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Economia Provincia

Indagine Unioncamere. Nel riminese in crescita prestito ad imprese e famiglie

In foto: lavoro in un'azienda
lavoro in un'azienda
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 6 minuti
lun 16 apr 2018 15:31
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Tra le province dove è forte il prestito alle imprese dell’industria e con un aumento anche di quello alle famiglie. Questi i dati che da vicino riguardano il territorio riminese emersi dall’indagine congiunturale sul quarto trimestre e anno 2017, con previsioni 2018 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

Dai dati emergono segnali positivi si consolidano e si estendono a un numero sempre maggiore di imprese: l’Emilia-Romagna ha messo in archivio un 2017 caratterizzato da una ripresa condivisa da tutti i settori. Il settore industriale cresciuto nell’anno del 2,3% , con il contributo del comparto costruzioni, tornato a crescere dopo nove anni di recessione.

La prospettiva è per un 2018 con trend positivo, in cui secondo le previsioni di Prometeia, l’Emilia-Romagna si confermerà prima regione italiana per crescita davanti alla Lombardia, con un incremento del PIL stimato intorno all’1,9 per cento.

 

Alcuni dati nel dettaglio

Venendo all’analisi del quarto trimestre 2017, il volume della produzione dell’industria in senso stretto, rispetto all’analogo periodo del 2016, è aumentato del 4,1% con una forte accelerazione riguardo al trimestre precedente e quello delle vendite del 4,7%. Allargando l’analisi all’intero anno, il 2017 si è chiuso con una crescita produttiva del 3,2% ben superiore all’1,5% del 2016, mentre il fatturato è salito del 3,6%, sostenuto dall’aumento del 4,2% del fatturato estero. L’incremento degli ordini è stato più contenuto (+3,2%).

A fare da traino l’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto (+4,5%), la metallurgia e le lavorazioni metalliche (+4,0%); notevole l’accelerazione anche per l’industria alimentare (+2,6%). Qualche affanno per la moda

Secondo l’indagine Istat, in Emilia-Romagna, l’occupazione dell’industria in senso stretto ha chiuso il 2017 con una flessione del 2,6%, se però si guarda all’intera economia regionale il saldo è positivo, più 0,3% nell’anno 2017, e la disoccupazione è scesa al 6,5%.

Nel 2017, il saldo fra iscrizioni e cessazioni dell’industria in senso stretto è stato negativo (-1,5%). Lieve tendenza negativa per le società di capitale (-0,3%), mentre è più sensibile il calo delle società di persone (-4,3%) e ditte individuali (-0,9%). Sono soprattutto i comparti della ceramica e del sistema moda a perdere imprese soprattutto società di persone: questo significa che il dato può essere letto anche positivamente se si associa a rafforzamento delle imprese esistenti.

dati Istat dell’export 2017 attestano una forte accelerazione delle esportazioni dell’industria emiliano-romagnola in senso stretto che sono ammontate a circa 58 miliardi e 508 milioni di euro, vale a dire un lieve aumento del 6,8%. A livello settoriale, il risultato è da attribuire principalmente all’importante industria dei macchinari e delle apparecchiature (+30,3 per cento), seguito da metallurgia e prodotti in metallo (+11,4%).

Riguardo ai mercati di sbocco, le imprese emiliano-romagnole hanno aumentato le vendite dei prodotti in tutto il mondo, con la sola eccezione dell’Africa. L’export si rivolge per due terzi all’Europa. Buoni i mercati europei (+7,9%) per il 65% del totale. In accelerazione le esportazioni verso la Russia (+14%), e tornano a crescere i mercati asiatici (+7,1%) e quelli americani (+6,8%). Verso la Cina è boom (+20,9%). Nel 2018, l’economia regionale, secondo gli scenari di previsione, dovrebbe registrare una crescita reale del 3,3% .

Oggi nel manifatturiero possiamo cogliere segnali positivi. A fare la differenza non sono tanto dimensione di impresa o settore di attività, bensì la capacità di stare sui mercati, investire, essere all’interno di filiere. Sono le esportazioni e l’accelerazione del ciclo di investimenti a trainare la crescita dell’economia regionale, mentre i consumi delle famiglie, pur presentando qualche segnale, faticano ancora– sottolinea il Vice Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Giorgio Tabellini – I dati presentano molte luci di un percorso di crescita, che dalle imprese driver più strutturate ha coinvolto poi quelle più piccole. C’è però qualche ombra perché diminuiscono le imprese e cala l’occupazione manifatturiera. Si tratta di un aspetto da tenere sotto osservazione nei prossimi mesi, per valutare quanto sia dovuto ad aggiustamenti congiunturali che si ridurranno di fronte al consolidarsi della ripresa, oppure quanto sia l’effetto di un cambiamento strutturale nel tessuto produttivo regionale”.

