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Insyriated: la recensione

In foto: da InSyriated
da InSyriated
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 14 mag 2018 10:41
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Sono appena tornato dalla prima serata organizzata dal comitato Rimini for Syria. Prima di andare a riposare ho bisogno di depositare i pensieri e le emozioni di questa serata, emozioni forti e pensieri turbolenti.
Non mi ritengo una persona superficiale; sono mediamente informato: sulla Siria e sulla guerra ho letto molte cose; ho ascoltato le testimonianze dei giovani che ci riportavano i racconti delle esperienze vissute nei campi profughi del Libano… eppure questa sera è stato diverso.

La serata prevedeva un aperitivo (occasione bella per incontrare vecchi amici) semplice e ambientato, ma soprattutto la visione del film belga InSyriated che ci ha lasciato veramente sconvolti.
Con un linguaggio cinematografico rispettoso e mai sopra le righe, ci ha fatto calare in una giornata vissuta da una famiglia siriana reclusa nel proprio appartamento mentre al di fuori succede di tutto e la violenza e la morte, con la loro logica assurda e ripugnante, sembrano voler inghiottire quel piccolo spazio di vita che la madre si ostina nel difendere nell’ordine, nella pulizia e nella normalità.
L’angoscia per questa violenza diffusa, per la completa mancanza di riferimenti, per il senso di totale impotenza di fronte agli avvenimenti che travolgono la vita di persone normali, … ci si sente smarriti e lo stomaco si stringe.

I sentimenti sono immediati e irriflessi, travolgenti, ma possono essere consumati velocemente, sostituiti da altri sentimenti o preoccupazioni.
Allora sono importanti i pensieri, quelli che derivano da una riflessione che mette in fila le cose e porta a guardare la realtà con capacità critica e con responsabilità.

– Pensiero n. 1: Nonostante la mia attenzione e informazione, la mia preoccupazione e la mia preghiera, ho tenuto lontana da me questa guerra e non vi sono entrato in contatto; forse mi andava bene così, ma questa scelta è ingiusta e borghese.

– Pensiero n. 2: La situazione che ci è stata posta dinanzi è tanto grande che chiunque si sente impotente, ma mentre tornavo a casa mi tornava in mente la frase finale del film “Shindler list” attribuita al Talmud: “Chi salva una vita, salva il mondo intero”. A me non è chiesto di salvare il mondo o di risolvere tutti i problemi, ma solo di coinvolgermi e salvare una vita.

– Pensiero n. 3: questa sera ho incontrato alcuni giovani che si sono messi in gioco e sono partiti per toccare con mano quell’esperienza di sofferenza, testimoni di nonviolenza e di condivisione. Loro non sono rimasti a guardare. Non hanno atteso che altri facessero un passo. Io cosa posso fare concretamente per non rimanere a guardare e non delegare il tutto a qualcun altro?

Il percorso continua con altri due appuntamenti (vedi locandina sotto).
Saranno ulteriori passaggi per continuare questa riflessione. Spero che il Signore continui a non lasciarmi in pace per sentire la provocazione di questa situazione.
Intanto grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato a non rimanere indifferenti.