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Giù le mani da quella Rocca

In foto: La residenza dei Malatesta ai privati ma la storia resta pubblica VERUCCHIO va all’assalto della sua… Rocca. Non quella "Maggiore", l’antico covo del "Mastin Vecchio" che ospita mostre e attira visitatori con il suo fascino rude, bensì quella "inferiore", trasformata già dal 1300 in convento benedettino. Le suore, a corto di vocazioni, nell’aprile 2000 hanno detto addio al monastero, per trasferirsi ad Abano Terme (Padova).
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sab 4 ago 2001 18:20 ~ ultimo agg. 00:00
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Un distacco doloroso per l’intero paese che non si è mai rassegnato all’interruzione del “matrimonio”.

Sul complesso, quasi 5000 metri quadrati, ha messo gli occhi il signor Scm, Alfredo Aureli. Due miliardi e quattrocento milioni la cifra necessaria per l’acquisto, sul quale l’Amministrazione può far valere un diritto di prelazione.
La cifra è alta, i lavori di ristrutturazione esorbitanti, ma il luogo merita. La necessità di nuovi spazi culturali e turistici spinge verso la “rocca del Passerello”.
Nelle vecchie stalle potrebbe trovare collocazione, per esempio, la pinacoteca, attualmente ospitata in via S. Agostino. Una prospettiva fascinosa.


Sembrava fatto l’accordo a tre: Comune, provincia e privato, 800 milioni a testa. E invece “la prospettiva oggi è quella di una convenzione pubblico-privato che consegni a quest’ultimo la proprietà del complesso e all’ente locale la disponibilità di alcuni spazi storici”.
Un the end che non piace affatto. Agostino Franzolini, Ispettore onorario ai Beni Archeologici e Monumentali, e Luciano Santolini, ex colonna della Pro Loco, sono alla testa di una scettica “maggioranza silenziosa”.
“Perché non coinvolgere il paese su una decisione così importante? — domandano — Perché il presidente della provincia si è pronunciato a favore del privato? Perché il consiglio comunale è muto sulla vicenda, imitato dalla Pro Loco?”.
Esempi vicini (Montefiore Conca) autorizzano a pensare all’acquisto e alla trasformazione in contenitore culturale. Se l’Amministrazione presenta i conti (salati), Franzolini e Santolini non mollano: hanno spedito la documentazione a Vittorio Sgarbi e alle Soprintendenze di Ravenna e Bologna. Pronti a raccogliere firme e ad un porta a porta tra i compaesani.

Intanto si accavallano le voci. “La Pro Loco è una libera associazione di cittadini. La Rocca non è mai stata all’ordine del giorno”. La presidente della Pro Loco ha le idee chiare: “non accettiamo strumentalizzazioni” avverte Margherita Dolci.
Per Jean Louis De Carli, se l’ingresso del privato non è inaccettabile, vanno valutate bene le condizioni dell’accordo. “Il Comune avrebbe le risorse economiche per acquistare l’immobile, alienando altri spazi — dice l’esponente di ‘Vivere Verucchio’ — Fondamentale però è mantenere la parte storica: quella non va toccata”.
Lapidario il sindaco: “risolveremo la questione tra breve. E il destino della Rocca sarà discusso in Consiglio Comunale e in una pubblica assemblea”. Sergio Giovagnoli indica l’obiettivo dell’amministrazione: “la completa disponibilità della parte monumentale: arriveremo a questo risultato. Il resto è frutto del garbino”.


Franzolini e Santolini invocano “chiarezza su una questione fondamentale dell’identità verucchiese” nella lettera che recapiteranno nelle case.
“I cittadini devono avere voce in capitolo circa la scelta che enti pubblici e privati si apprestano a fare sulla residenza dei Malatesta”. Ribadiscono l’iter: prima l’assemblea pubblica poi il consiglio comunale,e non gradiscono il silenzio della Pro Loco.
“Non può chiamarsi fuori come se non la riguardasse — spiegano — È scritto nello statuto che l’associazione deve realizzare iniziative per incrementare la valorizzazione artistica di Verucchio e del suo turismo”.
E la residenza dei Malatesta non è forse la risorsa turistica per antonomasia, insieme al castello? L’obiettivo è un confronto sereno, senza misteri. Per il bene del paese.

Paolo Guiducci