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Numeri in calo per le adozioni internazionali

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 2 mar 2018 12:21 ~ ultimo agg. 5 mar 09:17
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Numeri in calo per le adozioni internazionali. Nessuna novità per una tendenza nazionale che investe anche il nostro territorio: in 10 anni infatti le richieste all’Ausl di Rimini sono passate dalle 56 del 2005 alle 40 del 2015. Il 15 febbraio Antonio Crinò, portavoce di una rete di 20 enti autorizzati alla gestione delle adozioni internazionali, è andato in Senato snocciolando numeri preoccupanti: «Il numero delle coppie che hanno scelto di conferire mandato per le adozioni internazionali è passato dalle 3.450 del 2011 alle 1.250 del 2016, che equivale a un crollo preoccupante del 60%. Oltre 3.300 sono le procedure in corso. Si sono allungati anche i tempi, passati dai 2 anni del 2011 ai 3 del 2017».
Che cosa succede? Le difficoltà sono molte, un percorso lungo (una media di 3 anni) e difficile fatto di valutazioni personali e familiari, un notevole impegno economico e tanta, tanta burocrazia che può scoraggiare anche le coppie meglio intenzionate. Ovvio che di base esiste il diritto e la tutela del bambino ma ci sono alcuni nodi che potrebbero essere sciolti, soprattutto in alcuni casi.
Questo perché dietro ai casi ci sono le persone. Nell’ottobre del 2016 quando ho cominciato a occuparmi di adozione internazionale ho incontrato Bianca Festa, avvocato riminese, mamma di Ephrata, la bimba etiope che nel 2013 è entrata a far parte della sua famiglia, insieme al marito Paolo Magotti. Una storia difficile, il percorso iniziò nel 2010 ma con un lieto fine. Già in quell’occasione Bianca mi raccontò della sua volontà di adottare un secondo bimbo, ma “mai ci saremmo aspettati di vivere lo stesso dramma del Congo di qualche anno fa racconta oggi.

 

La vicenda è scoppiata a inizio gennaio e riguarda il paese di provenienza del nuovo bimbo, lo stesso di Ephrata: l’Etiopia. “Dopo aver intrapreso nuovamente tutto il percorso, iniziato i primi mesi del 2015 (fatta eccezione per 4 incontri di gruppo, ndr), a fine anno, abbiamo inviato tutti i documenti in Etiopia. Ma a gennaio ci è arrivata la notizia che il Parlamento etiope ha abolito l’adozione internazionale agli stranieri, chiudendo di fatto il canale esistente con il nostro Paese”.
Già dal 10 gennaio si apprende che il Parlamento etiope ha approvato questa nuova legge in materia di adozioni che – secondo quanto riferisce la stampa internazionale, dalla BBC a Time, partendo dalla locale Fana Broadcasting Corporate – chiude le adozioni internazionali. La motivazione messa in campo dai media si riferisce a un episodio del 2013, quando una tredicenne etiope adottata negli Stati Uniti venne uccisa e i suoi genitori condannati per omicidio colposo.
“Certo è un caso drammatico, tremendo – riferisce Bianca Festa – quello che viene richiamato dalle testate giornalistiche a giustificazione di tale scelta normativa, che però non legittima l’abolizione di un istituto che per la stragrande maggioranza dei casi rappresenta la vita per tantissimi bambini orfani o abbandonati. La legge, però – continua Bianca Festa – non è ancora stata ufficialmente pubblicata e ci sono circa 85 coppie in Italia che attendono il da farsi. La Commissione Adozioni Internazionali deve tutelare queste coppie e risolvere la situazione”. In realtà delle 85 coppie citate, 37 dovrebbero riuscire a far arrivare in Italia il loro bambino perché era già stato fatto un abbinamento: cioè alla famiglia era stato abbinato un bimbo.

 

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