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Paolo Cevoli: dalla pena al recupero

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 27 mar 2018 08:51 ~ ultimo agg. 3 apr 11:35
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L’assessore di Zelig il cui motto era “i fatti mi cosano”, invece di preoccuparsi per il turismo del suo immaginifico comune, scende in campo per chiedere l’approvazione della riforma delle carceri. E lo fa con la consueta, travolgente simpatia, accompagnata da parole profonde e da uno sguardo umano.
Intervenuto a Bologna ad un seminario sulla riforma organizzato dagli studenti della Facoltà di Giurisprudenza, dal titolo “Dall’amore nessuno fugge”, dedicato alla esperienza delle carceri Apac in Brasile, il comico riccionese Paolo Cevoli ha catturato la platea dei ragazzi. “Anch’io, come voi, qualche anno fa mi sono laureato, ma questo tema del carcere mi ha sempre colpito”.
Non a caso Cevoli ha rilanciato apparendo in un video realizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII che in Italia gestisce sei Comunità Educanti con i Carcerati (CEC), strutture per l’accoglienza di carcerati che scontano la pena.

Cevoli, da Roncofritto alle carceri. Non è che stavolta ha fatto il passo più lungo della gamba?
“La situazione carceraria in Italia non è delle migliori. Approvare la riforma del nuovo ordinamento penitenziario significa fare un passo in avanti. Significa che le nuove realtà, come le Case del Perdono di Montescudo, diventino strutture accreditate nelle quali i carcerati possano scontare la pena detentiva.
La possibilità di redimersi dev’essere garantita a tutti. L’uomo, infatti, non è il suo peccato, o più precisamente come diceva don Oreste Benzi, l’uomo non è il suo errore. Insomma, l’uomo non è la cazzata che ha fatto: nella vita c’è sempre la possibilità di cambiare, di redimersi, di migliorare.
Vorrei che tutti quelli che possono fare qualcosa per questa situazione, la facessero”.

Da dove nasce questa tua prospettiva?
“Incontrando Giorgio Pieri, il responsabile delle Case del Perdono riminesi, ho incontrato da vicino queste realtà, e mi si è aperto un mondo.
Dato che la mia caratteristica è la confusione mentale, ho subito desiderato diventare vostro amico.
Scherzi a parte, mi ha colpito una frase di Papa Francesco, pronunciata incontrando dei carcerati: «Io potrei essere uno di voi, essere qui in galera come voi». I romagnoli sono sempre border line, e il passo da sburone a coglione è breve. Proprio come finire in galera”.

 

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