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Riccione

Giochi, scommesse e casinò: un documento degli assessori Cavalli e Savoretti

In foto: Sul tema del gioco, delle scommesse e dei casinò gli assessori riccionesi Francesco Cavalli e Corrado Savoretti hanno redatto un documento che pubblichiamo integralmente:
Sul tema del gioco, delle scommesse e dei casinò gli assessori riccionesi Francesco Cavalli e Corrado Savoretti hanno redatto un documento che pubblichiamo integralmente:
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mer 30 gen 2002 11:49 ~ ultimo agg. 00:00
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Se partiamo con questa riflessione dalla televisione, che secondo gli esperti rappresenta la maggioranza della popolazione italiana, abbiamo oggi la possibilità di passare dai giochi a quiz del tardo pomeriggio, alle notizie dei telegiornali sulle estrazioni del superenalotto, rigorosamente mercoledì e sabato sera. Più soldi ci sono in palio, più notizia è. Anche la grande maggioranza dei programmi di intrattenimento devono prevedere il gioco concorso di turno e se non regala almeno x milioni non funziona più. E allora un miliardo a sabato per arrivare alla estrazione, rigorosamente in diretta televisiva, della lotteria nazionale.
Se partiamo dalla televisione dobbiamo concludere che è sempre più il soldo a farla da padrone. A tenere banco. È sempre di più il soldo, l’auspicato “facile guadagno”, ad essere il motore della nostra cultura. E l’uomo? Che fine fa in questa logica?
Non è il gioco in sé, il giocare è linfa vitale. Chi abbandona il gioco perde per sempre la fanciullezza che ha in sé. Chi rinuncia al giocare fa morire il proprio “bambino interiore”. Forse per l’amore che ho per i miei figli e per il piacere e il divertimento che provo nel giocare che ritengo la dimensione ludica non solo importante ma irrinunciabile. Non confondiamo i piani però! Il gioco è una cosa, la scommessa è un’altra. È sempre più palese come la finalità di certe logiche che si spacciano per gioco e divertimento sia la vincita economica, sia il soldo. Questa immagine dell’Italia rischia di assomigliare sempre più al pese dei balocchi di collodiana memoria. Tutto sta diventando gioco ma non per il gioco per i soldi. Tutto sembra essere orientato alla ricchezza subito e senza fatica. Tutti sembrano affidarsi alla “Dea Fortuna” che ha sicuramente preso il posto di altre divinità. Oggi è la nuova religione. E allora in moto la roulette dei giochi a premi, scommesse legalizzate, (rif. Alla canzone di Daniele Silvestri) lotterie e telemilioni e telemiliardi distribuiti a pochi “fortunati” ma nella testa di molti, moltissimi inermi vittime di questa cultura del soldo.
Del resto quella di incrementare questa “cultura” è una scelta prioritaria della politica italiana (di sinistra prima di destra, ancora di più oggi). Fa incassare soldi allo stato come rifiutarla!
Troppo spesso forse si dice che la finalità della politica è il bene comune. Troppo spesso si semplifica bene comune = benessere economico del cittadino. Ho un’idea diversa di benessere. Credo che al centro vi sia l’uomo, la persona e non la ricchezza o il benessere economico. Non v’è dubbio, anche l’aspetto economico è importante per il bene della persona e per il bene comune, ma quando è funzionale alla persona, all’uomo e non quando diventa fine a se stesso. Ho l’impressione che vi sia troppo spesso un capovolgimento dei valori di riferimento. Troppo spesso il soldo, la dimensione economica diventa fine e non mezzo per il bene comune. Oppure diventa mezzo per il bene di alcuni sfruttando e negando il bene di altri, molti.
Pensiamo a questo in riferimento al valore del turismo per una città come Riccione. Troppo spesso si perde il senso originario dell’ospitalità e dell’accoglienza a scapito del profitto. Troppo spesso i nostri ospiti perdono questa loro dimensione, di ospiti appunto, e diventano consumatori, si trasformano in profitto. Non possiamo affrontare la questione turistica solo dal punto di vista economico, di maggior profitto per le nostre strutture ricettive. Mettiamo al centro l’uomo, ogni singolo uomo, ogni cittadino riccionese ed ogni turista ospite di questa nostra città.
Dire di no al casinò oggi, significa non accettare una facile soluzione economica con indubbia efficacia economico-turistica a scapito dell’uomo.
Dire di no oggi al casinò a Riccione significa dire di no alla cultura del soldo, della ricerca della ricchezza attraverso facili scorciatoie che spesso diventano la rovina di persone, di famiglie. Non è facile moralismo, lo sappiamo tutti che la realtà del gioco d’azzardo e delle scommesse è una realtà presente e diffusa, anzi incentivata oggi più che mai dai mezzi di comunicazione e dallo stesso stato. Ancor di più allora di fronte ad una dilagante cultura di valori discutibili quando non di disvalori, è necessario dire no.
È allora principalmente un no culturale, prima ancora che politico. Per questo è necessario porsi il problema, almeno come margherita, a livello provinciale e regionale. Servirebbe a poco una opposizione al casinò su Riccione per aprirlo poi a Cattolica piuttosto che a Rimini. È allora una sfida culturale che dobbiamo scegliere se accettare o meno.
Il casinò è non solo la conferma di questa cultura del gioco per soldi, che già pone problemi in sé, ma è una scelta precisa e determinante per il nostro turismo riccionese. Motivo in più per dire di no! È sicuramente vero che farebbe incassare dei soldi importanti alle casse del comune, e delle nostre strutture ricettive … ma il fine giustifica i mezzi. Siamo disposti per i soldi a rinnegare la persona che è al centro. Per quello che ho sempre creduto, personalmente io dico no! E credo profondamente che il bene di questa mia città non passa per il casinò.
Su questo tema proponiamo ai cittadini di Riccione un incontro confronto.

Francesco Cavalli – assessore alla Cultura del Comune di Riccione
Corrado Savoretti – assessore al Personale del Comune di Riccione