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Giovani Nazionale

Bullismo a scuola. Tinelli (San Patrignano): rispetto va insegnato

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 22 apr 2018 14:49 ~ ultimo agg. 20:26
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Prima Lucca, poi Velletri e Lecce. Gli ultimi giorni hanno portato alla ribalta delle cronache fin troppi casi di bullismo a scuola anche nei confronti degli stessi insegnanti. Il Presidente della comunità di San Patrignano (che ogni anno ospita 50000 studenti), Antonio Tinelli, spiega che “i ragazzi devono percepire intorno a loro un interessamento. La regola definisce un ambito entro il quale bisogna rimanere, oltre il quale non ci sono compromessi. Invece siamo arrivati ad un punto in cui gli adulti si arrendono alle provocazioni dei ragazzi: un ribaltamento dei ruoli che nuoce alla società intera, in cui il carnefice diventa vittima, al punto che la scuola stessa si chiede se sia il caso di bocciare o no i ragazzi, che, a questo punto, non sono altro che il frutto di un sistema che non va. Il professore che è rimasto immobile di fronte alle aggressioni dei suoi alunni è lo specchio di una mancanza che non riguarda solo il mondo della scuola, ma chiama in causa anche la politica: ci vogliono investimenti e risorse che pongano al centro la priorità educativa e offrano opportunità di prevenzione e formazione di concerto con istituzioni, scuole e soprattutto famiglia”. Tinelli cita le opportunità offerte da San Patrignano che passano da scuola, lavoro, sport e arte. Oggi in Comunità erano ospiti 40 ragazzi del liceo Maria Montessori di Roma. Tra loro alcuni che hanno problemi di disciplina, alcuni con alle spalle famiglie disastrate – spiega il professor Giuseppe Lattanzi, insegnante d’italiano. “Il nostro Liceo è a Roma, secondo municipio, ci sono 250.000 abitanti. In un posto come quello dove viviamo, i luoghi di aggregazione come le scuole sono oggetto d’attenzione per gli spacciatori e per un ragazzo non è difficile perdersi e finire in brutte compagnie. Già dalla quinta elementare cominciano ad avere i primi contatti con le droghe.Alle medie hanno problemi di dipendenza. Per me, per la nostra scuola, venire a San Patrignano è irrinunciabile. Vogliamo che i ragazzi vivano l’esperienza comunitaria di Sanpa perché questo è un posto in cui si diventa se stessi. Ho visto dei ragazzi taciturni e chiusi cominciare a parlare, ad aprirsi, di fronte alle storie di ragazzi come loro o poco più grandi, che non hanno paura di condividere le loro fragilità e i loro errori. Questa è un’esperienza che ti cambia. La famiglia e la scuola dovrebbero fare di più. Dovrebbe essere un gioco di squadra. Il professore di Lucca non ha reagito perché è solo, o meglio, si sente solo. A volte i genitori difendono i figli anche di fronte a colpe evidenti. Nella scuola dove insegno, ad esempio,  abbiamo avuto il caso di uno studente che aveva lo zainetto pieno di marijuana da spacciare. Quando l’abbiamo mostrato al genitore, ha negato che fosse del figlio“.