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Attualità Rimini

Tari. Brasini: mai usato leva tributaria per coprire buchi

In foto: l'assessore Brasini
l'assessore Brasini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 14 mar 2018 13:14 ~ ultimo agg. 13:14
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L’Amministrazione sta lavorando per contenere al massimo il livello di tassazione, sia per le famiglie, sia per le attività economiche e non userà mai la leva tributaria per colmare dei buchi. La precisazione arriva dall’assessore al bilancio Gian Luca Brasini all’indomani dell’approvazione in commissione dell’aumento della Tari del 2,9% e delle critiche arrivate in modo particolare dalla Confcommercio. L’assessore ricorda che 7 milioni di euro di insoluto si dividono equamente tra strutture ricettive e di ristorazione, pubblici esercizi e attività commerciali. “Occorre – scrive Brasini – che le associazioni di categoria diano una mano per stanare i furbi e sensibilizzare gli associati. L’Aia, ad esempio, lo ha fatto mettendoci molta passione e impegno. Ora auspichiamo che anche le altre categorie, a partire dall’Ascom molto veemente a difendere le ragioni dei propri associati, sostenga non il Comune ma le proprie imprese e, in generale, la comunità riminese per individuare e fare pagare i tanti che con il loro comportamento, fuori da ogni legge e buon senso, appesantiscono le responsabilità del resto del tessuto socioeconomico locale“.  L’assessore ricorda nuovamente poi che senza l’azione di recupero di contrasto all’elusione ed evasione del tributo l’aumento della Tari in questo 2018 sarebbe stato del 14% e non solo del 2,9. “Traduco in soldoni: l’aumento medio per famiglia sarebbe stato di 35 euro all’anno, invece che di 8 euro“. Quest’anno l’obiettivo è recuperarne altri 5 milioni. 

 


L’intervento integrale dell’assessore Gian Luca Brasini

All’indomani della discussione in Commissione ritengo doveroso rimettere in fila qualche considerazione per chiarire come l’Amministrazione abbia lavorato e continuerà a farlo per contenere al massimo il livello di tassazione, sia per le famiglie, sia per le attività economiche. Questa amministrazione non ha mai usato e mai userà la leva tributaria per andare a colmare dei buchi, ma al contrario ha sempre messo in campo tutti gli strumenti per ridurre al minimo l’impatto sui contribuenti. Se infatti quest’anno l’aumento della Tari, dopo due anni di invarianza, sarà limitato al 2,9%%, e non raggiungerà un aumento a doppia cifra, è grazie ad una consistente attività di recupero dell’evasione messa in campo dagli uffici, mirata proprio ad introitare quelle risorse utili a contenere la pressione fiscale.

Facciamo qualche rapido calcolo: questa azione di recupero di contrasto all’elusione ed evasione del tributo ha consentito di assorbire nel 2017 circa 6 milioni di euro tra crediti inevasi e recupero evasione. In mancanza di questa attività, oggi staremmo a dibattere di un aumento Tari pari al 14 per cento, oltre 6 volte quello proposto ieri in commissione. Traduco in soldoni: l’aumento medio per famiglia sarebbe stato di 35 euro all’anno, invece che di 8 euro.

Siamo tutti d’accordo che un Ente virtuoso debba contenere il livello di tassazione. E posso dire senza timore di smentita che quanto fatto finora abbia perseguito questo obiettivo. Non a caso, facendo un confronto con gli altri capoluoghi dela Regione, emerge come il Comune di Rimini si collochi tra quelli che hanno una minore pressione tributaria. Ma non per questo non si sta lavorando affinchè, nel presente e nel futuro, non si arrivi a trovare un equilibrio migliore.

A partire proprio dalla Tari, su cui per il 2018, ci dovremo adoperare su tre fronti. Il primo richiede il coinvolgimento diretto del Comune, che dovrà continuare – se non ulteriormente rafforzare – l’attività di recupero dell’insoluto e dell’evaso. L’obiettivo, fattibile, per l’anno in corso è quello di recuperare altri cinque milioni di euro. Il secondo piano di azione investe invece l’ambito parlamentare: come Comune di Rimini abbiamo già avanzato al Parlamento uscente una proposta di legge che vieta il rilascio di titoli autorizzativi e concessione di nuove licenze commerciali a chi non è in regola con i tributi locali, nonché il divieto di partecipare ad appalti pubblici. Questa sarebbe ‘la mossa del cavallo’ per impedire le tante, troppe astuzie dei ‘furbetti dell’impresa’ che poi vanno a pesare su tutta la collettività. Con l’attuale legislazione, gli Enti locali possono nulla in questo senso; mi auguro quindi che il Parlamento entrante possa subito prendere in mano la questione e in questo confido e auspico nell’aiuto e nel sostegno dei parlamentari eletti nel nostro territorio.

Il terzo fronte riguarda le associazioni di categoria. La maggior parte dell’insoluto (circa 7 milioni di euro) si divide equamente tra strutture ricettive e di ristorazione, pubblici esercizi e attività commerciali. Di fatto il Comune di Rimini, oltre a subire un danno economico, si trova ad operare da “banca” a favore di quelle imprese che colpevolmente o incolpevolmente, non rispettano le regole e alimentano un mercato governato dalla concorrenza sleale. Occorre che le associazioni di categoria diano una mano per stanare i furbi e sensibilizzare gli associati. L’Aia, ad esempio, lo ha fatto mettendoci molta passione e impegno. Ora auspichiamo che anche le altre categorie, a partire dall’Ascom molto veemente a difendere le ragioni dei propri associati, sostenga non il Comune ma le proprie imprese e, in generale, la comunità riminese per individuare e fare pagare i tanti che con il loro comportamento, fuori da ogni legge e buon senso, appesantiscono le responsabilità del resto del tessuto socioeconomico locale.