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Nazionale Politica

Pizzolante analizza il voto: nuova sfida è tra riformismo e antagonismo

In foto: Sergio Pizzolante in una conferenza stampa
Sergio Pizzolante in una conferenza stampa
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 14 mar 2018 10:32 ~ ultimo agg. 10:37
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“La nuova sfida politica è tra riformismo e antagonismo”. Dopo giorni di silenzio torna a portare il contributo al dibattito post voto Sergio Pizzolante, candidato del centro-sinistra alla Camera nelle ultime elezioni e anima di Patto Civico. Pizzolante analizza alcuni dati che mostrerebbero dove si sono spostati gli elettori del PD.

Le considerazioni di Sergio Pizzolante

Alcuni dati (Cise Luiss) sui quali riflettere
5 anni fa la coalizione di centro sinistra a Rimini aveva raggiunto il il 32.9%, con il Pd oltre il 30% e Sel al 2.4. 5 anni dopo i flussi elettorali ci dicono che il 50% circa di quegli elettori sono andati altrove. In gran parte Lega e 5 stelle. Quindi elettori attratti da offerte politiche radicali, populiste o estreme. Ognuno le giudichi come vuole. Non certo però moderate o centriste o riformiste.
– Quindi il centro sinistra versione Bersani, pre Renzi, pre ultima legislatura, pre Gentiloni ect… perde circa 17 punti. È un cambiamento radicale.
– Dove conquista voti? Il 57% circa ( fra Pd, alleati e solo al candidato) dei voti andati 5 anni fa a Monti ( 9.3) pari a 5.3%. E il 20% dalla coalizione di centro destra ( quasi un record in Italia)  fra voti al Pd, voti Pd e candidato ( in molti seggi c’erano diversi voti congiunti a Pd e candidato nonostante il candidato non fosse del Pd), agli alleati e al solo candidato. Il 20% vale 4.7 punti.
Quindi del 27.2% del centro sinistra alle ultime elezioni il 10% degli elettori vengono da formazioni di centro,rispetto a 5 anni fa. Dico di centro e non centro destra perché la Lega allora aveva avuto un risultato irrilevante. Cambiamento radicale.
Il 10% non è lontano dal risultato del Patto Civico di 2 anni fa. Voto alle amministrative. Lo dico per fotografare uno spazio politico, senza volergli dare un valore statistico o scientifico, perché bisognerebbe andare a vedere quanti voti moderati erano già andati al Pd 2 anni fa e altre cose….vedere anche il comportamento degli elettori delle altre liste civiche ect..e perché quello amministrativo e politico sono voti non paragonabili. Però è significativo l’impatto del voto anti populista e/o moderato o ceto medio, sul totale del voto al centro sinistra attuale.
– Per onestà intellettuale dico che sono questi dati solo parzialmente influenzati da vicende locali. Liste locali e candidato. Registro solo dati. Perché il voto ultimo è figlio, in grande parte, di dinamiche nazionali. E di temi nazionali. Immigrazione e antipolitica sopra tutti. E i risultati sono la somma dei voti delle liste nazionali. Punto. La campagna elettorale non è stata una sfida fra candidati, non è stato così. Il collegio uninominale è scomparso nella campagna elettorale su tutti i media, in tutta l’Italia. Ripeto, basta guardare Franceschini e Minniti ai nostri confini. E il risultato di candidati assenti dalla campagna elettorale.

Mie considerazioni conclusive:
– questi dati consolidano, pur nella sconfitta, le mie convinzioni, il centro sinistra attuale (lo chiamo così per convenzione più che per categoria politica attuale, sarebbe più corretto parlare di coalizione riformista), è molto diverso per cultura politica e per composizione sociale da quello classico di solo pochi anni fa. Così come il centro destra, ormai chiaramente a trazione leghista. Cose che mi sono chiare da almeno tre anni . Con comportamenti conseguenti.
– In Italia, come in molti paesi occidentali, la disfida politica nuova, è fra riformismo e antagonismo.
In Italia, come dice Steve Bannon, il teorico del trumpismo, vive il più largo e diffuso fenomeno populista dell’Occidente. Abbondantemente sopra il 50%.
Questa è la mia analisi.


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