Una fotografia della realtà dei senzatetto


Un fenomeno che viene alla luce, purtroppo solo quando ci sono delle emergenze o qualche barbone muore per il freddo. I senza fissa dimora sono immigrati che vengono dall’estero, ma anche dalle zone depresse del sud Italia, persone con problemi psichici, anziani che con una pensione minima non riescono a mantenersi, che le famiglie hanno abbandonato e che non hanno trovato accoglienza in strutture pubbliche o private. Un problema, quello dei senzatetto, che colpisce anche Rimini, e che spesso viene liquidato con frasi del tipo: “hanno scelto la loro strada”, per mettere a tacere la coscienza. Apriamo, con questa inchiesta, una finestra sul mondo dei senzatetto e lo facciamo con un’intervista a Cristian Gianfreda, responsabile della Capanna di Betlemme dell’Associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini, che da 13 anni si occupa dell’accoglienza a queste persone. Qual è la realtà riminese?
Quali sono le tipologie di persone che più spesso si incontrano in stazione a Rimini, e qual è stata l’evoluzione del fenomeno negli anni? Sentiamo Cristian.
L’Associazione Papa Giovanni XXIII opera tra gli emarginati e i poveri anche in altre zone d’Italia. Qual è, Cristian, la differenza che si può cogliere, ad esempio, tra i senzatetto che vivono nelle grandi città e quelli che vivono a Rimini?
Quali sono i servizi presenti sul territorio rivolti ai senzatetto? Sentiamo ancora Cristian.
Cristian, ci sono finanziamenti istituzionali che sostengono le realtà che si occupano dei senza fissa dimora?
Che tipo di servizio viene offerto quotidianamente dalla Capanna di Betlemme? Sentiamo ancora Cristian.
Cristian, un’ultima domanda: se dovessi dare un numero, quante persone si incontrano mediamente ogni sera in stazione?