Anche a fine 2017 il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha visto andamenti differenziati per settori e per destinazione dei finanziamenti. Accanto alla conferma della dinamica positiva dei finanziamenti alle famiglie consumatrici, i prestiti alle imprese hanno manifestato alcuni segnali di miglioramento. In particolare, a dicembre 2017 i prestiti alle imprese dell’industria hanno riportato un balzo del tasso di crescita a +4,9% a/a (al netto delle sofferenze), una dinamica che non si vedeva da metà 2011, dopo aver evidenziato un dato già leggermente positivo a settembre. L’andamento registrato in Regione risulta più forte rispetto al lieve recupero emerso a livello nazionale ma è possibile che il ritmo ritorni più moderato nei mesi successivi. D’altro canto, è proseguito l’incremento dei finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto. In Emilia Romagna la crescita di tale tipologia di prestiti (+2,4% a fine 2017) si è avvicinata alla media nazionale (+2,3%), dopo essere stata più vivace nei trimestri precedenti. A livello provinciale, il trend dei prestiti per investimenti in macchinari è rimasto molto differenziato. Le dinamiche più robuste sono state registrate a Rimini e Modena, tenendo conto non solo del ritmo di crescita ma anche della sua persistenza. Alcune province come Bologna, Piacenza, Reggio Emilia e Parma sono apparse in frenata, altre si sono mostrate continuativamente più deboli, come Ferrara, Forlì-Cesena e Ravenna, che però a fine 2017 ha evidenziato un notevole rimbalzo.

Una crescita robusta continua a caratterizzare i prestiti alle famiglie consumatrici che in media nel 2017 hanno segnato un ritmo dell’1,5%, ma di recente hanno manifestato un lieve rallentamento al +1,2% di fine 2017 e inizio 2018. Il ritmo sembra quindi essersi consolidato, dopo tre anni di crescita senza soluzione di continuità. I mutui residenziali, in particolare, hanno registrato un tasso di crescita ancora superiore al 2%, sebbene più moderato, pari a +2,1% a fine 2017 rispetto al +2,6% dei due trimestri centrali dell’anno per lo stock al netto delle sofferenze. In Emilia-Romagna i flussi lordi di mutui residenziali hanno totalizzato 3,9 miliardi nel 2017, in leggero calo rispetto all’anno prima (-2,8%), ma meno di quanto registrato a livello nazionale (-4%). La frenata del trend, evidenziata a partire dal 2° trimestre 2017, è dovuta soprattutto al calo delle surroghe e sostituzioni, ma anche i nuovi contratti sono risultati leggermente in riduzione. Questo andamento è correlato con la crescita più moderata delle compravendite immobiliari (+5,3% in Regione nel 4° trimestre 2017, +6,3% il dato nazionale), rispetto alla fase di forte accelerazione evidenziata nel 2016. A livello provinciale gli stock di mutui sono quasi tutti in crescita intorno al 2%, variando tra il +2,8% di Bologna, gli andamenti poco diversi dalla media regionale di Forlì-Cesena e Ravenna (entrambe +2,3%), Modena, Parma e Rimini (+2,2%), Piacenza (+2%), rispetto al ritmo più moderato di Reggio Emilia (+1,4%). Al contempo, persiste la debolezza di Ferrara, unica provincia ancora in negativo (-0,8%).

Buone notizie per il sistema bancario dell’Emilia-Romagna vengono anche degli indicatori di qualità del credito, tutti in miglioramento. Il ritmo di emersione delle sofferenze delle imprese è rallentato significativamente nel 4° trimestre 2017, pur restando superiore alla media nazionale. In dettaglio, il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese è sceso a 3,5%, un livello che non si vedeva da fine 2012, rispetto al 2,9% del dato nazionale. Nel caso delle famiglie consumatrici, il tasso di ingresso in sofferenza si è ridotto a 1,12% nel 4° trimestre, minimo da metà 2009, confermandosi sotto la media nazionale (1,21% il dato italiano, significativamente in calo sui trimestri precedenti). Non solo i flussi, ma anche gli stock di sofferenze sono risultati ulteriormente in riduzione. In particolare, in Emilia Romagna le sofferenze delle imprese sono scese a gennaio 2018 al 15% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, dal massimo di 17,5% raggiunto ad aprile 2017, restando su valori più bassi della media nazionale (15,8% a gennaio 2018).

Le previsioni per il primo semestre del 2018 mostrano un clima di fiducia positivo tra le imprese emiliano-romagnole – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari – a conferma della tendenza positiva di crescita di fine 2017. Prosegue il processo di recupero degli investimenti, i consumi interni mostrano segnali di ripresa: le aspettative ottimistiche degli imprenditori lasciano intravedere ulteriori incrementi di attività nei prossimi mesi”.

Le prospettive per il primo semestre dell’anno – rilevate da Confindustria Emilia-Romagna con la propria indagine semestrale su 590 imprese manifatturiere associate, per un totale di 57.000 addetti e circa 20,5 miliardi di euro di fatturato – mostrano buone aspettative per quanto riguarda produzione, ordini e occupazione, in miglioramento rispetto al clima registrato a metà 2017. Il 44% degli imprenditori intervistati si aspetta un aumento della produzione nella prima metà del 2018, il 45% una stazionarietà, con un saldo ottimisti-pessimisti di 33 punti, più alto di quello registrato a metà 2017 (24 punti).  Molto positive le aspettative sulla domanda, totale ed estera: per la prima oltre il 46% delle imprese intervistate si attende un aumento degli ordini, mentre per gli ordini esteri il 37% li prevede in aumento.

Sul fronte del mercato del lavoro quasi un imprenditore su 4 si attende un aumento dell’occupazione, con un saldo ottimisti/pessimisti pari a + 16,5 punti (in aumento rispetto ai +12,2 punti di metà 2017).