newsrimini.it

Una serata sul ‘Suono dell’anima’ con padre Scalia e Manlio Benzi

L’incontro viene ad essere un capitolo del ‘libro’ che il Centro Paolo VI intende scrivere sulla significatività etica ed ontologica – oltre che estetica – del Bello nella vita dell’uomo. Questo tipo di incontro nasce, come i precedenti, dal desiderio di coniugare o, quanto meno, di promuovere un dialogo tra la visione del Bello percepito entro un’ottica di fede e le manifestazioni concrete, in cui il Bello vive nell’espressione artistica.
E’ questo un progetto che ha trovato forza e humus nella lettura del messaggio che nel 1965 Paolo VI indirizzò agli artisti – fra cui Maritain, Guitton, Malipiero, Nervi e Ungaretti – dopo uno studio appassionato e meditato dell’opera di Maritain, la quale offrì uno stimolo a rivalutare e a valorizzare l’arte moderna nell’ambito di un dialogo critico con la cultura contemporanea.
Del resto non è cosa nuova la convinzione che il Bello, tradotto sensibilmente nella forma artistica, possa essere un mezzo per parlare di verità all’uomo. La bellezza salverà il mondo asserisce Dostoevskij, perché passando dall’infinito al bello e all’arte (e viceversa) si può vivere lo stupore della catarsi, si può avvertire un segno della gratuità, del dono, dell’assoluto, si può dare accesso alla poetica delle cose e del cuore, si possono annullare l’angoscia e il desiderio senza appagamento che spesso insanguinano le pieghe della quotidianità.
Dunque anche la musica incarna il desiderio profondamente umano di infinito? Ma esiste un’universalità del Bello interiore e del Bello esteriore, in senso, cioè, ontologico ed estetico? E ancora, la musica è “natura” o è anche “cultura”? Wilhelm Heinrich Wackenroder, nelle Effusioni di un monaco amante dell’arte, eleva l’arte musicale a vera ed unica purezza, giudicandola arte ideale per condurre l’anima verso una condizione di sublimità. Analogamente Schelling definisce la musica come l’arte più spoglia di elementi corporali, nella misura in cui rappresenta il movimento puro in se stesso, staccato dall’oggetto e portato da ali invisibili, quali le ali stesse dello spirito.
Questi i quesiti e le riflessioni cui cercheranno di dare risposta due relatori, che per mestiere e vocazione incarnano due poli del Bello: un religioso, che ha fatto del Bello interiore un faro di vita ed un luogo privilegiato di riflessione, ed un artista, che attraverso la musica sente e fa rivivere il respiro della Totalità. Non, dunque, uno scontro fra titani e paladini di due visioni antitetiche, ma un……..concerto a quattro mani sulle note del Bello!