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Cattolica

Giovedì Moni Ovadia in scena al teatro della Regina

In foto: Giovedì alle 21 al Teatro della Regina di Cattolica andrà in scena la nuova creazione di Moni Ovadia: “Il banchiere errante (GELT, finanzieri e mendicanti)”, una grottesca riflessione sul denaro. Sul palco, insieme al musicista bulgaro, ci sarà la Theater Orchestra. Le prevendite si effettuano al Teatro della Regina dalle 17.30 alle 19.30. Per informazioni, telefono 0541/833528. La scheda dello spettacolo a cura dei teatri di Cattolica:
<img src=images/personaggi/moniovadi.jpg border=0 align=right width090>Giovedì alle 21 al Teatro della Regina di Cattolica andrà in scena la nuova creazione di Moni Ovadia: “Il banchiere errante (GELT, finanzieri e mendicanti)”, una grottesca riflessione sul denaro. Sul palco, insieme al musicista bulgaro, ci sarà la Theater Orchestra. Le prevendite si effettuano al Teatro della Regina dalle 17.30 alle 19.30. Per informazioni, telefono 0541/833528. La scheda dello spettacolo a cura dei teatri di Cattolica:
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mar 8 gen 2002 09:21 ~ ultimo agg. 00:00
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IL BANCHIERE ERRANTE: tante storie calate nell’irresistibile Witz ebraico e tanti brani della musica klezmer nella nuova creazione di Ovadia, l’ebreo errante che conosce le “strane cose” cullate dal vento perché come il vento, molti paesi e molte genti ha visto, e da tutti ha preso qualcosa. Poiché proprio questo sono la cultura e la lingua yiddish, un ventoso girovagare – nella malinconia e nell’ansia della diaspora – fra innumerevoli culture e lingue altre, innestando sull’originale ceppo ebraico i valori, le tradizioni e le parole polacchi, russi, ucraini, rumeni, cechi e tedeschi. In scena, a condividere ed esaltare l’essenza intimamente musicale degli spettacoli di Moni Ovadia oltre che la sua ricerca vocale e religiosa, anche i 12 musicisti della Theater Orchestra.
IL BANCHIERE ERRANTE è, in particolare, una riflessione profonda e insieme disincantata sul danaro, in peno stile-Ovadia.

“Il danaro è la fonte di ogni male… quante vol­te abbiamo inteso pronunciare questa fra­se. Il concetto che porta è diventato uno dei luo­ghi comuni più vieti della sottocultura di mas­sa. Abbiamo finito per crederci, anche i mi­gliori di noi sono caduti in questa trap­po­la. Quest’ignobile topos si è sincronicamente le­gato ad uno dei più frusti necrofori pre­giu­di­zi del mondo occidentale che ha tentato per­sino un pensatore d’eccezionale gran­dez­za come Karl Marx: l’ebreo è il padrone del da­naro, ogni ebreo è avido di danaro. L’elenco potrebbe continuare per molte pa­gi­ne e per molte fattispecie. Questo spettacolo si propone l’ambizioso in­ten­­to di attuare una rivoluzione copernicana nei confronti del calunniato circolante at­tra­ver­­so un ribaltamento etico. Presupposto di que­­st’ardua impresa è il seguente assioma: l’uo­­mo, non il danaro, è la fonte di tutti i mali che ci affliggono!
E’ dunque la sclerosi mentale che conforta l’uma­na mediocrità ad impedirci di cogliere il lu­minoso paradosso attraverso il quale la re­la­­zione con il denaro diventa creativa ed al­ta. Un tale paradosso è stato il grimaldello de­gli e­brei nella loro bimillenaria vicenda di pa­tria sen­za terra. L’ebreo, il cui unico ta­len­to è lo stu­dio, costretto con violenza al da­na­ro, ha sa­puto inventare con esso una do­lo­rosa via al­la redenzione, pagando tutti gli scot­ti do­vu­ti da chi è odiato per invidia.
Un’or­chestrina sgangherata, una cantante, un narratore e un paio di attori di dubbia re­pu­tazione daranno vita ad un progetto di pa­tria senza frontiere con il bistrattato, ma ago­gnato contante.
Canti, musiche, riflessioni, witz, danzette, epo­pee e iridescenze letterarie saranno co­me in ogni teatro basso che si rispetti, gli stru­menti attraverso i quali questo burlesque grot­tesco e tragicomico pagherà il riscatto per redimere l’oro e consegnarlo ad un nuo­vo destino.
Gli spettatori potranno accedere finalmente al­le informazioni ed al know-how che per­met­terà loro di diventare finanzieri ebrei. Sa­ran­no così sconfitte le nebbie dell’odio e ver­ran­no aperte nuove vie per navigare nel pro­cel­loso mare della new economy per la con­qui­sta della consapevolezza che una ca­ta­stro­fe finanziaria può essere solo la pre­mes­sa di un nuovo radioso affare.
(Moni Ovadia)

Moni Ovadia nasce in Bulgaria da una fa­mi­glia ebraica. Studia a Milano, dove si laurea in Scien­ze Politiche e incomincia la sua attività ar­ti­stica. Nel 1990 fonda la TheaterOrchestra ed inizia la col­laborazione con il CRT di Milano, che produce lo spettacolo Golem. Ma è con Oylem Goylem, una creazione di te­a­­tro musicale in forma di cabaret, che Ova­dia si impone all’attenzione del grande pubblico.
Nel 1994 prende il via il suo sodalizio artistico con Ro­ber­to Andò, con l’opera multimediale Fram­menti sul­l’Apocalisse, a cui seguiranno Dia­rio ironico dal­l’esilio, Delfi Can­tata, Ul­ti­ma forma di libertà, il silenzio, Pal­lida madre te­nera sorella, Il caso Kafka e Ma­me, Mamele, Ma­ma, Mame, Mamma, Ma­mà, spettacolo tut­tora in tournée in Italia.
Ma Moni Ovadia non è solo un artista di teatro. Nel cinema ha partecipato a Caro Dia­­rio di Nanni Moretti e come coprotagonista in Facciamo Paradiso di Mario Monicelli. Nel­l’edi­toria ha ottenuto consensi con i libri trat­­ti dai suoi spettacoli, da “Perché no?” a “L’ebreo che ride” fino a “Ballata di fine mil­len­­nio”