulgaria da una famiglia ebraica. Studia a Milano, dove si laurea in Scienze Politiche e incomincia la sua attività artistica. Nel 1990 fonda la TheaterOrchestra ed inizia la collaborazione con il CRT di Milano, che produce lo spettacolo Golem. Ma è con Oylem Goylem, una creazione di teatro musicale in forma di cabaret, che Ovadia si impone all’attenzione del grande pubblico.
Nel 1994 prende il via il suo sodalizio artistico con Roberto Andò, con l’opera multimediale Frammenti sull’Apocalisse, a cui seguiranno Diario ironico dall’esilio, Delfi Cantata, Ultima forma di libertà, il silenzio, Pallida madre tenera sorella, Il caso Kafka e Mame, Mamele, Mama, Mame, Mamma, Mamà, spettacolo tuttora in tournée in Italia.
Ma Moni Ovadia non è solo un artista di teatro. Nel cinema ha partecipato a Caro Diario di Nanni Moretti e come coprotagonista in Facciamo Paradiso di Mario Monicelli. Nell’editoria ha ottenuto consensi con i libri tratti dai suoi spettacoli, da “Perché no?” a “L’ebreo che ride” fino a “Ballata di fine millennio”