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Riccione

OSIAMO PARLARE DI PACE

In foto: CONFRONTO–DIBATTITO SULLE RAGIONI DELLA GUERRA E DELLA PACE

Il DIBATTITO di giovedì 13 dicembre a San Lorenzo di Riccione IN REPLICA IL PRIMO GENNAIO ALLE 8.30 SU RADIO ICARO
CONFRONTO–DIBATTITO SULLE RAGIONI DELLA GUERRA E DELLA PACE
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Il DIBATTITO di giovedì 13 dicembre a San Lorenzo di Riccione IN REPLICA IL PRIMO GENNAIO ALLE 8.30 SU RADIO ICARO
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lun 10 dic 2001 01:24 ~ ultimo agg. 00:00
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Le Acli della Provincia di Rimini in collaborazione con la Provincia di Rimini (Assessorato ai servizi sociali e alle attività produttive), il Comune di Riccione (Assessorato alla Cultura), il Comune di Verucchio, il Comitato d’area San Lorenzo, le Parrocchie di Riccione e Radio Icaro hanno proposto un incontro dibattito che intende contrapporre il concetto della cultura della guerra e della violenza al concetto di cultura della Pace e della non violenza.


Sono intervenuti presenti all’incontro Mons. Antonio Riboldi (Vescovo di Acerra), Luca Airoldi (giornalista – inviato di guerra), Alberto Capannini (Operazione Colomba) .

I tragici fatti dell’11 settembre scorso a New York e a Washington, le operazioni militari in corso in Afghanistan, il coinvolgimento diretto dell’Italia, la recessione economica, il clima di insicurezza e di incertezza che caratterizzano la fine di questo 2001 ci portano a riflettere sulla dicotomia Guerra e Pace. Due parole dense di significato e tragicamente contrapposte che hanno il potere a seconda della loro applicazione di mutare il corso dell’umanità.

Gli uomini, dall’inizio dei tempi, hanno considerato la guerra come atto di eroismo; solo raramente si è considerata la pace ( e spesso con le parole più che nei fatti ) come condizione favorevole al benessere dei popoli e perciò da conservare e da difendere. Uno di questi rari momenti ha seguito la conclusione della seconda guerra mondiale in cui, sia gli organismi internazionali istituiti all’uopo, sia i singoli Stati, hanno posto a base del loro agire nei rapporti internazionali proprio la difesa della pace; basti a tal proposito citare la costituzione della Repubblica italiana che all’art. 11 recita “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Il 17 gennaio 1991 Norberto Bobbio, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, attribuiva la qualifica di ‘guerra giusta’ all’attacco messo in atto dall’alleanza irachena. La teoria di ‘guerra giusta o ingiusta’ risale ad Agostino di Ippona ed è stata sviluppata da Tommaso d’Aquino in tempi ormai lontani, ma se il diritto internazionale moderno l’aveva accantonata oggi assistiamo alla rinascita del dibattito su questo tema, dibattito che oscilla tra le due posizioni.

Attualmente sia che le si voglia denominare come ‘guerre giuste o ingiuste’ il mondo è tormentato da continui e sanguinosi conflitti: 62 sono le guerre dimenticate, poiché non più interessanti per l’industria della comunicazione. Ma le guerre, in qualsiasi modo vengano definite, coinvolgono un numero sempre più elevato di perdite tra la popolazione civile e innocente andando a incrementare forme di violenza fisica, economica, sociale e morale.

E di violenza sia strutturale che attuale si continua a morire. Muoiono di violenza strutturale i morti per la fame e le malattie, per il debito, per l’economia fatta a uso e consumo dei ricchi. È violenza l’impossibilità di accedere all’acqua potabile, ai farmaci essenziali, ai minimi mezzi necessari per vivere, ma nessuno finora si è fatto carico di eliminare queste violenze.

L’incontro si è tenuto presso la tensostruttura di San Lorenzo. Per aiutarci in questo percorso sono stati invitati a prender parta all’incontro Mons. Antonio Riboldi (Vescovo di Acerra), Luca Airoldi (giornalista-inviato di guerra), Alberto Capannini (Operazione Colomba), che ringraziamo dalle pagine del nostro giornale per la grande disponibilità.